L’ 11 marzo 2025 è stato chiamato alla Casa del Padre Agostino Alturi, che appena un anno fa era tornato a vivere alla Pievuccia di Castiglion Fiorentino, dopo una vita passata nel pistoiese.
La sera del dodici marzo, dopo il funerale tenutosi in Castiglion Fiorentino, ricevo una telefonata dalla mia cara cugina Anna Camaiani, che abita al Pozzo di Foiano, ma spesso torna in Val di Chio dove ha mantenuto con la sorella Ivana la casa di babbo Eugenio, dicendomi che non mi aveva visto al funerale del nostro cugino Agostino Alturi. A questa notizia cado letteralmente dalle nuvole perché non avevo mai saputo di avere questo cugino e mai ne avevo avuto notizia da mamma Rina, che era sua sorella da parte di mamma. Anna mi dice che anche lei aveva scoperto di avere questo cugino solo il giorno della morte avvertita da una telefonata da parte di un parente che invece conosceva la storia di Agostino e di suo babbo Guido.
Guido, che era nostro zio in quanto fratello dei nostri genitori, era nato dalla nonna Elisa Alturi il 24 settembre 1920, qualche anno prima che si sposasse con nonno Pietro Camaiani. Non sappiamo da quale relazione fosse nato Guido, ma di certo nonna lo aveva segnato all’anagrafe come suo figlio prima di sposarsi con nonno Pietro, dandogli il suo cognome e seguendolo con riservatezza fin che partì per la seconda guerra mondiale, dove sarebbe morto. Nonna Elisa segui poi, sempre con riservatezza,come allora usava,anche Agostino,il figlio di Guido nato il primo agosto 1940 , con il babbo già partito per la guerra. Deduco questo da una delle immagini riportate nella foto collage che qui pubblico a corredo dell’articolo. Foto dove si vede nonna Elisa assistere al matrimonio di Agostino con Rosina Milighetti che fu celebrato nella Chiesa della Pievuccia il 3 giugno 1961.
La brava cugina Anna , partecipando ai funerali, si è fatta dare dalla nipote le foto qui pubblicate ed una essenziale biografia di zio Guido e del nostro cugino Agostino, che non abbiamo mai conosciuto.
Una biografia che, per me ed Anna, è una bella presentazione di questi due parenti da parte di nonna Elisa ed a noi due sconosciuti. Una biografia scritta dalla nipote professoressa Claudia e che pubblico integralmente tra virgolette, cosi come mi è arrivata.
“Della vita di mio bisnonno Guido abbiamo sempre saputo poco, a parte il fatto che fosse disperso a Rodi durante la Seconda Guerra Mondiale e che avesse degli occhi limpidi, grazie ad una foto da noi custodita. Agostino, mio nonno e suo figlio, non ha mai voluto parlarne granché. Del resto, quelli della guerra e i successivi sono stati anni dolorosi e difficili e per quanto ne sappiamo, Guido ha visto il figlio Agostino solo una volta, all’età di dieci mesi durante una licenza.
Le notizie ricevute della risaputa scomparsa a Rodi hanno preso una piega di luce all’improvviso una domenica mattina del 2012, quando un volontario dell’ANPI della sezione di Vaiano a Prato ha bussato alla nostra porta di Pistoia, chiedendo se fossimo parenti di Alturi Guido. Alla conferma, ci ha raccontato che anni addietro era stata riscoperta una storia dimenticata a largo di Rodi, verso Capo Sunio: quella del naufragio del “Piroscafo Oria”. Abbiamo così scoperto che il bisnonno era stato deportato via mare da Rodi, in seguito all’armistizio del 8 marzo 1943 e la Campagna del Dodecaneso, per volere dei nazisti verso i campi di concentramento. La notte tra 11 e 12 febbraio1944 il piroscafo si imbatté in una terribile tempesta. La “carretta del mare”, stipata di oltre 4000 unità ma dalla capienza di 200 andò a scontrarsi con l’isolotto di Patroclo, provocando la morte di tutti i passeggeri tranne 49. La storia del piroscafo Oria è stata riscoperta grazie ad un sommozzatore, che durante una delle sue immersioni ritrovò una gavetta in fondo al mare e da lì ricostruì la storia attraverso i ricordi degli anziani della zona. Siamo così riusciti a ricostruire la scomparsa di Guido, dando una spiegazione alle voci sempre ascoltate.
Di nonno Agostino sappiamo invece molto. La sua biogarfia essenziale è questa. Agostino Alturi, detto “Giovanni” o “Nanni”, è nato a Spinabbio da Guido Alturi e Settimia Capannini, detta “Palma”, il 31 luglio del 1940, ma essendo tempo di battitura fu registrato all’anagrafe il giorno seguente e per questo chiamato Agostino come il mese di agosto. Guido e Settimia furono sposati per procura a causa del conflitto bellico in corso. L’infanzia gira intorno al sopravvivere alla guerra: si ricordava le luci dei bombardamenti di Castiglion Fiorentino visti dai boschi sopra Ristonchia o Cantalena e le colonne di Tedeschi che andavano verso nord.
Nanni ha fatto le elementari e, diversamente da molti coetanei, concluse anche la scuola di avviamento (la terza media) nei tempi previsti, seppur lavorando. Parlava un po’ di francese e sapeva a memoria poesie e stralci di Divina Commedia. Aveva un’intelligenza sveglia e perspicace.
Dopo la scuola iniziò a lavorare alla cantina di Cesaroni e nel tempo libero si dilettava a partecipare alle gare canore indette dal circolo ACLI della Pievuccia, tanto che tutti gli amici e i parenti ci hanno raccontato di come arrivasse sempre in finale per la bellissima voce simile a quella di Claudio Villa, di cui era appassionato e ne conosceva bene la tecnica, soprattutto la canzone “Granada”. Era anche appassionato di motori e moto e in paese era stato il primo a permettersi il “Capriolo” dell’Aero Caproni, moto di colore rosso di cui andava molto fiero.
In quegli anni si fidanza con la giovane Rosina Milighetti e convolano a nozze nella chiesa della Pievuccia il 3 giugno del 1961. La loro vita insieme si è sviluppata in provincia di Pistoia: grazie ai contatti di zia Rosina Camaiani e zio Guido Sadotti, loro testimone di nozze, si trasferirono a Pistoia ed hanno avuto una figlia, Lorella Alturi, nata nel 1962.
A Pistoia, Nanni lavora inizialmente come operaio in una ditta di manifattura di mattoni; successivamente, trova di nuovo lavoro per una cantina come autotrasportatore di vini e gira soprattutto per il nord Italia. Infine, entra nella ditta pistoiese “F.lli Franchi” per la produzione di filati in nylon, e diventa capoturno, fino alla pensione.
La passione per la caccia, i western e i motori saranno parte di lui sempre. Lo contraddistingueva l’immancabile “coppolina” in testa: una adatta ad ogni occasione. Nel 2024 decide di tornare alle proprie radici, alla Pievuccia, con la moglie per godere della casa lì ristrutturata e rivivere i luoghi che lo avevano forgiato da ragazzo.
Ha insegnato alle nipoti l’onestà intellettuale, sociale e la trasparenza e il rispetto nei confronti delle persone. Inoltre, si circondava naturalmente degli animali che incontrava: cani e gatti del vicinato erano tutti amici suoi e quando si godeva il sole in giardino portava con sé del pane secco per gli uccellini. Anche se il carattere era spigoloso, non ha mai mancato di dimostrare a modo suo un profondo affetto per tutta la famiglia”.
Come si vede per me ed Anna, ma credo anche per altri parenti, a partire da mia sorella Margherita, la morte di Agostino è stata una doppia perdita dolorosa. Quella di non averlo conosciuto in vita e di non aver potuto partecipare ai suoi funerali. Lo ricordo volentieri con questo pubblico articolo del nostro giornale e porgo le più sentite e cristiane condoglianze ai suoi familiari, che presto senz’altro conoscerò.
Ad Agostino quello “ ciao “ , mai potuto dare e il saluto cristiano per chi parte per il Cielo : “Che la terra ti sia lieve. Soprattutto: Buona strada nelle eterne praterie della Gerusalemme Celeste , dove possa la strada alzarsi per venirti incontro, / possa il vento soffiare sempre alle tue spalle,/ possa il sole splendere sempre sul tuo viso".
Nella foto collage, le immagini fotografiche ricevute dalla cugina Anna, assieme al testo biografico sopra riportato.
Ivo Camerini