L’Etruria

Redazione

Diario cortonese di questi giorni – 9

Il silenzio irreale della vita ingabbiata diviene “ buio sonoro” e non è bello e salutare come  alcuni dicono.

Diario cortonese di questi giorni – 9

Anche su Fb di quest’oggi troviamo questo nuovo bel post che volentieri pubblichiamo per i nostri lettori. Sono riflessioni che Anna ci regala  sul silenzio, spesso irreale, che per tante menti e cuori umani diviene “buio sonoro stonato”. Tutti abbiamo nostalgia e bisogno del “silenzio naturale, fisiologico, ambientale, che viene da sé quando deve venire” nella vita normale e non ingabbiata. Grazie, Anna! (IC )

 

“Diario del TROPPO SILENZIO

All'inizio c'era presa tutta questa smania di far sentire la nostra voce, o quella delle nostre casse stereo, o addirittura, i più impegnati, dei nostri strumenti. Poi basta. Meno male perché, ci piacevano davvero quegli inni d'Italia alle finestre e le pentole come tamburi? Del resto, quando il conto dei morti dice mille al giorno, ma che ti canti?
Così, il silenzio della notte si è esteso a tutta la giornata, anche a quelle sei dei pomeriggio che invece avevano reso sonoro il cielo del nostro vicinato.
Per quel poco che ci è permesso mettere piede fuori casa, questo silenzio è una specie di mancanza d'aria alle orecchie, una claustrofobia auditiva, un po' come quando ci si ritrova in una stanza completamente buia, senza uno spiraglio di luce, che sembra manchi aria agli occhi.
Meno male che appena ho scritto questo pensiero, si sono messe a suonare le campane. Allora ho fatto un caffè, mentre suonavano. Ora hanno finito.
Se metto piede fuori casa, sento semmai un ronzio, ma è solo nella mia testa. A volte, facendo pochi passi per i nostri vicoli, si sentono persino le stoviglie se qualcuno mangia, o il rubinetto aperto, o la televisione. E anche le voci che parlano, ma parlano piano e non sono contente. Per quanto ancora sarà questo il sottofondo?
Tanti trovano poetico quello che stiamo vivendo.
Un conoscente, giorni fa, chiedeva qui su fb se questo periodo non eserciti su di noi anche uno strano fascino, se non ci sarà qualcosa che quando sarà finito ci mancherà. In molti rispondevano che stanno finalmente dedicando del tempo a sé stessi, che amano Roma senza smog, che finalmente vivono le giornate con più calma, addirittura uno diceva che prova quasi un senso di eccitazione profonda, come quando sta per succedere qualcosa di bellissimo. Ognuno prova le sensazioni che vuole e mi tappo la bocca perché ho il viziaccio di dire la mia. Ma certo, scrivere pubblicamente di provare un'eccitazione profonda per qualcosa di bellissimo che sta per succedere, boh. Comunque, se invece posso dire la mia, per me questo silenzio porta con sé la didascalia del motivo per cui dobbiamo crearlo, e allora no, non ci sarà niente che rimpiangerò di questo tempo, tanto meno questo buio sonoro. "Fate silenzio" mi è sempre sembrata una frase infelice. Il "sacrosanto silenzio" di cui tanti dicono di aver bisogno, e infatti lo vanno a cercare, stona sempre un po'. Perché forse, il silenzio naturale, fisiologico, ambientale, viene da sé quando deve venire. E allora è bellissimo, come dicono. Allora è come le pause lunghe nei brani di Morricone, o sugli spartiti di Debussy. Ora, in tutta onestà, il silenzio di questi giorni parla di morte, come fa a "suonare" come una cosa bella? Il silenzio di oggi per me è un inviato speciale della natura nei giorni in cui decide di farsi "matrigna". Nei giorni in cui decide di comportarsi come una "bella dama senza pietà", (l'ho letto). Quando mi vengono a dire che è così bello sentire il canto degli uccellini, "ora finalmente si sentono", ho sentito dire. Cioè, è bello davvero? Anche se il motivo per cui li sentiamo è che ci hanno chiusi in casa per non morire? "La natura ha l'empatia di un serial killer", (anche questo l'ho letto). So che "suona" brutto, ma chi lo voleva questo tempo fermo, e questa storia di morte quotidiana a cui assistiamo? "Questo momento ci è stato mandato perché dovevamo crescere, capire, imparare tante cose". Ma cosa? Cosa non avevamo capito?
Forse sto dalla parte degli ottusi, e non solo non capisco, ma ignoro persino cosa c'era da capire. Per questo al signore che poeticamente chiedeva cosa vi mancherà di questo momento ho risposto senza poesia: niente, ma proprio niente!
Tra un po' di giorni, alla prima fragola che mangerò, il mio desiderio da esprimere sarà: la fine del silenzio. Il ritorno del sonoro. Ci sarà un sonoro che avrò voglia di riascoltare più volte, in questi tempo di echi mortali, compresi gli echi degli uccellini: la canzone di Vasco, ma pensandola solo come colonna sonora dell'infermiere che adesso la usa per vestirsi di tutte le sue protezioni, prima del turno.
Comunque, al di là delle polemiche nate nello spazio minuscolo di un post di fb, non certo in quello della natura immensa, meravigliosa, e a volte atroce, ora c'è il problema di aspettare che vada meglio. Che questo silenzio per niente sacrosanto se ne torni da dove è venuto.
Oggi è domenica, e qui non suona niente. E il mio pianoforte non basta di certo a cambiare i colori di questo film di paura. Ma un po' lo suonerò lo stesso e magari, spero, di suonarlo felicemente dopo le 6, quando i "bollettini" magari ci avranno dato di nuovo notizie migliori, un po' come piano piano sta succedendo. E così, come tutti, mi metto ad aspettare il giorno in cui di nuovo sentiremo tante voci, tanti suoni diversi, anche tanti claxon e rumori di macchine e motorini, tanti rumori di quando la natura non mette in scena azioni spietate per chiederci di imparare, capire, crescere, eccetera.”

Anna Cherubini