L’Etruria

Redazione

Verso il 25 Aprile, Festa della Liberazione dal nazifascismo

Una bella poesia sulle giornate di Tornia del giugno 1944

Verso il 25 Aprile, Festa della Liberazione dal nazifascismo

Pubblichiamo volentieri questa poesia di un giovane cortonese, che sta dedicando tempo e studio alla storia di Tornia, l'antico borgo medievale della montagna cortonese, che nel giugno 1944, grazie all'eroismo del giovane sacerdote don Giovanni Salvi, scampò ad una strage nazifascista nei giorni della ritirata dell'esercito tedesco e della milizia fascista verso la Linea gotica. Ritirata  imposta dall'avanzare ed incalzare  degli eserciti alleati e della guerra partigiana. La poesia ha partecipato alla XI edizione del  Concorso " Molteplici visioni d'amore-Cortona città del Mondo" (organizzato dal Lions Club in collaborazione con il Giglio Blu di Firenze), ottenendo il primo premio  nella categoria "Poesia inedita Giovani".   ( IC )

 

L’oblio di Tornia

 

Alla piazza delle forche

il popolo nudo era adunato,

ferro buttato nel crogiolo,

in un’ora di terrore:

si tremava.

 

Svuotate le case d’ogni bene,

di speranza le anime. Domani

pare non aver più nome.

 

I pianti fluidi delle donne

e i lamenti strozzati dei bambini

si schiantavano

contro l’erto muro

acre e duro del suono tedesco.

 

Ha gli occhi serrati

un pallido bimbo

cui treman le gambe

mentre lacrima;

stringe forte la mano sfiorita della madre,

quella, nell’altra scorre

gli ultimi grani del rosario.

Fumo nero serpeggia.

 

Uomini forti come i ceppi

ch’erano avvezzi

a spaccare con l’ascia,

in piedi stanno ora, impietriti

esili e sviliti

come ramoscelli seccati,

di fronte all’infame prepotenza.

E inermi vedono alte vampe

di fuoco arrostire le case

e le care bestie fatte schiave

assistono marciare meste

al grido dei crudi barbari.

Poi brividi.

 

Spianano i fucili

dritti ai volti smorti

della gente rannicchiata

che minaccia

un silenzio ghiacciato.

 

Quella quiete sepolcrale

infranse

l’asprignola voce dell’Ufficiale.

 

Calarono le armi

e fu liberazione

d’improvviso

un nuovo respiro

i petti riempì di vitalità

e il cuore batté ancora

dopo un’eternità.

Filippo Meoni