L’Etruria

Redazione

Patrizia Ferretti: mamma,nonna e "contadina"

Breve chiacchierata con una delle nobildonne cortonesi più stimate ed amate del nostro tempo che vive a Camucia nella bella e storica  villa di famiglia.

Patrizia Ferretti: mamma,nonna e "contadina"

Incontro Patrizia Ferretti di domenica mattina nella sua bella e storica villa di Camucia per una breve chiacchierata sulla sua attività di imprenditrice agricola cortonese. Seppur con il bel volto coperto dalla mascherina anticovid ,i suoi occhi sono luminosi e sorridenti, come sempre quando la incontro.

Anche in questa mia veste di giornalista  mi  riceve con la gentilezza , l’ affettuosa amicizia che da tanti anni lega le nostre famiglie e (abbassandosi per un attimo la mascherina) con quel sorriso solare, che, da sempre, l’hanno resa donna cortonese popolare ed amata.

La chiacchierata è del tutto  semplice e informale, anche se avviene nell’austero studio-ufficio di famiglia dove, dal 1983 , amministra e dirige la sua azienda agricola. Questo colloquio quasi familiare è agevolato dal ricordo della mia  mamma Rina, giovane ragazza pastorella ,negli anni 1930, nella montagna cortonese, nei poderi Ferretti di Palazzo e di Stabbia ,importanti proprietà negli anni 1930-1950 della sua famiglia. 

Patrizia, nata a Cortona il sei gennaio 1948, è figlia del mitico conte Alessandro Ferretti, che fu anche primo sindaco della nostra città, dopo la liberazione  dal fascismo e dall’occupazione nazista . Oggi è la rappresentante e l’esponente stimata , anche se conduce vita molto riservata, di una nobile famiglia cortonese arrivata nelle nostre terre nell’ottocento, quando il nonno Angelo sposò Maria Pia Colonnesi in prime nozze e si trasferì da Borgo Castelferretti in Falconara ( Ancona) a Cortona. I Ferretti erano arrivati infatti nella Piana dei Ronchi, tra Falconara e Chiaravalle, con l'antenato Antonio, valoroso guerriero di origine svizzero-tedesca, che si dice fosse venuto dalla Germania in Italia verso il 1225 per mettersi al servizio del pontefice Gregorio IX.

Lasciando da parte la storia della famiglia Ferretti ( che è ben nota, in quanto è stata oggetto anche di una bella tesi di laurea sul finire del novecento e le cui testimonianze sono ben custodite nella Villa di Camucia e nell’omonimo Palazzo Ferretti di Rugapiana in Cortona), cerco di farmi raccontare per i nostri lettori , seppur in maniera essenziale e breve, la sua vita di imprenditrice , di mamma e di nonna. Ecco le mie domande e le sue risposte.

Chi è Patrizia Ferretti?  

Una donna cortonese normale del nostro tempo, molto impegnata nell’attività agricola ed imprenditoriale dal 1983 quando dopo la  morte del mio babbo Alessandro, con l'approvazione di mia mamma Emma Farina, scelse di lasciare la propria professione di farmacista e decise di occuparsi della nostra attività agricola e dei nostri beni in quanto mia sorella Alessandra si era trasferita ad Arezzo come professoressa di diritto ed economia . Ma oggi sono soprattutto una mamma affezionata ed una nonna felice.”

E’ stata dura passare dal lavoro di farmacista a quello di imprenditrice agricola e di amministratore dei beni di famiglia?

La vita, come ben sai, non è mai facile e mette sempre alla prova. Quando nel 1983 la morte del mio adorato babbo mi fece prendere in mano la conduzione dell’azienda agricola e dei nostri beni familiari non è che ne fossi molto entusiasta. Facevo volentieri la farmacista e dopo tanto studio e passione per i farmaci passare ad occuparmi di semine, raccolte di cereali, di vigne, vini, uliveti ed olio non mi entusiasmò  per niente. Ma in pochi anni mi sono appassionata al lavoro della terra , all’impresa  agricola e , grazie  ai registri aziendali ben tenuti dal mio babbo, non è stato difficile proseguire la sua opera e arrivare ai risultati di oggi. Naturalmente devo ringraziare i bravi operai e salariati che ho avuto e che anche oggi ho e  le tante persone che mi hanno aiutato in questa mia riconversione lavorativa. Soprattutto Giuliano Giuliani,  direttore del Consorzio agrario di Camucia negli anni 1980 e mio zio Franco Farina, noto imprenditore agricolo in Terontola e Cortona”.

Certamente hai avuto un bel coraggio e ,visti gli ottimi risultati , una grande capacità di flessibilità lavorativa che ti ha portato dal bilancino del  farmacista alla cosiddetta stadiera del contadino. Quali sono le culture della tua azienda e quanto hanno reso quest’anno?

Dalle coltivazioni miste  dei primi anni millenovecentoottanta sono passata , già a partire dagli anni 1990 quando abbandonai il vigneto, alle monocolture del grano, dell’orzo e dei girasoli. Quest’anno orzo e grano hanno avuto delle buone rese e speriamo che i prezzi di vendita siano compensativi del duro e faticoso lavoro svolto in un settore che soffre non solo i cambiamenti climatici, ma anche politiche nazionali ed europee di una pac sempre più burocratizzata e penalizzante per le nostre produzioni biologiche e senza ogm. La mia è una media zienda agricola, ma oggi risente, come tutti , non solo delle difficoltà dell’emergenza sanitaria del coronavirus , ma anche di una globalizzazione che penalizza la produzione a cosiddetto km zero  e di una mancanza sempre più dirompente di operai agricoli specializzati e generici. Questa è oggi la mia preoccupazione maggiore. La mancanza di operai e lavoratori nel settore primario dell’agricoltura italiana, anche se , come faccio io, ho da sempre solo dipendenti italiani e con regolari contratti sindacali”.

Se non ricordo male, nei nostri non rari incontri precoronavirus, mi hai parlato spesso anche della coltivazione del favino e della tua passione per l’olio.

Si il favino mi serve per la rotazione biennale delle terre ed inoltre il cinque per cento dell’azienda viene lasciato a riposo triennale con ripulitura dei campi in luglio onde ricreare humus fertile e produttivo con le trinciature che essiccando divengono concimazione naturale. Il nostro olio è davvero di gran qualità e bontà , ma essendo troppo impegnativo e costoso metterlo in vendita diretto lo lascio annualmente al mulino. Il grano e l’orzo vengono invece commercializzati, come da sempre, attraverso il Consorzio agrario di Camucia.

Insomma ormai sei una esperta agricoltrice o contadina, come si dice oggi nel senso nobile del termine.

Si , sono molto soddisfatta del mio impegno di imprenditrice agricola , anche se in fondo al cuore non ho mai dimenticato la mia passione per gli studi di farmacia, della farmacopea e del lavoro dello speziale. Comunque oggi mi sento soprattutto mamma  felice della mia Beatrice, che mi ha resa nonna innamorata della gioiosa , piccola Assia , cioè delle due donne che proseguiranno la mia attività di imprenditrice cortonese e che già mi seguono quotidianamente nel mio fare e nel mio amministrare”.

Mentre Patrizia mi dice questo con la dolcezza di tutte le giovani nonne del mondo, irrompe nello studio con tutta l’allegria e la bellezza dei suoi quattro anni la piccola Assia che, staccatasi dalla mamma Beatrice, salta al collo della nonna e le chiede di andare a far colazione insieme. Come avviene anche con la mia nipotina Ginevra,  i miei baffi attirano la sua curiosità e riesco a farmela amica e a farmi concedere ancora per dieci minuti la sua nonna che volentieri , togliendosi la mascherina anticovid, esce con me fino all’aia e al capannone delle macchine agricole per permettermi di scattare le foto che corredano questa chiacchierata.

Nel breve tragitto di attraversamento del curatissimo, verde parco di Villa Ferretti, Patrizia mi raconta che la sua giornata di contadina è molto intensa nelle tre stagioni della primavera , dell’estate e dell’autunno, ma che in quella invernale ha abbastanza tempo libero per coltivare il suo amore per la letteratura, per il teatro, per la storia e la cultura europea,italiana e cortonese.

Mi confida, inoltre ,la sua nostalgia per la nostra bella montagna, che ha vissuto e praticato da bambina e ragazza, assieme alla sorella Alessandra, passando tante estati serene e felici presso la casa di Sant’Egidio dello zio Paolo Farina e che oggi è molto contenta della sistemazione e riapertura ai cortonesi e ai chianini della Pineta della Croce.

Dopo le foto, nel salutarla, mentre usciamo dal capannone delle macchine agricole e dei trattori, che Patrizia sa guidare e manovrare con grande perizia, le chiedo: Come vedi il futuro dell’agricoltura italiana e cortonese?

Ecco la sua risposta che conclude questa breve, ma significativa, simpatica chiacchierata con una coraggiosa contessa-contadina, con una nobil donna cortonese, che ha saputo leggere i segni dei tempi e che, uscendo dalle ataviche  mura di palazzo, ha dato ( e sta ancora dando) lustro e importanza ai grandi valori della civiltà contadina di Cortona  e della Valdichiana: “ Al di là della crisi sanitaria in atto , la nostra agricoltura locale e nazionale  è in crisi da diversi anni e, se non si cambiano velocemente gli schemi di governo di questo settore, saranno guai seri per l’economia e lo sviluppo cortonese ed italiano. Gli appelli romantici al ritorno alla terra non servono o sono come venti flatus quercubus folia agit, cioè come lo spirare del vento che agita le foglie alle querce. Il ministro dell’agricoltura italiana farebbe bene a ritornare di corsa alle buone pratiche degli anni 1970, quando il nostro paese divenne punto di progresso e di riferimento delle politiche agricole per tutta l’Europa e il mondo intero. Il cosa produci, il come produci e su quali terreni vocati coltivare deve essere un abbecedario sinergico e valido per ogni programmazione politica, al di là dei legittimi e costituzionali schieramenti della nostra amata Italia”.

Grazie, Patrizia, di questa chiacchierata domenicale e cari auguri di buone “Feriae Augusti” o, come dicevano i nostri genitori, di Buon Ferragosto. Naturalmente,  auguri da estendere anche a Beatrice ed Assia.

Ivo Camerini