Stesso mercato, stesse regole: questo il concetto ribadito dall’Associazione Albergatori Chianciano Terme, in linea con la Federalberghi nazionale che sta portando avanti la battaglia per il rispetto della legalità e la diminuzione dell’economia sommersa nel settore turistico. L’oggetto del contendere è la “Sharing economy”, cioè quell’economia perlopiù informale in cui il lucro era parte marginale. Nata per la condivisione di utilità tra utenti, diffusasi grazie al fenomeno dei social network, utilizza le moderne tecnologie digitali per favorire lo scambio alla pari di beni, servizi e informazioni. Nel suo evolversi però questo spirito originario si è perso per lasciar sempre maggior spazio alla compravendita di beni e servizi. In questo senso, il sistema della reciprocità rischia di facilitare meccanismi di elusione delle normative, soprattutto nel turismo e nella gestione immobiliare. Senza regole chiare, si rischia di alterare il mercato e la concorrenza: affinché la sharing economy non si caratterizzi dai meccanismi legati al profitto piuttosto che allo scambio e rispetti gli stessi principi del mercato tradizionale è necessario intervenire. “La necessità di rispondere alle regole è la base di un mercato liberale e non liberista – chiarisce il presidente dell’Associazione Albergatori Chianciano Terme, Daniele Barbetti – Le tecnologie di sharing economy possono favorire le imprese serie, ma anche coloro che stanno fuori dalla legalità. In particolare gli affittacamere, i bed&breakfast e le locazioni immobiliari a fini turistici, nati come possibili fonti di integrazione al reddito per le famiglie, possono con gli strumenti informatici della sharing economy essere trasformate in vere e proprie imprese ricettive, pur senza doverne rispettare le regole. Non a caso su tutti i grandi portali di prenotazione online sono disponibili oramai, a fianco della camera d’albergo, la stanza d’appartamento o il posto in ostello, a dimostrazione che, di fatto, si tratta dello stesso mercato. Ma se è lo stesso mercato, devono dunque valere le stesse regole.” L’esempio più famoso è Airbnb, che secondo le stime di Federalberghi pone in vendita in Italia 176.870 strutture, con una crescita esponenziale nel corso degli ultimi cinque anni, a cui non fa seguito una significativa variazione del numero di attività extralberghiere ufficialmente autorizzate. Nonostante le leggi obblighino i gestori a risiedere all’interno dei bed&breakfast, oltre il 72% degli annunci su Airbnb è riferito all’intera proprietà e oltre il 57% degli inserzionisti gestiscono più di un alloggio. Questi dati mettono in dubbio l’ipotesi che tali strumenti informatici possano essere utilizzati unicamente come integrazioni al reddito, ma piuttosto come una forma di economia sommersa. “La certezza è quella di un proliferare di economia e di lavoro sommerso – continua il Presidente dell’Associazione Albergatori Chianciano Terme – a carico dei soliti noti, cioè quelle imprese alberghiere e più in generale tutte quelle imprese ricettive che operano sul mercato rispettando le regole. Il sommerso nel turismo ha raggiunto livelli di guardia: si pone un problema di concorrenza sleale, di evasione e di elusione fiscale che danneggia sia le imprese turistiche tradizionali, sia coloro che gestiscono in maniera corretta le nuove forme di accoglienza. Senza considerare che un minor gettito fiscale significa anche minori servizi ai cittadini, con un ricaduta di effetti negativi per tutta la collettività e non soltanto per le imprese turistiche direttamente interessate.” A livello europeo molti Paesi si stanno muovendo per contrastare la metamorfosi della sharing economy nel turismo, soprattutto a sostegno dei diritti dei consumatori e della pubblica sicurezza. La posizione di Federalberghi in merito è netta: “Chiediamo al legislatore di intervenire in maniera forte e chiara. – conclude il Presidente Daniele Barbetti – Dobbiamo dare un segnale importante sulla sharing economy, che sia di tutela per i consumatori ancor prima che per l’impresa. Il mercato è lo stesso, pertanto vanno condivisi gli stessi principi: dobbiamo istituire controlli per azzerare l’illegalità in uno dei settori trainanti dell’economia nazionale. Attualmente si rischia che la sharing economy contribuisca a raggirare le norme poste a tutela della salute e della pubblica sicurezza, cosa ancora più grave se consideriamo i recenti fatti di cronaca internazionale, in virtù del ruolo delicato e di grande responsabilità che svolge chi offre servizi di ricettività.”
Barbetti: Albergatori Chianciano: “Sharing economy: stesso mercato, stesse regole"
Battaglia per il rispetto della legalità e diminuzione dell’economia sommersa nel settore turistico