L’Etruria

Redazione

Diario cortonese di questi giorni – 10

Mistero e fascino della vita di clausura.

Diario cortonese di questi giorni – 10

Anche su Fb di quest’oggi troviamo questo nuovo bel post, che volentieri pubblichiamo per i nostri lettori. Sono riflessioni che Anna, vivendo vicino ad un convento di monache coscritte, ci regala  sul mistero e il fascino della vita monastica di clausura. Una vita di clausura e di salvezza. Una clausura diversa però da quella imposta da questi giorni di emergenza sanitaria. Grazie, Anna! (IC)

 

"Diario del 6 APRILE.

Questa foto l'ho fatta ieri sulla mia strada di casa. Mi risuonava in testa la parola CLAUSURA e mentre ci pensavo questa finestrina mi si è messa in posa davanti.
Vicino casa mia c'è un convento di suore di clausura. Una volta sono andata a curiosare e ad una molto anziana che rispondeva gentilmente ho chiesto chi sono e che fanno. Credo che ora non ne siano rimaste che un paio. Chissà che vita. Amare Dio a tal punto. Io non so niente di certi amori. Mi attirano le storie che posso capire.
Mi ha sempre attirato moltissimo la storia degli orfani lasciati sulla ruota dei conventi e poi accolti, nutriti e riscaldati da loro, dalle suore.
In un luogo di clausura eppure di salvezza.
Un luogo di clausura eppure di salvezza.
Sarà che il tempo di oggi ci parla di una cosa simile.
E' tempo di clausura eppure di salvezza, lo ridico.
Nel senso che stiamo tutti lavorando per una cosa che non è un'ideale ma aria che dobbiamo continuare a respirare, e si chiama appunto salvezza. Non è mica scontato. Ci piace o non ci piace. La clausura di oggi ci salva dall'essere altrimenti morti in numero triplo di quelli che già lo hanno fatto in un solo mese. A dirlo sono gli scienziati, non noi che leggiamo una cosa e poi l'altra, in clausura momentanea davanti ai nostri schermi o alle nostre simpatie. Non piacerebbe proprio a nessuno, credo, o a pochissimi, stare chiusi in casa non per scelta ma per costrizione.
Comunque, la clausura di questi giorni avrà tanto di interessante da tirare fuori il giorno in cui apriremo la porta. Forse sarà un giorno lontanissimo, (ieri Burioni, di cui mi fido sempre di più, da Fazio, mi ha fatto pensare così). Così lontano che, ci avevano chiesto di cambiare? Ce l'hanno fatta, (intendo il cielo, la natura, il destino), siamo cambiati.
Sono sicura che dentro ogni casa succedano fatti che quella famiglia di quella casa non avrebbe immaginato. E secondo me sarebbe bello che ognuno provasse a scriverli. Perché di foto dal cellulare ne avremo sempre tante, ma di racconti scritti su come stiamo e cosa proviamo non so. Forse in questi giorni sì. Forse qualcuno che non scriveva mai adesso scrive. Lo spero perché fa bene all'anima. E il momento mi sembra sufficientemente ricco della domanda "come stiamo?"
Ma, a proposito di racconti, ieri una persona a me cara mi ha raccontato, e lo ha anche scritto in un racconto bellissimo, di quella notte del 6 Aprile di 11 anni fa. L'Aquila, 6 Aprile 2009.
Mi ha raccontato ogni istante di quelle ore d'inferno. Come si sta in una notte del genere? E dopo? Come si sta a cercare di scappare dal portone di casa insieme all'amico con cui la dividiamo, che deve salvarsi con noi. E quel portone lo troviamo sbarrato da un pezzo di muro caduto proprio lì, sull'unica uscita possibile, e se non si è abbastanza forzuti da riuscire a spostare quel macigno tra pochi secondi arriva un'altra scossa e addio. Come può stare chi, una volta uscito da quei muri realizza che ancora un secondo, o qualche metro più in là, ed ecco che non ci sarebbe stato più? Come si sta, quando ci sono tanti morti a un passo da noi e noi invece siamo rimasti vivi?
Si sta che andiamo in cerca delle sole cose che contano, che sono poche, che sono facili, sono quelle che forse avevamo già ma non ce n'eravamo ancora accorti. Volere bene. Cercare il perdono, cose così, ma anche più piccole, il pane da fare, una risata al telefono, un abbraccio di chi vive con noi, una finestra piccola sul fuori. L'esserci salvati anche noi, senza spostare muri caduti, ma grazie a chi ci ha detto di restare a casa. Che poi non era mica così brutto starci, anche se era appena arrivata la primavera. Proprio come era arrivata quel giorno, quel 6 aprile in cui le case crollavano. Mentre oggi dovremmo solo fare in modo di non far crollare i nostri nervi. Che a volte ammetto, anche qui sui social, non è mica facile.
Ora faccio un secondo caffè e provo a dare un senso al mio tempo di clausura. E di salvezza."

Anna Cherubini