(Segue seconda puntata)
19 Settembre 2016
Di prima mattina ci rechiamo alla Basilica dell’Annunciazione, la chiesa costruita sopra l’abitazione di Maria, sul luogo, cioè, dove si crede che sia avvenuto l’annuncio della futura nascita di Gesù a Maria da parte dell’Arcangelo Gabriele: “Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum...”
La grotta dell’Annunciazione è al piano inferiore. La sovrasta un’ imponente chiesa con un cupola, non a forma sferica, come nella nostra tradizione, ma a cono ribaltato, il cui centro copre precisamente il punto sacro dove sarebbe avvenuto l’incontro tra Maria e l’arcangelo Gabriele.
Nella parte superiore si celebra la prima messa del nostro pellegrinaggio. Siamo trentuno persone, che si conoscono da meno di 24 ore, ma durante la celebrazione sembra che ci conosciamo da una vita. La forza della fede è anche questa: unire ed arricchire spiritualmente persone con esperienze di vita differenti. In questo luogo senza tempo, il Padre Nostro e soprattutto l’Ave Maria finale assumono un significato ancora più profondo e spirituale. Leggiamo il passo del Vangelo di Luca che ci immerge nel momento dell’Annunciazione:
[26]Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, [27]a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. [28]Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te…» (Luca, 1, 26-28),
Al termine della Messa, scendiamo presso il luogo dell’Annunciazione e ci sediamo davanti alla grotta in silenzio. Dopo tante parole è questo un momento unico per riflettere e stare un po’ ognuno con se stesso. Siamo davanti alla grotta dove è avvenuto l’evento centrale, dal quale è poi nata la nostra fede. Ci sentiamo emozionati, nel pensare a come tutto abbia avuto origine.
Ed è la prima volta che, forse, io personalmente mi soffermo a riflettere in modo assolutamente consapevole a questo. Da sempre mi appartiene il sentimento che non ci sia cosa più bella del concepimento e della nascita di un bambino, chiunque esso sia! È davvero una benedizione divina e cambia la vita delle persone: e se questo vale per ogni bambino, tanto più, almeno per i credenti, è vero per Gesù.
Dopo questo momento d’intensa emozione, ci dirigiamo verso la casa di Giuseppe, che dista più o meno 100 metri da quella di Maria. Anche qui è stata eretta una chiesa, quella di San Giuseppe. Si scende sottoterra e si ammira la grotta dove Giuseppe è nato e cresciuto e dove Gesù ha vissuto la sua infanzia. Ancora sembra di essere in un luogo senza tempo.
Usciti, si ripercorre con un’altra consapevolezza la strada verso la casa di Maria, dove di nuovo ci soffermiamo.
Infine ci spostiamo anche al Museo della Chiesa dell’Annunciazione: qui, tra gli altri reperti, si trova una colonna antica, su cui è riportata la scritta “agiè Maria”.
Arrivata l’ora di pranzo, ci dirigiamo verso un negozio, detto Il mulino, per assaporare e sentire gli aromi delle spezie medio-orientali. Il negozio è un’esplosione di odori e di colori. Di nuovo un salto indietro nel tempo. Le spezie, così importanti nella cucina tradizionale di queste zone, sono l’espressione di una cultura culinaria che risale agli albori della nostra civiltà.
Attraversiamo anche il mercato di Nazareth, un preludio al Suk che troveremo a Gerusalemme. Negozi, uno addossato all’altro, che offrono le proprie elaborazioni alcune artigianali, altre commerciali. Ognuno cerca di attrarre l’attenzione del turista presso il proprio negozio, mostrando la merce migliore, ma soprattutto contrattando il prezzo: una tecnica inusuale per noi, abituati ai prezzi fissi. Tra i pellegrini c’è chi si distingue per abilità contrattuale: la nostra Chiara dai capelli biondi entra ed esce dalla stessa bottega, accompagnando questo o quel pellegrino a fare acquisti e costringendo il commerciante a sudare e a sbraitare, minacciando anche di chiudere il negozio, se si ripresenta!
Nel pomeriggio dello stesso giorno c’è stata l’ascesa in taxi al monte Tabor, nella bassa Galilea, che chiude ad est la valle di Jezreel, dove, secondo i testi sacri, avverrà la battaglia finale tra il Bene e il Male (Apocalisse, 16, 16). La strada a tornanti era affrontata da questi spericolati autisti come un circuito di Formula 1. Arrivati, comunque, sani e salvi in vetta, ci aspettava un paesaggio mozzafiato e la chiesa costruita dall’architetto italiano Antonio Barluzzi nel primo ventennio del secolo scorso: qui sarebbe avvenuta la Trasfigurazione. A tre navate, innalzata sullo stesso luogo di una chiesa bizantina del V/VI secolo e poi di una chiesa dei crociati del XII secolo, la chiesa si eleva come un fortino: due torri laterali, dove sono posizionate le campane, delimitano la navata centrale. Sopra l’altare un bel mosaico rappresenta appunto la trasfigurazione di Gesù davanti ai suoi discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni.
[2]Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro [3]e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. [4]E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù (Marco, 9,2-4).
Gli altri due Vangeli sinottici riportano l’episodio quasi con le stesse parole (Matteo, 17,1-2; Luca, 9, 28-30).
Proseguiamo, dopo un breve sosta, verso Cana, il luogo del primo miracolo compiuto da Gesù, l’acqua tramutata in vino:“Riempite di acqua le giare” (Giovanni, 2, 1-11). Ma soprattutto è il luogo per eccellenza in cui meditare sul sacramento del matrimonio, non limitato agli sposi, ma esteso a tutti, single compresi. Emozionante è stato il rinnovo delle promesse matrimoniali delle sette coppie di pellegrini, la maggior parte di essi veterani, per così dire, con più di 25 anni di matrimonio alle spalle,che hanno gettato le basi della loro vita insieme: hanno iniziato un percorso sostenendosi a vicenda; hanno incontrato ostacoli, forse sono inciampati per poi rialzarsi insieme e continueranno a farlo per tutta la vita. Il matrimonio è veramente l’unione in terra di qualcosa di divino. (Segue terza puntata)
Chiara Camerini