Il giovane Flavio Barbaro dell’Associazione Cautha ci racconta la giornata cortonese del 28 giugno tenutasi nel nome di Giuseppe Franciolini vescovo, che il 3 luglio 1944 annunciò per primo la liberazione della nostra città dai nazifascisti. Un grazie di cuore a Flavio per questo suo bel servizio giornalistico.(IC)
Ventotto giugno 2024. Nella Cortona odierna un gruppo di cittadini cristiani diversamente giovani ricorda la Liberazione di Cortona avvenuta ottant’anni fa. Alle 9.00 si è tenuta la messa nel Duomo di Cortona in memoria del vescovo Franciolini e della sua passeggiata per annunciare la liberazione di Cortona la mattina del 3 luglio del 1944.
Poco prima, ad accogliermi ho trovato Ivo Camerini, organizzatore dell’incontro che ha introdotto me e il progetto dell’associazione Cautha di cui faccio parte a tutti i presenti. Con l’arrivare della gente abbiamo iniziato a domandarci se l’evento avrebbe visto una partecipazione attiva, se le persone sarebbero state abbastanza. Ho approfittato dell’attesa degli ultimi ospiti e del vescovo per ascoltare le storie di quelli che ho saputo essere gli “ex-allievi del Vagnotti”, un gruppo di seminaristi e amici. Ho sentito di operai che incontrano il vescovo Franciolini senza sapere chi sia, di persone che lo aiutavano negli ultimi anni della sua vita. Tutte storie che chi è nato dopo di loro non ha mai saputo, ma che si sono svolte in quegli stessi luoghi su cui noi ragazzi costruiamo le nostre storie, senza immaginare che ci sono stati altri ragazzi prima di noi. Ricordano con Ivo dei primi tentativi di fare giornale a Cortona.
Parlo con Giovanni Castellani, responsabile del Calcit e politico del posto, di cui mi piace sentire le storie. Proprio mentre mi racconta di un avventuroso viaggio a Budapest negli anni ’80, nel pieno del periodo sovietico, si avvicina Massimo Pucci, dell’ufficio stampa del Comune, con cui scherziamo sulle vacanze vicine.
Scambio un paio di parole con il professor Scaramucci sui ragazzi che fanno la Maturità proprio in questi giorni e sulla radio del paese di cui entrambi siamo collaboratori. Crede molto nei ragazzi, parliamo di “nuove potenzialità”. Dopo un po’ viene richiamato per mettere il vestito come corista in occasione della messa. Mentre ascolto altre storie mi si avvicina Ivo, che mi fa: «Fai un po’ di foto, che poi le pubblichiamo sul giornale». Allora tiro fuori il telefono al volo, e inizio a scattare le foto che vedrete qui pubblicate.
Iniziano ad arrivare le autorità. Il sindaco appena eletto Luciano Meoni, che saluta e incassa i complimenti per il nuovo mandato; il gruppo storico, tra cui riconosco proprio un ragazzo dell’associazione e con cui scambio due chiacchiere su Cautha e sull’evento; arrivano anche il vescovo e l’arcivescovo, con un po’ di difficoltà per il parcheggio nella piccola piazzetta accanto al duomo.
Inizia la cerimonia. Da subito ci sono gli interventi di Ivo Camerini e di Isabella Bietolini, vicedirettori de L’Etruria, che ricordano la figura di Franciolini. Viene anche citato un diario, in cui sono conservate alcune poesie, alcune rime che il vescovo avrebbe scritto e dedicato proprio alla città di Cortona. Poi viene raccontato l’episodio dell’arrivo in Via Nazionale per annunciare la liberazione. Il primo che annunciò la liberazione fu proprio il vescovo Franciolini, nel pieno centro della città, rompendo l’aria di paura che copriva Cortona a seguito del passaggio dei tedeschi, a dire che Cortona era finalmente libera. Anche la lettura lo ha ricordato e il vescovo lo ha fatto presente: «da quello che mi dite sembra che fosse un uomo coraggioso». Coglie l’occasione per spiegare la lettura del giorno dal secondo libro dei Re, quando Nabucodònosor conquista Gerusalemme bruciando tutte le case. L’orrore della guerra quindi, collegato poi alla seconda lettura, dal Vangelo di Matteo, quando Gesù guarisce un lebbroso tendendogli la mano. «Ecco, forse il vescovo Franciolini ha proprio capito questo esempio di coraggio».
Finisce la cerimonia, mi viene chiesto di scattare una foto ricordo da dare poi agli officianti. Usciamo tutti dalla chiesa e cogliamo l’occasione per invitare il vescovo e il sindaco, che di lì a poco sarebbero dovuti andare via per altri impegni, a prendere il caffè che era previsto, da programma, in Piazza Signorelli.
Rimango in piedi, sia per poter fare alcune telefonate, sia per poter scattare alcune foto ai presenti. In quell’occasione ho confermato una sensazione che avevo da prima: quei racconti, quelle parole e quelle risate in realtà nascondevano i volti e le storie di ragazzi che anni prima su quelle stesse vie erano ragazzi prima di noi. Una vita passata a tifare la Juventus, il ricordo di un matrimonio e di una madre, il parroco di Foiano e i rappresentanti del Calcit che discutono su a chi debba arrivare prima il caffè; un parroco che una volta palleggiava per interi minuti; oppure semplicemente i ricordi di scuola. Ci raggiunge anche Carla Rossi, donna instancabile e di cui ho scoperto solo recentemente la storia, inseparabile da don Ottorino, che non perde occasione per scherzare con me in latino, parlando dei miei esami all’università. Parlano con don Italo Castellani, ricordano il “primo gruppo”. Scopro che davanti a me avevo in realtà i ragazzi che anni prima di me avevano fondato giornali, aperto radio locali, fatto volontariato e scritto di fatto la storia più recente del nostro piccolo paese. Volto lo sguardo, i ragazzi del gruppo storico parlano di calcio; di lì a poco un loro amico avrà una partita importante e discutono se andarlo a vedere oppure no.
Ivo gira tra i tavoli, aiuta a servire i caffè e raggruppa tutti quanti una volta finita la pausa. Parlo con Maurizio, un signore che viene da Napoli, ma che conosce bene la nostra Accademia e parliamo di un etruscologo. Nel tavolo davanti a me, mentre il gruppo storico inizia a mettersi davanti alla fila, discutono di quanto sia stato bello incontrarsi di nuovo in quest’occasione. «Ha fatto proprio bene Ivo».
Inizia la passeggiata. Ricevo indicazioni sul come fare le foto migliori da pubblicare, anticipando il corteo, che intanto si allarga, prendendo anche persone che conoscono i partecipanti e che hanno piacere a prendere parte all’iniziativa. Arriviamo in fondo a Via Nazionale, un giro attorno al monumento di Piazza Garibaldi e poi indietro in Piazza della Repubblica.
L’incontro si è chiuso con una foto ricordo in Piazza Signorelli e con un pranzo alla mensa dell’ex-seminario.
Nonostante le epoche che abbiamo vissuto siano profondamente diverse, mi ha incuriosito vedere come in realtà la nostra età non sia fatta che di esperienze. Nel ricordo delle partite a pallone, della scuola o di un vescovo tanto caro ai ragazzi, ho visto quelle storie che sarebbero rimaste in qualche album fotografico, o addirittura in qualche battuta tra amici, ma che in realtà sono le storie dei cortonesi che furono cortonesi prima di noi, ragazzi prima di noi. Noi, ragazzi che ricopriamo il loro posto, percorriamo le loro strade e ricordiamo gli stessi ricordi, alle volte senza saperlo, non possiamo che leggere e raccontare di nuovo.
Raccontare una mattinata nel nome di Giuseppe Franciolini vescovo di Cortona dal 1932 al 1978, che salvò dalle grinfie degli occupanti tedeschi i nostri tesori d’arte, che oggi ammiriamo nel Museo Diocesano, murandoli in una intercapedine costruita ad hoc dietro il trono episcopale in cui si sedeva ieratico quando gli ufficiali tedeschi entravano in episcopio per chiedergli dove fossero finiti capolavori del Beato Angelico, del Signorelli, del Lorenzetti. Una mattinata, insomma, nel segno di un vescovo che salvò ebrei e antifascisti nelle soffitte dell’episcopio e del seminario e che i suoi ex-allievi hanno voluto ricordare con la memoria attiva della sua passeggiata del 3 luglio 1944 con cui annunciò la Liberazione di Cortona dai nazifascisti, porgendo la mano della pace, di un nuovo inizio ai cortonesi e alle cortonesi, che si affacciarono alle finestre di Rugapiana per salutarlo.
In Gallery e nella foto di corredo, alcune immagini della bella mattinata cortonese.
Flavio Barbaro