Sarà che la figura di Giuseppe Franciolini , ultimo Vescovo di Cortona-Diocesi, è profondamente radicata nel cuore e nella memoria della mia generazione, sarà perché ormai dal 1970 fieramente appartengo all’associazione Araldi di Santa Margherita da lui fondata insieme a Padre Francesco Poletti, ma ogni qualvolta viene commemorato, l’esile figura e la flebile voce appartenute all’uomo anziano che ho conosciuto svaniscono e lasciano il posto ad un gigante della storia cortonese. E’per questo che ho partecipato volentieri e con disposizione d’animo profondamente spirituale, al ricordo del vescovo nell’ottantesimo anniversario della Liberazione di Cortona.
La perfetta organizzazione dell’evento del 28 giugno, compreso il coffee-break, è stata a cura degli ex seminaristi del Vagnotti, guidati e coordinati dall’instancabile prof. Ivo Camerini.
Prima della Messa, celebrata nel Duomo di Cortona dal vescovo Andrea Migliavacca, abbiamo ascoltato in un eloquente silenzio, le sentite parole della dott.ssa Isabella Bietolini e dello stesso prof. Ivo Camerini ,che hanno rievocato la mattina del tre luglio 1944 quando il vescovo Mons. Franciolini fece, in Rugapiana, la storica passeggiata per annunciare la Liberazione della città dai nazisti.
E’stata una felice occasione per conoscere questo grande cortonese non solo come straordinario pastore, poeta e uomo di cultura, ma anche come colui che, sentendosi “padre”, se ne assume con coraggio, le responsabilità. Quello che mi rimane impresso di Lui, nella mia povera storia di cristiano, è proprio il suo sentirsi guida, punto di riferimento della comunità cortonese a lui affidata non come leader ma come testimone e seguace di Cristo crocifisso.
E poiché la cronaca della mattinata è stata già dettagliatamente riportata dal bravo Flavio Barbaro presente come rappresentante dell’associazione culturale Cautha ( cfr.https://www.letruria.it/attualit%C3%A0/ragazzi-prima-di-noi-10023 ) , mi sia consentito concludere questo piccolo scritto con un episodio dei primi anni 70 che misteriosamente, in questa bella occasione, mi è tornato in mente e che molto bene riesce ad esprimere quanto Mons. Franciolini, durante il suo lungo ministero cortonese, abbia messo in pratica il passo evangelico di Giovanni 10, 14 “io sono il Buon Pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me”.
Il 18 marzo di ogni anno, festa di San Giuseppe, gli Araldi, di cui come ho già detto facevo parte, si recavano in Vescovado per portare gli auguri di buon onomastico a Mons. Giuseppe Franciolini. Il vecchio vescovo sempre paterno nei modi e sorridente ringraziava uno a uno tutti noi piccoli Araldi, ci stringeva la mano e ci chiedeva il nome. La stessa cosa fece quando giunse davanti a me ed io risposi un po’ timidamente “Mi chiamo Romano Scaramucci!”, a questo punto rimase un attimo pensieroso, poi guardandomi con dolcezza negli occhi, disse lentamente: “Ho conosciuto molto tempo fa un Piero Scaramucci, era tuo parente?” e io con soddisfazione esclamai: “Era mio nonno!”. Non ho mai saputo in quale occasione e perché lo avesse conosciuto, tra l’altro mio nonno non lo avevo mai visto perché era morto otto giorni dopo la mia nascita, ma questo episodio non l’ho mai dimenticato. Rimasi molto meravigliato e al tempo stesso fui orgogliosamente felice che il Vescovo di Cortona conoscesse il mio cognome, la mia famiglia. Per me bambino fu la dimostrazione pratica di cosa significano le espressioni “appartenenza ecclesiale” e “comunità cristiana”.
Romano Scaramucci