Da modesti seguaci dei fabiani inglesi ottocenteschi pubblichiamo la seconda puntata degli Atti dell’Omaggio al Vescovo Giuseppe Franciolini a 30 anni dalla morte , tenutosi in Sala del Consiglio Comunale di Cortona il 20 dicembre 2020
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Isabella BIETOLINI, vicedirettore de L’Etruria, giornalista, scrittrice ed ex-dirigente della Camera di Commercio di Arezzo: un padre all’antica e un grande,amabile poeta.
La testimonianza che porto qui questa sera e che voglio condividere con voi è strettamente legata ad alcuni ricordi.
Ricordi d’infanzia e di adolescenza, innanzitutto, in una Cortona in bianco e nero . Si tratta di ricordi scolastici. Negli anni ‘60 si tornava a scuola dopo l’estate nel mese di ottobre e poco dopo l’inizio delle lezioni il Vescovo celebrava in Duomo una messa solenne per benedire l’inizio del nuovo anno scolastico.
Era sempre lui a celebrare, almeno così rammento.
Le scolaresche affluivano verso la cattedrale incolonnate : ricordo le bambine delle elementari, come lo ero io, con il grembiule bianco e i bambini con il grembiule nero. E’ questa la Cortona in bianco e nero cui accennavo: bambini e bambine frequentavano ancora scuole distinte, solo più tardi furono create le classi miste.
La messa era un po’ una festa, quasi il prolungamento delle vacanze appena trascorse: ma la celebrazione era davvero solenne, il Vescovo Franciolini non mancava mai di incoraggiare gli studenti, di esortare allo studio, di evidenziare l’importanza della conoscenza e dell’impegno.
Il rito a noi giovanissimi pareva davvero un po’ lungo, il Vescovo Franciolini non sarebbe stato certo a suo agio con i tempi dell’odierna comunicazione, veloci e sintetici come facebook, Instagram eccetera . Oggi posso dire che le sue parole erano quelle di un padre anche se forse allora noi giovanissimi non le intendevamo così: ma erano anche parole semplici, affettuose che volevano accompagnare le nuove generazioni di cortonesi verso l’anno scolastico che iniziava e che per molti sarebbe stato segnato anche dagli esami e dal cambio di scuola.
A messa finita sciamavamo per le rughe e per le piazze perché la mattinata di scuola finiva col finire della messa: è un ricordo bellissimo che mi lega a quella Cortona e a quei giorni ormai lontani. E mi lega anche al vescovo perché la sua figura puntualmente accompagnava l’inizio della scuola, ogni anno. Non ricordo in generale le sue omelie: però ricordo molto bene una frase che poi è rimasta ben chiara nella mia memoria . Il Vescovo disse una volta che l’anno scolastico appena iniziato era come una pagina bianca e che stava a noi saperla scrivere con l’impegno, lo studio, la responsabilità. Una bella metafora e un bel messaggio. La sfida della pagina bianca, la sfida dell’inizio è sempre la più importante.
E un altro messaggio mi giunse da Lui qualche anno dopo allorchè, in un’altra dimensione sia per età che per cammino percorso, ebbi l’opportunità di studiare le numerosissime poesie inedite che aveva scritto fin quasi all’ultimo dei suoi giorni con lo scopo di elaborare un saggio breve da inserire nell’Annuario XXVIII che l’Accademia Etrusca aveva stabilito di dedicare per intero alla figura religiosa, storica e umana di Mons. Franciolini a dieci anni dalla scomparsa, pubblicato nel 1999.
Ebbi così l’opportunità di scoprire un mondo vasto fatto di sensibilità poetica, di leggerezza, di straordinaria attitudine al verseggiare: fu per me un’autentica scoperta che però in parte confermò quello che avevo sempre pensato, ovvero quanto il messaggio religioso e umano del nostro Vescovo fosse immediato e semplice, pur nella su profondità, e paterno verso la diocesi, la sua gente e la sua città.
Fu Don Giovanni Materazzi a condurmi nello studio del Vescovo Franciolini, nel palazzo Episcopale di Cortona, e a consegnarmi una cartella piena di fogli scritti a mano, alcuni pezzi di carta erano solo frammenti, alcuni ingialliti dal tempo vergati con grafia incerta ma leggendoli fui subito colpita da un afflato poetico che svelava un’anima che restava giovane pur con il passare degli anni e che anzi, proprio per questa inesauribile vena poetica, aveva l’agio di scrivere con estrema freschezza dei propri stati d’animo. E così detti anche un sottotitolo al mio saggio ( il cui titolo fu “Giuseppe Franciolini poeta”) utilizzando proprio un verso esemplificatore “ ..e l’anima non vecchia ancora canta..”.
Il filo conduttore del mio scritto per l’Annuario fu per intero ispirato a questo verso e con questa convinzione mi immersi nell’ universo inedito identificando subito i principali temi di ispirazione del Vescovo: la fede in Dio,naturalmente, poi S.Margherita, la Santa che lui percepiva vicinissima ogni giorno, e la sua Cortona. Franciolini rammenta Cortona spessissimo, scrive della sua bellezza e della sua bontà. Vi leggo qualche verso : “..oh la mia cara/bella città/ ch’è molto vecchia/ eppur si specchia/in quel suo lago/tanto mai vago/ ed al suo Vescovo/Il cuore accende di fantasia…/e ne discende la poesia/umile e semplice/..che poi dispensa/come una mensa/ per cortesia…Viva Cortona/ si bella e buona/ la mia Diocesi/ che m’è nell’anima…come un respiro/ come un sospiro/..” . Queste sono autentiche parole d’amore paterno per la “sua” città e il suo popolo tutto.
E per Santa Margherita, la sera della sua festa il 22 Febbraio 1970 scrisse così “Dalle stanze del Convento/ho guardato il salir lento/di devoti pellegrini/vecchi giovani e bambini/verso il colle benedetto/del perdono e grazia eletto/dal Signore a Margherita/d’innocenza rivestita…”
Ma Giuseppe Franciolini fu anche poeta ispirato da fatti e circostanze della vita quotidiana: scriveva per ricordare e celebrare un evento, un concerto, oppure per ringraziare chi gli aveva fatto un regalo o lo aveva invitato ad una cerimonia. Soprattutto non mancò di fare dell’ironia in rima verso se stesso, verso la vecchiaia che lo aveva reso insicuro e pieno di acciacchi. Ma lo faceva con tono leggero, senza compiangersi, contento di quel che aveva fatto e che in qualche modo poteva fare ancora. In questo mi ricordò la “perfetta letizia” di San Francesco, quella gioia profonda dell’anima che è tale in ogni caso , basta la vicinanza di Dio. Ecco cosa scrisse per declinare gentilmente l’invito rivoltogli dal Lucumone dell’Accademia Etrusca che l’avrebbe voluto in Palazzo Casali a ricevere gli esponenti dell’Accademia delle Scienze di Ferrara nel maggio del 1983: “ Le mie gambe poverette/già da un pezzo fatte strambe/m’impediscon di salire/ del Casali l’ardue scale/troppo lunghe e troppo erette/ ed a me tocca obbedire…sono vecchio e quasi antico/ ma di cuore benedico!” e poco dopo scrisse sulla sua vecchiaia “ La vecchiaia è in sé gran morbo/ fu già detto molto bene/ Zoppo e gobbo e sordo e orbo/sono: qual mi si conviene…ma un po’ vedo e un po’ cammino/un po’ odo e un po’ mi drizzo/non son proprio al lumicino…”. E ancora scrisse una lunga poesia per ringraziare il suo bastone “servo e padrone” che sorreggendolo gli consentiva ancora di muoversi e i suoi versi sottolineano la lezione di solidarietà che può venire anche da un semplice bastone che aiutando un uomo invecchiato rende meno arduo il suo incedere. Insomma, a leggere queste poesie ci si avvicina davvero all’anima del Vescovo e pare quasi di vederlo chino al suo scrittoio perché Mons. Franciolini scrisse poesie fino agli ultimi giorni della sua esistenza terrena e furono sempre parole di speranza, di augurio, di fede e riconoscenza.
Voglio concludere leggendovi una quartina che non aveva titolo ed era scritta in un piccolo pezzo di carta strappato. Mi piacque subito tantissimo , trovai quei pochi versi profondi e come sgorgati dal cuore.
Siamo vicinissimi a Natale e le luci rendono più belle le nostre città. Anche Cortona è bellissima vestita di luci e di festa. La luce scaccia le tenebre, mette in fuga il buio con le sue paure, aiuta il cammino rendendolo più sicuro e così fu anche per la stella luminosa di Betlemme che indicò ai Magi e ai pastori la capanna di Gesù Bambino.
Ecco le parole del Vescovo che sembrano dare a noi tutti un paterno augurio :
Dimentica tutte le ombre/ma ricorda tutte le luci:/le strade in tal modo più sgombre/ritrovi ed al ver ti conduci”.
Grazie per la vostra attenzione.
(ISABELLA BIETOLINI)