Pubblichiamo anche oggi molto volentieri le riflessioni del diario di Anna Cherubini. Riflessioni sull’albero dei desideri normali. I desideri del ritorno alla normalità rimandando il 'chiedere la luna' al semplice piacere di averla soltanto sopra il vicolo o la strada di casa. dove è molto probabile che ogni 'famiglia normale' dovrà passare l’estate in arrivo. Grazie Anna!
Diario DEI DESIDERI
Questo è un albero con cui io e questi due abbiamo fatto amicizia tanti anni fa, quando erano ancora piccoli. Ci passavamo davanti e loro volevano sempre infilarci la manina, un po' come dentro la Bocca della Verità a Roma. L'idea che ci fosse un qualche spiritello pronto a mangiare la mano prescelta, era un brivido troppo allettante per fare a meno di correrlo. In seguito volevano infilarci un occhio, una volta superata la paura della mano, e anche metterci la voce, per richiamare all'attenzione gli eventuali gnomi residenti in quel regno dei misteri. Questa è stata la fase 2 di quegli incontri tra noi e gli alberi, altrimenti ripetitivi.
Crescendo poco poco, una volta capito che certe cose succedono solo nei fratelli Grimm, l'albero col buco è diventato l'albero dei desideri. Nel buchetto ci abbiamo infilato bigliettini con scritto: "fai che trovo quella cosa, fai che che arriva quella risposta, fai che ricevo quel regalo." Quel "fai" così, senza alcun congiuntivo a seguire, non so a chi era rivolto, ma funziona quando devi fare una richiesta all'ignoto. E dico la verità, i biglietti in quel buco ce li ho messi anche io. E mica con una richiesta di una riga, anzi. A volte veri e propri sproloqui esistenziali scritti pure con penna stilografica e poi imbucati lì, con questi due davanti a me che mettevano il loro bigliettino semplice.
Ma poi, come tante cose belle, anche questa deve essere passata senza che ce ne accorgessimo. Infatti ieri pomeriggio, in una passeggiata che ci era mancata da mesi, perché quel viale era rimasto chiuso, stavamo quasi per snobbare il nostro albero dei desideri. Abbiamo fatto come chi, da grande, torna dopo tanto tempo in un luogo in cui è stato piccolo, e sfoggiando il proprio ritorno maestoso non fa caso ai vecchi seduti come all'epoca allo stesso angolo della strada, che però ti guardano in un silenzio reverenziale. Loro ti hanno riconosciuto e tu a loro no. Come i vecchi di Nuovo Cinema Paradiso quando Totò torna dopo 30 anni di assenza, e tutti lo guardano con rispetto e un sorriso timido ma non osano richiamare la sua attenzione a meno che non sia lui ad accorgersi di loro. L'albero bucato ieri era come quei vecchi.
Non gli davamo spago da mesi, prima l'inverno, poi il coronavirus, ma questi mesi sono stati abbastanza da segnare il prima e il dopo.
Vaglielo a spiegare, agli alberi, quanto durano per i nostri ragazzi due mesi in cui non ci sono più amici da vedere e vicoli diretti a scuola da percorrere di corsa per arrivare prima della campana. Quanto durano due mesi di paura scampata e poi di dolore per chi quella paura, invece, se l'è dovuta indossare tutta.
Quanto mi manca il tempo in cui questa paura non c'era.
E anche, quanto mi mancano la scuola dei ragazzi, gli amici e le ore fuori che mancano a loro. Quanto mi mancano le parole che loro avrebbero voluto dire e che non hanno detto.
Ora, di portarci dietro un desiderio scritto da infilare nell'albero non c'è più venuto in mente. Ma se domani ci tornerà voglia di farlo lo faremo di nuovo, e conoscendoci, da queste parti saremmo capaci pure di ricominciare a dar voce agli gnomi, o temere che l'albero ci mangi una mano se diciamo una bugia. Se di nuovo ci verrà voglia di esprimere dei desideri, dopo questo tempo e questa nuova scuola, di vita più che altro, i nostri desideri saranno diversi. "Fai che domani esce il vaccino, fai che nessuno muore più, fai che nessuno si ammala più, fai che tutti ritrovano il lavoro, fai che la scuola ricomincia...". Anche io voglio dirlo al modo dei ragazzini, senza congiuntivi. "Fai che un ghiacciolo alla menta mangiato con qualcuno che ami diventa la tua estate migliore."
I desideri saranno più piccoli, ma a sembrarci più grandi saranno le risposte che avremo. Perché ammesso che saranno positive, non oseremmo, ora, far salire la posta in gioco, o osare altre richieste, più esose.
Tu chiedi la luna, ci dicevano i nostri vecchi. Oh no, abbiamo chiesto molto di più della luna, fino a qualche tempo fa. Così tanto che neanche ci accorgevamo più di quanto chiedevamo. Poi è successo quello che sappiamo. Dei nostri vecchi ci siamo ricordati, non solo perché era venuta l'ora di proteggerli più che mai, (beato chi ha potuto farlo), ma perché ci siamo ricordati di tutte le volte in cui ci hanno detto: "quando c'è la salute c'è tutto". Quanta ragione avevano?
Adesso la luna la chiederemo di nuovo, almeno io. Nel senso che mi piace tanto averla sopra il vicolo di casa, dove probabilmente trascorreremo l'estate, seduti in tanti sullo stesso scalino, (no, su scalini distanziati con mascherine), come facevamo da ragazzini, contenti di un ghiacciolo alla menta e di stare lì a chiacchierare fino a tardi.
Anna Cherubini