Da modesti seguaci dei fabiani inglesi ottocenteschi pubblichiamo la terza puntata degli Atti dell’Omaggio al Vescovo Giuseppe Franciolini a 30 anni dalla morte , tenutosi in Sala del Consiglio Comunale di Cortona il 20 dicembre 2020. Mancano solo due interventi che verranno pubblicati quanto prima, assieme alle varie chiose di commento e collegamento espresse dal moderatore tra un intervento e l’altro.
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Mario AIMI, medico cortonese, ex-primario ospedaliero, presidente dell’Accademia degli Arditi e del Teatro Signorelli: indimenticabili le sue belle parole che rivolse ad Elsa e a me per prepararci al nostro matrimonio
Sono nato e cresciuto fino alla piena maturità in una Cortona bellissima dove, per un cristiano, la presenza costante di una figura indimenticabile quale era il nostro amato Vescovo Giuseppe Franciolini era un regalo straordinario del buon Dio: e rinunciare a questa presenza tanto discreta quanto importante fu veramente una dura prova per tutti i cortonesi anche non credenti. Anch'io ed i miei familiari provammo questa sensazione di sconcerto perché Giuseppe Franciolini, il nostro amatissimo Vescovo era stato sempre una figura a noi vicina fino dal tempo in cui mio nonno Dino, medico condotto della città di Cortona, era il medico suo personale e del Seminario. Alla morte di mio nonno Dino il Vescovo non fece mancare il suo ultimo saluto e la sua Benedizione. Io allora avevo 4 anni d'età, ma i miei genitori mi hanno più volte raccontato questo episodio.
I miei ricordi personali vanno poi alle tappe fondamentali della mia vita di cristiano: la somministrazione dei sacramenti: la Cresima, la Prima Comunione nell'anno in cui il Vescovo Franciolini celebrò a Cortona un Congresso Eucaristico. Soprattutto ho un ricordo meraviglioso del colloquio privato che io e mia moglie Elsa avemmo con lui pochi giorni prima del nostro matrimonio: ricordo ancora l'affetto con cui ci accolse, trovando le parole più belle per farci comprendere l'importanza di quello che stavamo per vivere.
Ho un altro ricordo veramente simpatico. Monsignor Franciolini nel periodo seguente al suo arrivo a Cortona ha insegnato religione al Liceo Classico Luca Signorelli. Quando negli anni sessanta ho frequentato questo Liceo, puntualmente ogni anno veniva a salutare gli studenti in occasione della Santa Pasqua ed ogni anno ci ripeteva una frase augurale. Ci diceva che eravamo liceali e, siccome amava giocare con le parole, ci ripeteva la parola divisa in sillabe: LI- c'è -ali come a sottolineare che noi giovani studenti avevamo le ali per volare alto nella vita futura.
L'ultimo mio, triste ricordo, risale al giorno precedente la sua morte, allorché fui chiamato come medico al suo capezzale e di quella circostanza ricordo la sua serenità. Veramente un Santo e un grande esempio per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo!
Luciano MEONI, sindaco di Cortona. Testo tratto dalla registrazione e non rivisto dall’autore: un vescovo che stava tra la gente, che ascoltava le persone.
Il Comune ha dato volentieri il patrocinio a questa bella iniziativa. Mi rammarico però che non sia stato inviato un invito a S.E. il nostro Vescovo Mons. Riccardo Fontana. Sul piano del protocollo istituzionale è stato un errore degli organizzatori. Ma detto ciò in quanto sul piano istituzionale certi errori non dovrebbero mai avvenire , saluto innanzitutto le autorità religiose presenti in Sala : S.E. l’Arcivesco Mons. Italo Castellani, il Vicario diocesano mons. Vantini , padre Federico del Convento di Santa Margherita e i tanti parroci cortonesi che qui son venuti.
Del vescovo Franciolini ho un ricordo molto personale. Un ricordo di festa in quanto sono stato cresimato da lui , come tanti altri ragazzi della mia generazione. Il vescovo Franciolini è stata una forte personalità religiosa il cui ricordo permane ancor oggi vivo tra noi; soprattutto per il suo porsi come padre che ascolta i suoi figli, come esempio civile di ascolto del cittadino. In questo egli è di grande attualità anche per coloro che oggi amministrano la cosa pubblica. Ascoltare la gente,ascoltare i bisogni delle persone è un suo lascito di cui noi dobbiamo far tesoro soprattutto in una società come l’attuale dove la fretta mette tutto in secondo piano. Ascoltare la gente, ascoltare i cittadini è un grande valore e su questo valore il Vescovo Franciolini spese tutta la sua vita.
Cortona di questo suo modo di porsi e di testimoniare la Chiesa gli è ancora grata a trent’anni dalla sua morte. Franciolini era uno che stava tra la gente, andava tra la gente e conversava con tutti prendendo anche appunti di quello che la gente gli diceva. Mi è stato raccontato che andando d’estate a Portole faceva il commensale familiare con i fedeli delle parrocchie di montagna e componeva per loro anche simpatiche poesie d’occasione conviviale.
Franciolini fu davvero un grande vescovo in quotidiana comunione con la sua comunità e nei tempi drammatici della seconda guerra mondiale si schierò a fianco dei perseguitati, mettendoci la faccia e salvando, a rischio anche personale, alcuni ebrei come ci hanno poi raccontato gli Hannau e i Debenedetti.
Fu talmente innamorato di Cortona che salvò con grande coraggio civile le nostre grandi opere artistiche, compresa l’Annunciazione del Beato Angelico , dalle razzie naziste.
Il piccolo ricordo di questa sera quindi è un doveroso omaggio ad una persona amata e apprezzata da tutti, al di là della sua funzione religiosa.
Enzo LUCENTE, direttore de L’Etruria e Farmacista in Cortona. Testo tratto dalla registrazione e non rivisto dall’autore: un vescovo fratello tra i fratelli ed amatissimo dai cortonesi
Non commento più di tanto il richiamo del sindaco, in quanto per questo piccolo evento non ci sono stati inviti ad alcuno. Il nostro giornale ha organizzato solo tramite il passaparola, come sempre avviene quando si fanno di queste iniziative di memoria attiva per la nostra città. Ma nessuno può rimproverarci di nulla , tanto meno di un mancato invito telefonico in quanto, se altri volevano, potevano aver ricordato il trentesimo della morte di Mons. Franciolini avendone avuto tutto un anno a disposizione. A noi l’idea è venuta appena dieci giorni orsono, lavorando , come ha detto Ivo nella sua introduzione, alla digitalizzazione del nostro archivio. La Diocesi, se vuole, siccome ci sono ancora dieci giorni del 2019, potrà celebrare una Santa Messa in suffragio e Mons. Franciolini ne sarà felice.
Franciolini è stato un vescovo grande e amato, del quale stasera, come ha detto il moderatore, vogliamo solo ricordare l’aspetto umano e civico,lasciando giustamente ad altri il ricordo religioso ed ecclesiastico. Passo quindi subito alla mia testimonianza. Tanti i miei ricordi. Io voglio solo ricordare qui la sua semplicità di pastore nel porre le grandi questioni religiose o nell’amministrare i sacramenti a noi fedeli laici. Posso dire questo in quanto ho sperimentato la sua semplicità di pastore in maniera diretta. Ero arrivato a Cortona da poco tempo e dovevo sposarmi, celebrante monsignor Ottorino Capannini qui presente. Non avevo fatto la Cresima e giustamente Don Ottorino mi fece presente l’impossibilità del matrimonio senza aver prima avuto il sacramento della cresima. Un pomeriggio in farmacia mi arrivò una telefonata direttamente dal Vescovo Franciolini, che conoscevo solo a livello istituzionale e che mi disse: “Dottore, venga da me in Cappella vescovile domani mattina alla Santa Messa che le devo dare uno schiaffo e renderla soldato di Cristo”.
Ecco, così semplicemente con una breve simpatica telefonata, si risolse una cavillosa questione canonica che stava impedendo il matrimonio religioso con mia moglie Carmelita. Il vescovo Franciolini fu talmente attento al mio lavoro di farmacista in Cortona che un anno dopo che mi ero sposato una sera venne pure a benedire la mia farmacia rinnovata negli arredamenti . Ecco, per me, Franciolini fu sempre un vescovo fratello tra i fratelli e mai un’autorità superiore e inavvicinabile cui dovere solo obbedienza.
Andrea Rossi FRANCIOLINI, pronipote di S.E. Mons. Giuseppe Franciolini. Testo tratto dalla registrazione e non rivisto dall’autore: salvò alcuni ebrei dalla barbarie nazifascista a rischio della propria vita.
Come nipote ho avuto il piacere, questa sera, di sentire tante belle parole sul Vescovo Franciolini e spero che la sua figura di uomo, di pastore e di modello di carità sia sempre per tutti noi un esempio da seguire. Anch’io ho sentito tante volte il racconto del salvataggio di alcuni ebrei che furono da lui nascosti in episcopio a rischio della sua stessa vita. Si dice che gli Hannau chiesero subito di essere battezzati dal Vescovo, ma lui si oppose e disse loro che non era quello il momento e che avrebbe fatto ciò solo a guerra finita, se lo avessero ancora voluto. Cosa che poi avvenne.
Ecco questo salvataggio degli Hannau e di altri mi farebbe piacere se fosse portato all’attenzione della Corte Suprema di Israele per conferirgli il titolo di Giusto tra le Nazioni, in quanto il Vescovo Franciolini ha davvero salvato delle vite di ebrei a rischio della propria. Vi ringrazio ancora per le vostre sentite testimonianze.
Mons. Fabrizio VANTINI, Vicario della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Testo tratto dalla registrazione e non rivisto dall’autore: un vescovo che aveva una visione universale e non particolare della Chiesa.
Grazie di questa possibilità, offerta in zona cesarini, per portare il saluto della Diocesi a questo evento cortonese. Dispiace la non presenza del nostro Vescovo Mons. Riccardo Fontana qui questa sera; ma capisco molto bene l’umore del direttore del giornale. Desidero chiudere la questione dell’invito riprendendo una frase detta dal moderatore nelle sue chiose agli interventi. Ecco,Ivo, lei poco fa ha detto una cosa molto interessante. Dialogando si affrontano tante cose. Ma se una persona non si invita, il dialogo non avviene. E quando avvengono manifestazioni istituzionali anche con tendenze politiche diverse,in genere caro sindaco, si invitano tutte le persone anche quelle che non la pensano come noi .
Comunque io sono venuto volentieri e volentieri ho preso la parola. Non sono abituato a sentire parlare di ‘chiesa particolare e territoriale’ in questa forma descritta dalle varie testimonianze, in quanto, essendo nato negli anni 1970 , precisamente nel 1977, ho appreso in pieno il messaggio dell’universalismo, del cosmopolitismo, del Vaticano secondo e quindi penso alla Chiesa come popolo di Dio e non ho una visione duale clero-popolo .
Son sicuro che anche Franciolini aveva una visione universale e non particolare della Chiesa. Mi spiace quindi che a parlare del vescovo Franciolini non ci sia in forma ufficiale il nostro vescovo e nemmeno nessun sacerdote che l’ha conosciuto direttamente. Penso ovviamente a Mons. Giovannetti, che ci è vissuto assieme.
Ovviamente però, essendo stato seminarista qui a Cortona, amo anch’ io questa città. La amo veramente con il cuore, perché, lo dico ad alta voce, le uniche lacrime che ho fatto sono state quando mi mandarono a studiare da Cortona a Roma e dovetti lasciare mons. Capannini, che mi ha aiutato davvero tanto. Io ho avuto tanto da Don Ottorino e da S.E. Mons. Castellani .E da loro ho appreso chi è stato il Vescovo Franciolini. Un vescovo di cui loro mi hanno raccontato davvero tanto. Mi sarebbe piaciuto tanto sentirli qui anche stasera . Non aggiungo altro; se non che comunque ho portato volentieri il saluto della Diocesi a questo vostro Omaggio a Franciolini nel trentesimo della sua morte.
S.E. Mons. Italo Benvenuto CASTELLANI, Vescovo emerito di Lucca. Testo tratto dalla registrazione e non rivisto dall’autore: un vero Buon Pastore, pronto a dare anche la vita per i suoi figli spirituali.
Questa sera siamo qui tutti in comunione a ricordare un uomo di comunione come il Vescovo Franciolini . Il testimone ora è passato a noi tutti. ‘Comunione’ è una parola profonda che ci affida il Vaticano secondo come quella del ‘popolo di Dio’, assieme a tante altre espressioni conciliari che per certi aspetti Franciolini anticipò nel suo piccolo e nel suo grande. Anche se allora, quando noi eravamo seminaristi ,scherzavamo sulla sua presenza al Concilio e si diceva che lui anche lì faceva le poesie, mentre gli altri elaboravano la dottrina. Ma, a modo suo, anche con il suo far poesie in quella Assemblea ecclesiastica, egli fu attivo protagonista e gli va dato merito che il suo far poesie per i padri conciliari era un bel modo di partecipare al Concilio.
Detto questo, saluto volentieri il sindaco,anche se non è più presente. Saluto la direzione e i collaboratori de L’Etruria e tutti voi presenti che questa sera siete venuti qui per fare comunione profonda, ecclesiale , civile su Franciolini.
Visto che giustamente in tutti i vari interventi si è raccontato il vissuto con Franciolini, cosa mi viene in mente da comunicarvi? Innanzitutto il mio segno di gratitudine verso Franciolini, perché lui mi ha ordinato prete. Ed io ora so , da vescovo, cosa significa il discernimento, il sudore profondo che un vescovo ha prima di ordinare un sacerdote. Ordinare un prete è un discernimento su di una persona , su di un prete che va a servizio del popolo di Dio e quindi davvero momento delicato e tormentato .
Quindi io lo ringrazio anche questa sera perché mi ha ordinato prete. Poi lo ringrazio per tutto quello che egli ha seminato nella mia, nella nostra vita.
Vorrei riassumere il tanto che questa sera è stato detto qui (e il tanto che non è stato detto) su Mons. Franciolini esprimendo ad alta voce quello che io sento e qui condivido su Franciolini.
Egli ( è un fatto che allora mi fece pensare molto e ci penso ancor oggi) è morto la quarta domenica di Pasqua di trent’anni fa, cioè nella giornata in cui la chiesa celebra la Festa del Buon Pastore. Sarà una coincidenza? Non credo . Aggiungo che egli è morto alle ore 15 del pomeriggio .Un’ora che ci richiama storicamente a quella della morte di Gesù. Queste cose mi colpirono molto in quella giornata che fu per me particolarissima. Io allora ero parroco in Cattedrale e quindi suo dirimpettaio di casa e quella mattina passai da lui, in camera sua ,in vescovado, molto presto all’alba prima di andare a Roma per impegni ecclesiastici, perché sapevo che eravamo verso la sua fine terrena. Lo salutai . Andai a Roma e ritornai subito dopo la Santa Messa che celebrai per le vocazioni e che fu trasmessa in TV . Arrivai, di ritorno, in vescovado pochi minuti prima delle 15, proprio in tempo per raccogliere assieme a don Albano e altri preti il suo ultimo respiro. Insomma, andai a Roma e feci i tempo a ritornare per assisterlo nel momento della sua partenza, quasi che mi avesse aspettato. Sarà un particolare fortuito, ma per me è molto importante. E quindi vorrei, ad alta voce, visto che egli è morto nel giorno della Festa del Buon Pastore, riassumere tutto quello che questa sera è stato qui detto su di lui nell’icona biblica del Buon Pastore con alcune sottolineature personali.
Tu, Ivo, che sei persona di montagna lo sai bene: il buon pastore, come dice Gesù, è colui che cammina davanti alle sue pecore. Cammina davanti. E’ una guida. Franciolini, anche da quanto è stato detto qui questa sera, è stato una guida spirituale della nostra città , del nostro popolo. Poi non dimentichiamo che il vescovo viene ordinato vescovo per una diocesi, ma è vescovo di tutta la Chiesa. Questo è il suo carisma e quindi il suo contributo è per tutta la Chiesa di cui è guida . Guida con i suoi scritti. Guida con le sue lettere pastorali. Guida con tutto quello che egli veniva annunciando e dicendo. Certamente tutti ricordiamo che nei suoi discorsi egli era un po’ lungo, come è stato ricordato in due interventi. Allora aggiungo un aneddoto. Voi conoscete il seminario e il suo piccolo teatrino. Lo ricordo bene questo aneddoto perché l’ho vissuto. Dopo una nostra festa di seminaristi si alzò al centro del teatrino per commentare e parlarci . Il discorso era molto educativo e formativo, ma si allungava molto. Vicino a lui, uno per parte, ci eravamo don Tanganelli ed io , allora tutti e due seminaristi prefetti. A don Giovanni ad un certo momento usci sottovoce verso di me un “basta”. Io lo guardai male. Ma il vescovo Franciolini che era in mezzo ed aveva naturalmente sentito questo “basta” non si irritò . Anzi sorrise e ,ecco l’educatore che capisce la sua funzione , ricominciò il suo discorso proprio da questo “basta “di don Tanganelli, giocandoci sopra con le parole. Ecco un piccolo aneddoto della sua capacità di buon pastore.
Una capacità di guida che si ritrova in tutto quello che ha scritto e anche nelle sue poesie qui richiamate. Il buon pastore non ha solo la capacità di camminare davanti, ma conosce anche le sue pecore ad una ad una. Ma biblicamente conoscere significa amare. Egli amava e conosceva uno ad uno tutti i cortonesi. Era un buon pastore esemplare nel conoscere ed amare le sue pecore una ad una.
Ai tanti aneddoti che stasera qui sono stati rievocati ne aggiungo un altro che mi è stato raccontato. Si riferisce al suo andare nelle parrocchie per conoscere e prendere contatto con la popolazione tutta, ma soprattutto per conoscere i bambini del catechismo. A questi bambini naturalmente poneva domande su quello che avevano studiato. Una volta ai bambini di una parrocchia qui in Cortona egli chiese: “Ditemi quante sono le persone della Santissima Trinità”. Un bambino che in Cortona abitava vicino al monastero della Santissima Trinità si fa avanti e dice “24, eccellenza”. “Eh no, dice subito Franciolini. Il bambino, che aveva il babbo che serviva le suore e lo portava spesso dentro il monastero, replica tutto sicuro: “Eccellenza, mica lo vorrà sapere meglio di me che ci vado quasi tutti i giorni dalle monache della Santissima Trinità!” Il vescovo Franciolini allora sorrise e lo accarezzò. Ecco chi era il vescovo Franciolini. Un “Buon Pastore” che amava , guidava il suo gregge e , come è stato ricordato, era pronto a dar la vita per le sue pecore come fece in tempo di guerra, salvando gli Hannau, i Debenedetti ed altri dalla persecuzione nazifascista.
Franciolini è stato, insomma (nel suo tempo, ma avviene anche oggi che è un altro tempo, e in questo senso vorrei interpretare anche i sentimenti del nostro vescovo Riccardo che stasera è forzatamente assente), è stato un “Buon Pastore”, pronto a dare anche la vita per i suoi figli spirituali. Così come fanno anche oggi tutti i vescovi che sono responsabili di una diocesi come padri, come custodi del gregge di Dio. Lui soffrì molto l’unificazione della diocesi con Arezzo . Io ricordo bene tutti i passaggi che furono fatti, anche con il sindaco di allora, questa sera presente e testimone, che andò dal cardinal Benelli a perorare per Cortona. A Cortona allora si mossero tutti. Però alla fine Franciolini accolse le disposizioni della Santa Sede con la frase che è stata ricordata: “ Sia fatta la volontà del Signore”. La Chiesa è fatta così . Cammina, si evolve nella volontà di Dio, nello Spirito Santo . Lui che giocava con le parole , ma che sentiva dentro di sé questa sofferenza dopo l’unificazione ci diceva:“Cortona, Diocesi ?" e subito dopo si rispondeva e ci rispondeva parafrasando: “Cuore che tuona, Dio c’è? Si.” Grazie di tutto, Mons. Franciolini!
Don Ottorino CAPANNINI, monsignore e parroco di San Filippo in Cortona. Testo tratto dalla registrazione e non rivisto dall’autore: la sua mano tesa mi fece sacerdote e oggi la invoco per Cortona e per tutti i cortonesi.
Io ho un ricordo di quand’ero bambino. Abitavo a San Pietro a Cegliolo e vivevo in una famiglia contadina che non aveva disponibilità economiche. Avevo però come vicino di casa un giovane sacerdote don Dante che allora era rettore del Seminario e che poi sarebbe divenuto il vescovo Sandrelli . Volevo andare in seminario , ma i miei genitori non avevano da pagare la retta. Allora un giorno don Dante mi portò dal vescovo Franciolini, che mi accolse nel grande salone dell’episcopio e dopo diverse camminate in su e in giù disse a don Dante: “portalo in seminario, ci penserò io al pagamento della retta economica”. Il 28 giugno 1960 , il giorno avanti alla mia ordinazione sacerdotale andai in vescovado a trovare Mons. Franciolini per ringraziarlo di quello che aveva fatto per me. Lui mi prese la mano e mi riportò su e giù in cammino per il grande salone dell’episcopio, dicendomi: “ Non c’è nulla da ringraziarmi. Ricordi quando eri bambino e qui ti presi per mano e camminasti in questa grande sala come me? Ringrazia solo il Signore”. Io non ci ripensavo più e mi misi a piangere di gioia. Anche quand’ero vicerettore del Seminario, alla sera dopo la recita del rosario, se avevo qualche problema da porgli, usciti di chiesa sul corridoio mi prendeva per mano e mi dava le sue indicazioni. Il sedici di aprile del 1989 il vescovo Franciolini volle noi sacerdoti cortonesi tutti nella sua camera in episcopio. Anche io ero lì presente. Ci dette la sua benedizione e parti per il Cielo. Ecco , ricordiamo tutti la mano tesa di Mons. Franciolini come la ricordo io questa sera . La sua mano il vescovo Franciolini ce la dà sempre, anche ora che è lassù alla presenza di Dio, a godere della Sua luce. E allora diciamo: “Eccellenza, Vescovo Franciolini, che ci hai voluto tanto bene, che hai tanto amato Cortona, dai una mano anche oggi a Cortona e ai cortonesi tutti , affinché siamo degli ottimi cristiani ed un giorno possiamo cantare con te ,nell’eternità, la gloria, la pace , l’amore di Dio, sempre”.
Don Ottorino COSIMI, fondatore della Caritas a Cortona e di Radio Incontri di cui è tutt’ora direttore. Parroco del santuario di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio. Testo tratto dalla registrazione e non rivisto dall’autore: debitori verso la sua ultima benedizione, che ci diede nel momento di partire per il Cielo.
Sarò brevissismo. Anch’io ero presente quel 16 aprile 1989 quando Franciolini, partendo per il Cielo, benedì noi sacerdoti e tutta Cortona. Tutti oggi siamo debitori di quella benedizione e se anche voi dell’Etruria siete bravi ragazzi e ragazze lo dovete a quella sua benedizione. Ricordiamocelo sempre.
A cura di Ivo Camerini