L’Etruria

Redazione

Riflessioni per una Pasqua ‘diversa’.

Siamo lieti di pubblicare gli appunti utilizzati dal'Arcivescovo emerito di Lucca nella sua omelia in San Filippo.

Riflessioni per una Pasqua ‘diversa’.

Dalle undici a mezzogiorno si è tenuta in San Filippo a Cortona la Santa Messa Solenne di Pasqua concelebrata da don Simone Costagli, don Ottorino Capannini e presieduta da S. E. Mons. Italo Castellani, Arcivescovo emerito di Lucca. Siamo in grado di pubblicare gli appunti dell'approfondita e fraterna omelia del Vescovo Italo. Una omelia che si è conclusa con un toccante, forte pensiero indirizzato a tutti i cortonesi ed in particolare ad una nostra famiglia che oggi avendo poco da mangiare ha avuto solidarietà da un parente che, abitando in un altro comune , ha portato loro aiuto fermandosi sul confine delle terre cortonesi ( a causa rischio contravvenzione) e un volontario ha poi recapitato il cibo a casa di questi fratelli cortonesi. "Pensiamo a chi ha più bisogno. Dobbiamo credere  nel futuro. Non archiviamo questo tempo. Coltiviamo con fede e con amore i germogli di speranza che in questi mesi sono spuntati nei giorni di sofferenza. In particolare il germoglio della nostalgia di Dio, che tutti in queste lunghe giornate abbiamo avuto. Buona Santa Pasqua con il saluto dei primi cristiani: 'Cristo è Risorto, alleluia!' " ( IC )

 

Appunti per Omelia  Santa  Messa  Pasqua  2020 concelebrata in San Filippo di Cortona

(At 10, 34; Sal 117;  Col 3 1-4; Gv 20, 1-9)

+ Italo Castellani

Quest’anno la nostra Pasqua  è diversa, forse più vera, a causa del coronavirus. Questi lunghi giorni passati chiusi in casa ci hanno come obbligato a rientrare in noi stessi: a riflettere sul nostro modo di vivere e di pensare, sino forse a  dire a noi stessi “ ero proprio stupido nel credermi onnipotente”;  a ripensare i nostri rapporti con il prossimo vicino  o lontano –con i nostri familiari, i nostri  figli,  i nostri vicini di casa, i nostri colleghi di lavoro…- scoprendone gli aspetti positivi che forse non avevamo sino ad oggi conosciuto e apprezzato;  ad accogliere la testimonianza edificante di medici, infermieri, preti, forze dell’ordine e altre categorie di persone che in questi tempi in prima linea hanno messo la loro vita a servizio del prossimo sino a morire,  che Papa Francesco ha giustamente definito “i Santi della porta accanto”.

Da più parti si sente dire: la nostra vita non sarà più la stessa di  prima! Perché questa frase ricorrente  non sia fine a se stessa ritengo che sia necessario porci una domanda, che volentieri condivido con Voi: quando torneremo ad essere  “liberi”, a correre – e ci auspichiamo quanto prima- quale sarà la “direzione” del nostro cammino.  Intendo dire: quale direzione nuova, se necessario quale  svolta dare ai nostri stili di vita acquisiti nel tempo e dati per scontati,  al nostro modo di  pensare, al nostro relazionarci con il prossimo, con l’ umanità intera:  più consapevoli che facciamo parte di un'unica umanità!  In particolare,  per noi cristiani,  al nostro modo di seguire Gesù, Parola del Padre, in breve al nostro modo di vivere da cristiani,

La pagina evangelica che abbiamo ascoltato in questa Divina Liturgia di Pasqua, a partire dalla testimonianza di Maria di Magdala e dei due discepoli Pietro e Giovanni,  ci indica la “direzione”  verso la quale loro hanno orientato la loro ricerca e la loro vita perché avesse un senso pieno. Maria di Magdala “si recò al sepolcro ove avevano deposto Gesù e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro” (Gv 20,1). I discepoli, Pietro e Giovanni, sollecitati da Maria di Magdala, “si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, entrarono nel sepolcro e videro i teli posati là, e il sudario non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte” (Gv 20,1-9).

Il sepolcro vuoto è segno inequivocabile che Gesù è Risorto: “Non è qui . È Risorto” (Mt 28, 6), gli dirà l’Angelo”.  Il testo  evangelico sottolinea che i due discepoli “videro e credettero: Infatti non avevano compreso la Scrittura, che cioè Egli doveva risorgere dai morti”  (Gv 1, 9).

 La Risurrezione di Gesù, che è la prova del nove della autenticità di Gesù quale Figlio di Dio, “Parola di Dio”, non è una favola che i cristiani si raccontano da duemila anni a questa parte: è la direzione giusta verso la quale muovere, sulla Sua Parola, i nostri passi nella vita, la meta sicura verso cui siamo diretti e che da senso pieno e definitivo alla nostra esistenza.

  Il Cero Pasquale che nella Veglia Pasquale abbiamo acceso al fuoco nuovo, segno di Cristo Risorto, è qui nella semplicità e grandezza del simbolo della luce a ricordarci quanto abbiamo chiesto questa notte nella Veglia Pasquale senza la presenza di Voi Popolo di Dio con la preghiera al momento dell'accensione: "Ti preghiamo, Signore, che questo cero offerto in onore del tuo nome, risplenda di luce che non si spenge".

Di questa "Luce che non si spegne " ha bisogno l'uomo di sempre,  ogni uomo –in questo tempo tutti noi smarriti, incerti e impauriti per la situazione del coronavirus che ci ha colpiti in modo così subdolo e imprevedibile- per non disorientarsi e perdersi lungo il labirinto, le vicende della vita. Come il creato è tutto proteso ogni giorno verso la luce del sole per cercare vita, così l'uomo, consapevolmente o meno, cerca luce e riceve vita da Dio suo Creatore, in Gesù il Risorto.

Dal Salmista traggo e faccio mia questa invocazione -"Risplenda su di noi , Signore, la luce del Tuo volto" (Sal 4, 6)- dicendo:

"Fa splendere la luce del tuo 'Volto Santo', o Signore Risorto"  sui defunti e ammalati da coronavirus, sugli anziani sulle persone segnate dalla diversità fisica, morale, spirituale culturale e religiosa: " non nascondere il tuo volto, o Signore, ai tuoi servi.., nel giorno della loro angoscia" (Sal. 69,18) e (Sal. 102, 3); perché il mistero quotidiano della personale sofferenza di questi fratelli e sorelle salvi l'umanità e renda fecondo l'annuncio del Vangelo alla nostra Chiesa.

"Fa' splendere la luce del Tuo 'Volto Santo', o Signore Risorto" sui genitori e le famiglie: "Il Signore rivolga su di voi il suo volto e vi conceda pace" (Nm 6, 26); perché ogni famiglia sia" la buona notizia per il terzo millennio" e "grembo materno della fede" (Giovanni Paolo II) nella comunità cristiana.

"Fa' splendere la luce del Tuo 'Volto Santo', o Signore Risorto" sui ragazzi, le ragazze e i giovani: "il Tuo volto,Signore, noi cerchiamo.... Mostraci Signore la tua via, guidaci sul tuo cammino" (Sal. 27, 8-11) e "noi saremo salvi" (Sal 80, 20); perché possiamo essere "forti e la Parola di Dio dimori in noi" ( 1 Gv 2,14).

"Fa' splendere la luce del Tuo 'Volto Santo', o Signore Risorto" sui disoccupati di sempre, su coloro che rischiano di chudere le loro piccole o grandi aziende causa il coronavirus,  i lavoratori, gli uomini di cultura, i volontari impegnati nel sociale e in questi giorni vicini a tutti coloro che per la pandemia sono in difficoltà: "Beato il popolo, o Signore,che cammina alla luce del tuo volto" (Sal, 89,16), "mostraci , o Signore, la tua via"; perché possiamo ritrovare serenità e riassaporare la bellezza e la bontà dei piccoli gesti della vita quotidiana (…un saluto senza mascherina, un abbraccio da vicino, una passeggiata fianco a fianco, mano sulla mano…), ricercatori appassionati della verità, testimoni di gratuità.

"Fa' splenderla luce del Tuo 'Volto Santo', o Signore" sugli uomini e donne impegnati nelle istituzioni pubbliche, sugli amministratori delle nostre città a e paesi: "Gli uomini retti vedranno il suo volto" (Sal. I 1, 7), "Tu li nascondi al riparo del tuo volto, lontano dagli intrighi degli uomini" (Sal. 31,21); perché possiamo rispondere ai bisogni "dell'uomo principale via della Chiesa" (Giovanni Paolo Il), servire la politica come la "più alta forma di carità" (Paolo VI), consapevoli che "se la città non è custodita dal Signore, invano veglia il custode" (Sal. 127, 1).

In queste espressioni dell'Apostolo Paolo nella liturgia di questo Santo Giorno vedo infine riassunto i messaggio di questa nostra  Pasqua particolarissima, per la nostra vita: "Se siete Risorti con Cristo, pensate.. cercate le cose di lassù" (Cor. 3,3).

È il mio augurio per le nostre comunità credenti e per ogni uomo di buona volontà: credete  nel Bene, credete nelle Persone, credete nel Futuro. Sono convinto con voi che questo tempo di pandemia ce lo ricorderemo per sempre…La mia speranza è che, una volta concluso, non lo archiviamo tra i giorni bui della storia, ma abbiamo la sapienza di valutare anche il buono che abbiamo imparato, coltivando con amore e fede i “germogli di speranza” che in questi mesi sono spuntati  nel profondo del cuore dell’uomo nel deserto della pandemia, custodendoli come un bene prezioso che la vita ci ha donato: la nostalgia di Dio, il bisogno di pregare e di ascoltare la Sua Parola, il desiderio dei Sacramenti per noi cristiani, la necessità di relazioni  gratuite di  prossimità, di una comunità  e convivenza sociale fraterna,  consapevoli  che facciamo parte di un’ unica umanità….

Buona e Santa Pasqua: "Cristo è Risorto, alleluia"!

+ Italo Castellani, Vescovo