L’Etruria

Redazione

Senza eurobond Unione Europea a rischio disintegrazione.

Appunti per comprendere il futuro economico dell’Italia nella cosiddeta fase due dell’emergenza sanitaria.

Senza eurobond Unione Europea a rischio disintegrazione.

Notizia forte della scorsa settimana è l’incontro dell’Euro-gruppo per definire le nuove linee di intervento per far fronte all’imminente crisi economica che arriverà a seguito dei dovuti provvedimenti di lock-down che si sono susseguiti negli Stati dell’Unione per far fronte all’emergenza sanitaria.

Saranno necessarie risorse ingenti per porre le basi ad una ripresa in una situazione di grande difficoltà per le piccole e medie imprese (PMI).

Gli interventi che sono stati messi sul tavolo sono molteplici. Il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) è un meccanismo intergovernativo che ha la funzione di fondo salva-Stati. Fu costituito nel 2011 con il contributo degli Stati membri dell’Unione ed è tornato nel dibattito dell’ Euro-gruppo come possibile strumento per venire incontro all’esigenze degli Stati Europei per sostenere l’economia in questo frangente. Lo Stato che ne usufruisce è sottoposto a delle condizioni stringenti e anche se per prestiti fino al 2% del prodotto interno lordo (PIL) per spese dirette ed indirette non prevede condizioni, ha la natura di essere comunque un prestito ed un intervento temporaneo per far fronte alle spese urgenti ma, in una prospettiva di medio e lungo termine, potrebbe non fornire il sostegno di cui l’economia italiana ha bisogno. Le condizioni che impone il MES non sono leggere,anche se nell'ultima riunione dei ministri economici sono state escluse per spese fuori bilancio usate per l'emergenza sanitaria. Fino a quest'ultima riunione dei ministri economici dell'UE facevano riferimento a misure di sostenibilità economica e sul fronte del debito pubblico poco compatibili con le esigenze del momento che richiedono uno sforzo maggiore e duraturo. In Europa, paesi del nord sostengono questa linea di credito, mentre altri paesi tra cui l’Italia non la ritengono adeguata. Il dibattito nasce dalla quantità di risorse messe a disposizione. In particolare, il ricorso al MES potrebbe riguardare 35 miliardi di euro per l’Italia.

Una seconda misura è attuata dalla Commissione Europea per interventi di sostegno alla disoccupazione (Cassa Integrazione e Guadagni). Si tratta di circa 100 miliardi che dovranno essere ripartiti tra tutti gli Stati Membri.

La terza fonte di risorse sarà costituita dalla Banca Europea degli Investimenti che può convogliare tra i paesi dell’Europa risorse per circa 200 miliardi. Queste misure arrivano intorno ai 500 miliardi di euro complessivi per l’intera Eurozona e, pur rappresentando uno quantitativo ingente di liquidità in valore assoluto, potrebbero non essere sufficienti in un momento di crisi economica come quello cui stiamo andando incontro. E’ fonte di disquisizione da dove dovranno arrivare le mancanti risorse per fronte a questa emergenza epocale. Si parla di Eurobond che i paesi mediterranei stanno richiedendo a gran voce ma che trovano l’ostruzionismo di un paese in particolare, i Paesi Bassi, con la Germania Austria e Finlandia che si oppongono in maniera più che decisa. La decisione sugli Eurobond è stata, quindi, rimandata a fine Aprile nella speranza di trovare un accordo. In assenza di quest’ultimo provvedimento per il sostegno dell’economia, le risorse complessive messe a disposizione sembrano essere inadeguate.

Una questione che dovrà essere affrontata perché su questo si gioca la solidità dell’Europa come Unica Nazione e non come un insieme di tanti Stati in competizione, gli uni con gli altri, dove lo spread è ciò che fa la differenza e che definisce le gerarchie di potere.

Per ora, la Banca Centrale Europea sta mantenendo un ombrello protettivo effettuando forti quantità di acquisto di titoli di Stato di tutti i paesi nel mercato secondario. Questo però non potrà durare per molti mesi a venire, ma potrebbe dare il tempo necessario per ottenere un accordo a livello europeo su uno strumento di finanziamento forte e che metta tutti gli Stati sullo stesso piano, come può essere l’Eurobond.

Queste risorse dovranno poi essere trasferite a sostegno dell’economia reale attraverso investimenti pubblici, la concessione di finanziamenti. Le banche saranno i principali attori con cui le imprese in difficoltà si raffronteranno perché da esse transiteranno le risorse che lo Stato sta predisponendo per il settore privato. Gli artigiani e le micro-attività che popolano il settore privato dovranno riuscire ad accedere in modo immediato ai 25mila euro previsti nel decreto liquidità (DECRETO-LEGGE 8 aprile 2020, n. 23.), magari sulla base di una richiesta online alla propria banca con accreditamento successivo previa presentazione di autocertificazione sui ricavi. Non è necessaria la valutazione del merito nel caso di micro-credito.

Per prestiti di importo superiore, rientranti comunque nel fondo PMI, la garanzia statale non sarà totale e l’importo massimo garantito non potrà superare i 5 milioni di euro. Per ora, comunque, il ricorso ai meccanismi pubblici per l’erogazione di liquidità richiederà alcuni giorni per l’aggiornamento delle procedure. Di fondamentale importanza sarà, quindi, il micro-credito per il sostegno delle piccole attività locali che, oltre allo shock della chiusura prolungata delle attività, si troveranno a fronteggiare un nuovo ambiente con una domanda in calo dovuta all’incertezza che la convivenza prolungata con il coronavirus porterà.

A questi primi interventi di breve termine dovrà seguire un piano di ripresa strutturale di cui l’Unione Europea dovrà farsi carico, essendo ormai i singoli Stati troppo piccoli per poter ripartire da soli di fronte ad una emergenza finanziaria ed economica globale.

Gabriele Angori