Nell'ultima settimana il panorama cortonese sta mutando in maniera impressionante e rapida. Giorno dopo giorno aumentano le macchie marroni e sotto le piante si accatastano cumuli di foglie secche ed accartocciate come nel tardo autunno. Solo che non è l'autunno, ma la siccità.
Una siccità che sta devastando tutto e desertificando pianura e montagna cortonese.
Nessuno a memoria d'uomo ricorda un'estate così calda e devastante. Gli orti sono quasi tutti morti. Le querce e gli ulivi stanno diventando di un color marrone bruciato e sembrano morire dalla mattina alla sera.
Gli storici rimandano all'estate 1772 quando le terre cortonesi furono devastate da una spaventosa siccità e la carestia uccise tanti contadini e nullatenenti tanto che il vescovo cortonese di allora, Mons. Ippoliti, vendette tutta l'argenteria del vescovado per assistere i poveri che dalle loro casupole si trascinavano malnutriti ed ammalati agli Ospedali cittadini di Santa Margherita.
Oggi la fame non c'è, ma la meravigliosa natura dei nostri poggi, delle nostre colline e della nostra montagna è entrata in grave sofferenza e , se non pioverà entro pochi giorni, si sta avviando ad un disastro ambientale storico.
Che fare? Nessuno sa come fronteggiare questa situazione e mentre nel passato si facevano processioni e rogazioni per invocare la pioggia oggi nessuno fa nemmeno quelle antiche pratiche religiose, che nei secoli passati erano l'ultima speranza dei nostri avi. Il cronista si limita a registrare la tragedia incombente come mostrano le foto scattate stamani.
Ivo Camerini