In quella cosiddetta "Terza Italia" del fare, tanto amata e sognata dalla politica laburista dei democristiani alla Fanfani, Moro, Zaccagnini e dai cristiano sociali alla Pierre Carniti, Ermanno Gorrieri, Pietro Scoppola e Roberto Ruffilli, cioè della promozione di una nazione che vedeva nella provincia il motore del proprio futuro economico, sociale e civile, c' è stato un cislino ravennate, che ha lasciato un segno importante con la sua vita spesa a servizio dei lavoratori chimici italiani, della solidarietà internazionale senza se e senza ma. Quel cislino si chiama Gianni Pozzi, nato a Ravenna il 4 dicembre 1936 ed ivi morto prematuramente il 30 dicembre 2007 a causa di un male incurabile.
In questi mesi di inizio 2021 il suo amico, ex-senatore della Repubblica, Aldo Preda ha iniziato a raccogliere materiale per scrivere un libro su questo sindacalista della Cisl della Terza Italia, che anch'io ebbi il piacere di incontrare e conoscere sul finire degli anni 1980 e primissimi anni 1990, quando ebbi l'onere e l'onore di essere un dirigente dell' USR-Cisl dell'Umbria, come membro della segreteria regionale. Conobbi Gianni Pozzi in varie manifestazioni sindacali del Centro Italia, in vari convegni di discussione e riflessione politica, ma soprattutto grazie all'amicizia che egli aveva con la Flerica umbra e in modo particolare con i dirigenti dei chimici della Cisl di Terni: Natale Mancinelli ed Ennio Camilli. Due colonne dei valori antichi della Cisl di Pastore, Carniti e Marini. Due cislini umbri che, con Pozzi, furono non solo colleghi di un impegno sociale e sindacale territoriale della Terza Italia, ma anche appassionati rappresentanti nazionali della categoria dei lavoratori chimici associati alla Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori.
Agli amici Ennio e Natale (che, oggi, nonostante il dramma pandemico del Covid-19 che sta dando il colpo di grazia anche all'intera industria chimica italiana , dopo una intensa vita di lotte operaie, sono ancora pensionati attivi nella Fnp-Cisl ternana) ho chiesto un ricordo di questo santo maggiore della Cisl che i giovani di oggi non conoscono e che invece chi di dovere dovrebbe ricordare assieme ai tanti che in tutta Italia nel Secondo Novecento seppero radicare, fare grande il sindacato democratico, dell'autonomia dai partiti e che fu un forte, decisivo mondo vitale delle istituzioni repubblicane nell’Italia del trentennio 1970-2000.
Ennio Camilli, che con l'amico Gianni condivideva non solo la passione sindacale cislina ma anche l’amore per la famiglia tanto che ha raccontato la sua vita di sindacalista nel bel libro autobiografico "Io, bigamo" ( cioè sposato con la moglie e la Cisl), edito nel 2017, così ricorda il collega cislino ravennate.
"Conobbi Gianni Pozzi - mi dice l'amico Ennio, oggi attivo pensionato cislino in Viepri e tra l'altro anche fedele custode del sepolcro in terra umbra del grande Pierre Carniti - negli anni fine 1970. Divenimmo amici anche perché assieme a Mancinelli fu un grande compagno delle nostre lotte operaie nel Polo Chimico di Nera Montoro dove io ho vissuto, lavorato e sposato la Cisl. Lo conobbi tramite l’amico Natale Mancinelli ed ogni volta che passava per Terni si fermava sempre a pranzo a casa mia e a far due chiacchiere sul futuro dell’Italia , anche se non avevamo riunioni sindacali. Gianni era un sindacalista cislino all’antica, una persona vera di quelle che credono e vivono il sindacato come famiglia, come scelta di vita. La sua morte prematura mi addolorò molto ed oggi plaudo di cuore a coloro che a Ravenna stanno facendo memoria di questo dirigente sindacale e politico di grande spessore, di grande umanità e che ha speso tutta la sua vita in favore dei lavoratori chimici e della solidarietà tra i popoli. Era , come me , un grande amico e seguace di Pierre Carniti, della sua visione sindacale e delle sue battaglie per l’Italia del lavoro e dei lavoratori ”.
Natale Mancinelli, figura storica dei chimici cislini ternani e poi leader e segretario nazionale della Flerica- Cisl, che Pozzi sponsorizzò nella segreteria nazionale, fu con Gianni fu un valoroso cavaliere della battaglia sindacale carnitiana per un'industria chimica intesa come progresso e sviluppo della cosiddetta "Terza Italia" e ricorda il suo amico ravennate con una memoria inviatami per mail e che qui di seguito pubblico integralmente.
Scrive Natale Mancinelli: : " Ho un ricordo nitido, esaltante ed anche commovente dei miei contatti con Gianni Pozzi. La prima volta che lo incontrai fu presso la sede Asap di Roma (sindacato della controparte per le aziende chimiche a partecipazione statale) in occasione del rinnovo contrattuale delle aziende chimiche di Terni (Alcantara e Terni chimica).
Pozzi a quei tempi era il segretario provinciale della Federchimici-Cisl di Ravenna e in quella occasione si avvicinò e mi disse: ‘caro Mancinelli, dobbiamo lavorare insieme, perché in Italia ci sono solo due province dove la Federchimici-Cisl è maggioranza rispetto alla Cgil, Ravenna e Terni, e si trovano in due regioni dove comanda la sinistra’.
Gianni era un sindacalista saggio e capace. I lavoratori prendevano la tessera della CISL perché il nostro sindacato era efficiente e non guardava le etichette politiche dei lavoratori. Gianni era un cattolico impegnato nel sociale. Personalmente lo stimavo molto anche perché nei momenti caldi del polo chimico di Nera Montoro è stato sempre al mio fianco. Il suo impegno nel sindacato lo portava a stare sempre in prima fila nel sostenere anche lo sviluppo diretto nella cooperazione. Tanto è vero che a Ravenna riuscì ad aprire una cooperativa per la vendita dei prodotti alimentari dando molto fastidio perché fissava prezzi più bassi rispetto alla concorrenza privata. Successivamente mise in piedi un laboratorio che affrontava il problema dell’inquinamento ambientale e aziendale e l’iniziativa fu molto apprezzata anche da molte aziende locali. Infine mise in piedi, con tutte le norme di legge, la cassa mutua nella quale i lavoratori iscritti versavano del denaro che veniva reinvestito con tutte le garanzie assicurando ogni anno ottimi risultati. Il denaro che si ricavava serviva a pagare ai soci interessi più alti rispetto a quelli che pagavano le banche. Il sottoscritto, essendo socio, ogni anno veniva invitato a partecipare alla riunione per approvare il bilancio.
Quando Pozzi andava a Roma spesso si fermava a Terni. In una di queste occasioni ha conosciuto il caro amico Ennio Camilli con il quale è entrato subito in sintonia apprezzando il lavoro che Ennio svolgeva per la tutela dei lavoratori soprattutto nel campo delle malattie causate da fattori aziendali (amianto, etilene, in particolare). Di fatto ogni volta che sentivo Gianni mi diceva: mi raccomando, sostieni e saluta il mio amico Ennio.
Ed ora mi soffermo su una pagina particolarmente importante. Insieme a Pozzi ho fatto parte di una delegazione della Federchimici che andò in Polonia per sostenere il nascente sindacato Solidarnosc. Al nostro arrivo siamo rimasti colpiti dal dramma che viveva la popolazione: i negozi erano vuoti, non c’era più nulla sul piano alimentare da acquistare perché gli unici negozi aperti erano soltanto quelli dove si poteva comprare pagando con i dollari. Davanti a quei negozi (soprattutto forni), ammesso che fossero aperti ed era cosa rara, si formavano lunghe file (vedi foto) perché la gente aveva fame e non c’era nulla da mangiare.
Siamo rimasti in Polonia cinque giorni. Alla nostra partenza Pozzi ci ha comunicato che restava qualche giorno ancora per parlare con il vescovo di Danzica e con i parroci che aiutavano Solidarnosc per concordare possibili aiuti, in particolare inviando prodotti alimentari e beni di prima necessità, come sapone e dentifricio, prodotti che in Polonia in quel periodo erano introvabili. Purtroppo tre giorni dopo ci fu il colpo di stato del generale dell'esercito Jaruzelski. Pozzi venne arrestato e portato all'aeroporto. Prima di spingerlo sull'aereo fu costretto a lasciare alla polizia tutto il denaro che aveva. Un anno dopo Pozzi grazie, all'aiuto della Chiesa, riuscì a portare prima a Ravenna poi a Roma (con tappa a Terni) quattro sindacalisti polacchi (ndr: cfr, una delle foto in gallery). Anche in questa occasione Gianni mi disse: salutami il mio amico Ennio.
Pozzi, dopo 12 anni da segretario provinciale, lasciò la segreteria della Flerica-Cisl in quanto lo statuto, fatto approvare da Carniti nel 1981, prevedeva due mandati, ma rimase nel consiglio generale Flerica nazionale. Con lui sono rimasto sempre in contatto e ci incontravamo spesso a Roma.
Lui non mi ha detto nulla, ma so con certezza che ha sostenuto la mia candidatura alla segreteria nazionale. Nel 2006 Gianni si ammalò e venne ricoverato in ospedale. Volevo andare da lui ma mi disse: come guarisco ci vediamo. Poi in data 29 dicembre 2007, alle nove di sera, la figlia mi chiamò e mi disse: papà sta bene, ti vuole fare gli auguri. Mi passò Gianni e lui con la normale voce di sempre mi fece gli auguri di buon anno. La mattina dopo , il 30 dicembre 2007, mi telefonò la figlia dicendomi: papà è morto, è volato in cielo.
A lui penso spesso, perché è stata una grande persona ed un grande sindacalista. Insieme abbiamo lavorato per il nostro sindacato e devo amaramente ammettere che purtroppo oggi quel sindacato non esiste più. Poveri lavoratori. Ed anche Gianni, da lassù, son sicuro che sta guardando con sconcerto questo momento del sindacato italiano e della nostra Cisl”.
Grazie, Ennio e Natale per questa vostra memoria attiva dell’amico Gianni Pozzi. Un amico che ricordo anch’io come un santo maggiore della nostra Cisl.Una Cisl che, assieme a voi, mi auguro possa tornare presto alle divisioni ideali dei tempi di Tesi Uno e Tesi Due , quando cioè la dialettica democratica interna guidata da quei due giganti sindacali, che rispondono ai nomi di Pierre Carniti e Franco Marini, fecero del sindacato nuovo, fondato da Giulio Pastore, il protagonista principe del cambiamento italiano dei decenni 1960- 1990.
Nella foto di corredo e in gallery, alcuni momenti di vita sindacale di Gianni Pozzi in immagini conservate dai suoi amici ternani Ennio Camilli e Natale Mancinelli.
Ivo Camerini
(Copyrigth “Libertasindacale” e “L’Etruria”)