Ormai, con la ripresa comunicativa terroristica di lor signori,che, criminalizzando gli ammalati, utilizzano il Covid-19 per i loro fini (ridare tutto il potere ai pochi e mettere in sudditanza i molti) da più di due settimane gli avventori del piccolo bar circolo culturale camuciese hanno ripreso a prendere caffè e colazione in casa e quindi se devono scambiarsi due riflessioni sul vivere sociale, sull' Italia, sull'Europa e sul mondo, lo fanno sul piazzale della stazione, mentre aspettano treni ed autobus per recarsi al lavoro.
Muniti di mascherina e tenendosi sempre ad un metro di distanza (perché, è bene ribadirlo, il coronavirus c'è ed è invisibile, subdolo come lor signori che, però, se vengono infettati hanno subito le migliori cure e medici personali che li accudiscono) non hanno perso la voglia di discutere su tutto e "de universo mondo".
L' altra mattina uno di questi lavoratori e inguaribili cittadini che vogliono partecipare alla vita della cosa pubblica e dire la propria su tutto, ha fatto un discorso che ha lasciato tutti a bocca aperta e concordi, tanto che nessuno ha replicato.
Cari lettori, eccovi per intero il breve discorso di questo cittadino-lavoratore, sempre più senza diritti e con soli doveri, che il vostro giornalista di strada ha registrato e ora qui vi trascrive.
"Inutile arrovellarsi tanto- ha incominciato questo cittadino lavoratore - Come diceva padre Dante "Là dove si puote ciò che si vuole" han deciso di dare avvio ufficiale al Secondo Medioevo dell’ umanità utilizzando la pandemia del Covid-19. Con una malattia grave, che attacca e infetta chiunque, è un gioco da ragazzi eliminare le regole della democrazia affermatasi nel Novecento. Cioè nel secolo dei diritti umani e di cittadinanza. Il secolo della partecipazione democratica alla gestione della cosa pubblica deve finire. Secondo lor signori quel secolo deve essere cancellato. La democrazia argomentativa della discussione e del dialogo deve lasciare il passo al ritorno della democrazia del monosillabo, di un sì o un no, che poi il governo utilizza per i propri affari, che sono gli affari di lor signori del neoliberismo.
Qui sta il problema del nostro oggi italiano : riprenderci il nostro diritto a partecipare alla vita pubblica, alla gestione della cosa pubblica oppure chinare la testa e tornare ad essere sudditi come lo erano i nostri avi nel primo medioevo quando lor signori (il re, i principi, i conti, i vassalli, i valvassori et similia) avevano in mano il destino degli uomini e delle donne del ceto medio e contadino, del lavoratore manuale e intellettuale.
Oggi una piccola minoranza di capitalisti detiene tutte le risorse del mondo. Questa minoranza, grazie alla rivoluzione tecnologica del digitale, sta mandando in pensione gli stati nazionali fondati proprio nel primo medioevo. Lor signori infatti sono ormai ad un passo dal riportare l’ umanità a vivere nelle condizioni sociali e civili del mondo antico greco romano. Lor signori sono gli alfieri del ritorno del primato dell’homo economicus, del neopaganesimo di rito nord europeo, favorito dalla vittoria del protestantesimo sul cattolicesimo. Una vittoria totale che arriva oggi a chiudere definitivamente la stagione cattolica del famoso Concilio universale di Trento (1545-1563) .
Dagli ultimi dati economici diffusi in questi giorni dalla Banca svizzera UBS- ha concluso il cittadino lavoratore- il 15 per cento dei capitalisti di tutto il mondo durante questi mesi di Covid-19 ha guadagnato miliardi e miliardi di dollari aumentando in pochi mesi le loro già immense ricchezze di oltre un quarto del totale. Voi pensate davvero che a lor signori importi veramente degli stati nazionali e dei loro ceti medi, oppure degli esclusi dal benessere. Non gli importa un fico secco. Ed è già tanto se lasciano libertà di parola a quel sant’uomo di Papa Francesco che ancora il 4 ottobre con la sua lettera universale “ Fratelli tutti” denuncia gli obbrobri del neoliberismo. Ma naturalmente oltre la denuncia non gli è permesso di far nulla, anche perché partiti e sindacati sono ormai divenuti vera e propria cinghia di trasmissione del verbo degli gnomi e dei tycoons.
Insomma, o ci si sveglia o ci si rassegna ad essere pecore belanti. Essere o non essere cittadini? Questo è il vero problema oggi, come direbbe uno Shakespeare redivivo. Alla fine del Secondo Medioevo i posteri sapranno la risposta, ma senz’altro visti gli atti di questi mesi in tanti, forse in troppi, fin da subito, dovranno attrezzarsi a vivere da sudditi e non da cittadini. Questa è la democrazia del monosillabo che avanza impietosa sotto il bel vestito dei referendum confermativi, che in Italia stanno modificando la nostra Costituzione, senza nemmeno che la maggioranza degli italiani se ne renda conto. Come, purtroppo , non è dato sapere a chi il popolo italiano, finalmente chiamato alle urne, affiderà il suo avvenire democratico o la regressione antidemocratica. Siamo ormai ad un bivio dal quale indietro non si può tornare e, siccome bisogna andare avanti, chissà se verrà scelta la strada della democrazia o quella del nuovo totalitarismo in agguato. Un neototalitarismo che, criminalizzando gli ammalati di Covid-19 ( ancora non sappiamo se diffuso da qualche gamba di legno o creato dal contato immondo tra uomo ed animale, cioè consumazione di pipistrelli arrostiti), sparge terrore in ogni spazio comunicativo per fiaccare ogni resistenza democratica. Ci sarebbe bisogno nuovamente di rivolte sindacali come avvenuto nel novecento , ma sembra che non ci siano più i sindacalisti di una volta. In attesa di un risveglio della protesta sindacale delle masse lavoratrici, buona giornata a tutti” .
Il discorso, molto somigliante all’intemerata degli anarchici sindacalisti ottocenteschi, alla Georges Sorel tanto per intenderci, viene suggellato da un lungo applauso degli altri cittadini-lavoratori che poi seguono questo loro amico al binario due per salire sul treno in arrivo per i pendolari delle ore sette. Li segue a regolare distanza e munito di mascherina un distinto signore fiorentino ben conosciuto a Cortona dove il giorno prima era venuto in visita ad alcuni suoi amici intellettuali seguaci dell’antica gauche romantica di Villa Morra di cui anche il gentiluomo fiorentino è seguace ed alfiere nei suoi libri. Appena presi i posti a sedere nel vagone, il cittadino intellettuale fiorentino chiede al cittadino lavoratore, che prima ha parlato sul piazzale, di potere commentare e controbattere al suo applauditissimo discorso, che in parte condivide. Il cittadino lavoratore camuciese acconsente ed ecco di seguito ciò che ha detto il cittadino intellettuale fiorentino.
“Caro cittadino lavoratore camuciese - esordisce il cittadino intellettuale fiorentino- l'argomento che hai affrontato è di certo delicato. Mi ha fatto piacere ascoltarti e mi complimento per la tua oratoria di antica scuola. Ma permettimi alcune chiose e qualche distinguo non secondario. Che ci sia nel mondo una crescente concentrazione di poteri verso l'alto è chiaro. Com'è chiaro che sia funzionale al neoliberismo. Sono meno convinto che nella nostra situazione specifica italiana ci sia proprio una strategia governativa finalizzata ad approfittare della pandemia per ostacolare il protagonismo dei cittadini. Forse mi illuderò, ma spero che almeno le forze di sinistra presenti nell'esecutivo, al di là della loro debolezza di partiti sempre meno capaci di coinvolgimenti di massa, coltivino ancora un'ideale di democrazia attiva e partecipativa. Poi devo ammettere che non so neanche se lì dentro ci siano delle menti così abili e raffinate da saper impostare/imporre una strategia della sudditanza. Sullo sfruttamento "terroristico" del Covid, può anche essere che qualcuno ci faccia affidamento per consolidare e rafforzare i processi neoliberisti in atto, però noto che il massimo rappresentante degli egoismi capitalistici e neoliberisti, Trump, è proprio colui che nel proprio paese più ha detto e fatto per minimizzare la gravità della pandemia. E altri campioni del neoliberismo (Johnson e Bolsonaro in testa) hanno avuto comportamenti analoghi. Qui troverei una possibile contraddizione nel tuo discorso. Insomma, credo francamente che il processo di concentrazione di poteri e ricchezze vada oltre, che abbia dinamiche più pervasive (e non a caso non ha dovuto aspettare il Covid per cominciare ad affermarsi) e che quell'ulteriore incremento dei profitti da parte di pochi durante la fase emergenziale si sarebbe probabilmente prodotto anche in un contesto "normale", per via della crescente finanziarizzazione dell'economia tipica dei nostri brutti tempi.”
“Sugli stati nazionali – conclude poi il cittadino intellettuale fiorentino- è chiaro che la loro minor rilevanza, nel panorama europeo, consente meno di una volta di poter fare specifiche politiche di welfare territoriali (con relative conseguenze anche sul ruolo dei sindacati). Il problema è come evitare la trappola, perché oggi queste considerazioni sulla necessità di ridare efficacia anche (e sottolineo "anche", non "solo") alle politiche dei singoli stati, possono pure finire per essere strumentalizzate da quel nazionalismo egoista contro cui proprio papa Francesco ha ammonito con l'ultima enciclica. Non è uno scenario incoraggiante. Ma tu cittadino-lavoratore del bar-circolo culturale camuciese hai fatto bene comunque (a prescindere, si potrebbe dire) ad arringare gli astanti di piazza stazione, quantomeno per tenere desta l'attenzione su fenomeni economici e sociali che in genere ci passano chilometri sopra la testa e per riaffermare il diritto (ma si potrebbe dire anche per richiamare al dovere) a vigilare sulle scelte che ci riguardano tutti . E ovviamente fai bene anche a portare la mascherina, tenere un metro di distanza e confermare che il Covid-19 è una tragica realtà. Sta a noi tutti italiani unirci e batterci insieme per uscire vittoriosi e rafforzare la nostra bella, anomala democrazia certificata dalla nostra Carta Costituzionale repubblicana”.
Non è dato di sapere cosa abbiano replicato il cittadino lavoratore camuciese o gli altri suoi amici pendolari, perché, mentre il cittadino intellettuale fiorentino pronunciava le ultime parole, il treno fermava nella stazione di Arezzo. Stazione di arrivo e quindi di discesa di questi cittadini lavoratori, che, da qualche anno, animano il loro bar circolo culturale camuciese.
A chi ha letto fin qui, naturalmente, il compito non facile, ma affascinante, perlomeno interessante, di riflettere sul come camminare e vivere nell’ormai già presente Secondo Medioevo dell’umanità.
Ivo Camerini