Santo Calabrò nacque a Maratea l’11 dicembre 1924, da Cosimo e Teresa Schettino. Entrato verso i dieci anni nel Seminario di Policastro Bussentino (SA), ne uscì quando nel 1943 si intensificavano i bombardamenti alleati lungo la vicina linea ferroviaria.
Agli inizi del 1946 entrò nella Polizia a Roma e fu assegnato alla “Ferroviaria”, dove è rimasto fino al 1960. Mentre era nella Polfer nel 1948 partecipò alla creazione del Posto Polfer di Terontola insieme agli agenti Virgilio Giustini e Agostino Marchesi.
Santo aveva già partecipato all’apertura dei Posti Polfer di San Marco a Livorno (lo Scalo Merci della ex Leopolda) e di La Spezia Centrale. Per l’ufficio del Posto Polfer fu ceduto un ambiente della stazione, costituito da una semplice stanzetta con un telefono. Si trovava dalla parte opposta al Posto Polfer attuale, sempre sul primo marciapiedi.
I tre ragazzi arrivarono a Terontola in treno, la mattina del 15 agosto 1948. Avevano una valigetta ciascuno coi pochi effetti personali e tanta voglia di fare. Si presentarono al Capo Stazione Titolare, che li portò al dormitorio e poi al nuovo ufficio. Trovarono la stazione di Terontola ancora alle prese con i gravosi lavori di restauro dei danni provocati dalla guerra. Il sottopassaggio era ancora chiuso dalle macerie. Anche le poche case del paese erano un po’ malmesse.
Verso le 11, andarono tutti e tre alla messa nella chiesa di Terontola. Erano in abiti civili, ma si accorsero che molti fedeli li guardavano, perché probabilmente si era sparsa la voce dei nuovi poliziotti arrivati.
Dopo la messa si presentò a loro un Brigadiere dei Carabinieri, che era il vicecomandante della Stazione dei CC di Terontola, al quale era stato demandato il compito di comandare provvisoriamente i tre poliziotti, a causa dello scarso numero di sottufficiali presenti in quel periodo nella Polfer. Quella situazione si protrasse fino agli inizi degli Anni Cinquanta. In quel periodo fu ucciso a Chiusi Dino Menci, il poliziotto aretino a cui fu poi intitolata la Caserma della Polizia di Arezzo. Santo Calabrò era presente, quel giorno e se lo ricordava bene: era la sera e lui era arrivato da poco a Chiusi con un treno da Roma assieme ad altri poliziotti. Ad un certo punto, sentirono degli spari, corsero nello scalo e trovarono il Menci, gravemente ferito dai ladri che inseguiva.
Santo Calabrò rimase a Terontola poco più di due anni. Infatti, per la Festa di Santa Margherita del maggio 1949, mentre passeggiava per Cortona con un amico, incontrò la maestra Bruna Biagioli e di lì a poco i due giovani si fidanzarono. Siccome la polizia non permetteva che un dipendente svolgesse il servizio in località dove risiedevano parenti, il fidanzamento ufficiale provocò il trasferimento di Santo a Firenze, che avvenne agli inizi del 1951. Nel 1954 si sposò con Bruna e venne ad abitare a Camucia dove è sempre rimasto. Mentre era a Firenze partecipò al corso da Sottufficiale, diventando Brigadiere.
Nel 1960 passò al Ministero della Pubblica Istruzione e fu applicato al Provveditorato agli Studi di Arezzo. Si occupava del comparto Scuole Elementari ed era conosciuto ed apprezzato da tutti i Maestri e Maestre della provincia. Andò in pensione nel 1985.
Santo Calabrò è morto il 27 marzo 2017 all’età di 92 anni. Amava Cortona, ma non aveva dimenticato la sua Maratea, in particolare la frazione Marina dove era effettivamente nato e dove aveva gli amici d’infanzia.
Ho imparato tante cose da lui, una persona onesta, corretta, affettuosa, simpatica, cordiale. Aveva una memoria incredibile. Un proverbio africano dice: “Quando un anziano muore, è una biblioteca che brucia”; con Santo se n’è andata un’enorme biblioteca, che spaziava tra argomenti lucani e argomenti toscani, con contorno di memorie nazionali comprese in un arco di tempo lungo più di otto decenni.
Santino Gallorini