L’Etruria

Redazione

Mes o non Mes ? Oppure meches ?

Mes o non Mes ? Oppure meches ?

Si discute molto anche sui social dell’adesione dell’Italia al Mes (Mecacnismo europeo di stabilità). Tra pochi giorni ci sarà l’incontro dei capi di governo europei e in quella sede il nostro Presidente del Consiglio dovrà dire si o no al famoso Fondo salva stati , che tre anni fa mise in ginocchio la Grecia e la sottomise alla scorribande delle banche tedesche ed olandesi.

Tra i miei contatti Fb con esponenti  cislini ho letto due riflessioni abbastanza interessanti che riporto volentieri .

Le prime sono sulla pagina fb di ieri di Franca Porto della Cisl Veneto, che le riprende da Alberto Leoni. “ La notizia importante di oggi è l'intervista al Corsera di Klaus Regling,direttore generale del Mes (impropriamente definito Fondo Salva Stati). Ribadisce la assenza di condizioni (se non quella di spendere i soldi per spese connesse alla emergenza Covid19) per chi accede al prestito e i tempi necessari per attivare il Fondo Ricostruzione (definito Recovery Plan),che non sono immediati.
E lancia la proposta di ricorrere anche al bilancio Ue.
In soldoni: il Mes ha una capienza attuale di 410 miliardi di euro, il bilancio Ue,non ancora approvato, in 7 anni dovrebbe prevedere attorno ai 1200 miliardi di euro. Una media di 170 miliardi per anno. E in tal caso sarebbero contributi a fondo perduto.....
La domanda che mi pongo: non possiamo aspettare molto, abbiamo bisogno di soldi subito,votiamo il 23 aprile il piano generale dove il punto forte è il Recovery Plan (può valere 1000 miliardi) ,ma apriamo subito la possibilità di accedere a fondi Mes (non saranno 35/37 miliardi di euro per noi mai meno) e spingiamo per dirottare ,almeno per i primi due anni, i fondi del bilancio Ue previsti per i vari settori tradizionali sulla emergenza Covid 19 (per l'Italia vuol dire 38 miliardi di euro su base annua,ovviamente senza cofinanziamento come oggi richiesto).
L'altra scelta essenziale sulla quale spingere da domani:: noi non possiamo solo chiedere ad altri. Dobbiamo metterci del nostro. Si lancia una forte campagna di mobilitazione nazionale per chiedere ai risparmiatori di sottoscrivere BTP a lunga scadenza,con un contenuto tasso di interesse,senza oneri fiscali, La gran parte degli italiani (quella che detiene al momento 1400 miliardi di euro nei conti correnti e che arriva ad averne in tutto 4000 considerando i depositi titoli) aderirà. Ad una condizione: che venga detto con chiarezza come saranno spesi ed in che tempi
.”

Le seconde riflessioni sono di Francesco Ambrosio della Cisl-Poste.

Il MES, oggi funziona come una Banca. Chiedi un prestito, verifichi le condizioni di rimborso (rate e interessi). Visto che il Mes si finanzia emettendo bonds garantiti pro quota dagli stati dell'Unione europea, le condizionalità (come in Grecia) scattano se non rimborsi le rate alla scadenza e vuoi rinegoziare il finanziamento. Significa che sei in default. Accedere per circa 32 miliardi? Si, ma c'è la feroce opposizione dei 5 stelle. Il Mes porta male . L'accesso al Bilancio UE non è affatto a fondo perduto. La UE garantirà, spero, per l'emissione di recovery bond a tasso contenuto e soprattutto al riparo dallo spread. Chi tiene in piedi la baracca, fino a quando non si sa, è la BCE, che sta comprando nostri titoli di stato a tutta manetta. In confronto i 32 miliardi sono bruscolini. Sul prestito nazionale, la mia opinione è una emissione della Cassa Depositi e Prestiti (percepita come solida), con titoli garantiti dallo Stato, ad un tasso almeno pari all'inflazione, da destinare ad un largo pubblico e impiegare per investimenti infrastrutturali. Non sia mai che funzioni!  Penso poi, che comunque la si giri, sono tutti debiti, anche se al riparo dallo spread. Cosa da non buttare via. I nuovi debiti da emergenza saranno consolidati, cancellati et similia? Arriverà (da dove e da chi?) un simil piano Marshall con finanziamenti a fondo perduto? Speriamo”.

Nella pagina fb di Marilina Cortazzi della Cisl di Salerno invece viene ripubblicata la posizione dell’economista milanese Giulio Sapelli , che noi cortonesi ben conosciamo per la sua frequentazione della nostra città : “ Il Mes senza condizionalità? Non esiste. A dirlo è Giulio Sapelli, economista, storico, saggista prolifico. E lo ha fatto in un esaustivo video sulla pagina Facebook della Edizioni Cantagalli, nell’ambito dell’iniziativa #laletturasalverailmondo, uno spazio in cui studiosi ed intellettuali affrontano con dei brevi contributi gli aspetti più complessi del presente. La domanda posta al professor Sapelli è il nodo intrecciato sul confronto politico di questi giorni: il Mes. Conviene o meno attivare quello, presentato senza condizionalità, destinato alle spese sanitarie? La risposta dell’economista è no, ma è interessante seguire la spiegazione sugli aspetti più complicati dello strumento e soprattutto dove potrebbe essere nascosta l’insidia. Il Mes è, in primo luogo, un trattato internazionale, che ben caratterizza ciò che governa l’Unione Europea, anzi, l’Unione Economica Europea, perché l’Unione Europea non esiste»…. Il Mes «è un trattato tra Stati che però, e questa è l’originalità, ha un regolamento il quale fa sì che funzioni con la governance, con i metodi di funzionamento tipici delle banche d’affari». E poi approfondisce quelle che si qualificano come vere e proprie anomalie della struttura: «Quanti fanno parte del consiglio direttivo del Mes, ossia i ministri dell’Economia e i funzionari, hanno immunità giuridica. Questo lo confessò anche l’ex Ministro Tria, il quale riconobbe, in un’intervista al Sole 24, di non aver potuto fare sul Mes neanche una relazione al Parlamento perché il regolamento non lo avrebbe consentito». E poi, ecco illustrato l’ingranaggio: «Il Mes è un trattato molto chiaro. Per essere creato, tutti gli Stati devono versare una quota in proporzione al loro Pil. E poi potranno ricevere finanziamenti solo nel caso in cui rispettino la condizione scritta nel Trattato di Maastricht». Quale sarebbe, questa condizione? Se uno Stato vuole attivare il Mes e ricevere dei finanziamenti, il suo debito deve essere al 60% del Pil, osserva Sapelli.  Altrimenti, se non rispetta questo parametro, «viene sottoposto alla ristrutturazione del debito», in sostanza «quello che hanno fatto alla Grecia». Cosa cui noi, con il nostro debito marciante verso il 155% del Pil come preventivato dal Fmi, andremmo incontro. Perciò «il Mes senza condizioni non esiste».

Naturalmente sono riflessioni personali di pagine Fb, ma nel dibattito Mes o non Mes speriamo che non si vada a poi a scegliere le mesches come il cortonese Alessio Monacchini paventa, sempre su Fb.

A cura di Ivo Camerini