Pubblichiamo anche oggi molto volentieri le riflessioni del diario di Anna Cherubini. Riflessioni sulle giornate normali di una mamma che segue la figlia che si prepara all’esame di terza media. Naturalmente, giornate normali e semplici da lock-down. Grazie Anna! (IC)
Diario di IERI
A seconda della giornata che è stata ieri, ci si sveglia in un modo o nell'altro.
Che giornata è stata ieri? Mista. Come quasi tutte.
Leggo la storia di Annalisa, che ha 38 anni ed è l'anestesista di Codogno che ha individuato il paziente 1 e ha forzato il protocollo delle procedure per andare fino in fondo e sapere. E ha avuto ragione lei, sappiamo quanto. Leggo della sua passione per il suo lavoro e da una parte la invidio, dall'altra penso che il suo sarebbe uno degli ultimi posti dove personalmente sarei in grado di stare, perché non sarei mai capace di muovermi con quella lucidità. Dice che da allora ogni giorno cammina tra gente che dorme, intubata, con diagnosi di polmonite gravissima. Ha un sorriso molto bello, il sorriso liberatorio di chi esce vincitore da una grande lotta.
Ieri sera parlavo con un amico che mi ha fatto conoscere l'esistenza di uno scultore straordinario che non conoscevo. Questo amico diceva che di fronte a tanta bravura, alla meraviglia di grandi artisti che ogni giorno regalano la speranza, ci si sente inutili. Ma questo mio amico è un medico, cioè se vogliamo il contrario di un artista, e lo sappiamo tutti che in questo momento nessuno è più necessario dei medici che salvano la vita alla gente. Ma forse sono necessari tutti e due, soprattutto in questo momento. Perché forse dovremmo cercare di non "spegnerci" nemmeno in altri modi, almeno secondo me. Non dovremmo farlo mai, ma ora in particolare. Ecco perché se qui c'è il medico che salva la vita in un modo, da un'altra parte, lo scultore bravo, il compositore, lo scrittore, il pittore, il pensatore saggio, "salvano" la vita in un altro.
Poi ci siamo noi normali, né medici né artisti. Siamo qui, bisognosi di entrambe le cose. Siamo utili anche noi, perché ci muoviamo dalla paura della morte fisica alla paura della morte in altri sensi, quindi scandiamo la vita nel mondo. Allora mi ricordo che nei miei studi questo ho imparato che l'arte, la bellezza, il lavoro di chi le mette al mondo, servono per salvare dalla morte sia chi le fa che noi.
Noi normali facciamo altre cose. Però in questo momento facciamo "solo" delle cose. Come se fossimo stati chiamati a ridurre all'essenziale il nostro fare, quello che sappiamo essere al centro delle nostre necessità.
Così io ad esempio, in questo periodo, faccio soprattutto la mamma. Ed eccoci a ieri.
Mia figlia Sara continua con il suo lavoro di "archiviazione" foto di casa. Lei non sta mai sola. Da quando è iniziata questa strana avventura del mondo in isolamento, la vedo stare con le amiche al telefono o in video, ma neanche troppo. Non sta mai sola nel senso che ha sempre qualcosa da fare o con cui farsi compagnia, un mondo suo che la rallegra. E ride raccontandomelo, che si tratti di libri che legge, di serie televisive che guarda, o di amiche che sente, ride sempre tanto, con quell'apparecchio che le sbrilluccica. Mentre io mi arrabbio perché gira in casa come una sciamannata e ha la stanza più disordinata del mondo, ma proprio una cosa terribile che non voglio stare a descrivere nei particolari. Eppure, l'ordine con cui mi ha archiviato le migliaia di foto che avevo, mi dice altro. Album delle cene di famiglia, album dei viaggi della nonna Viola con la parrocchia, album della mamma quando era stupida e album della mamma quando sembrava intelligente, (davvero li ha divisi così). Fa gli archivi anche tra le sue foto del telefono. La cosa bella è che in questo suo lavoro poi c'è la sua pretesa del racconto mio. A me piace così tanto raccontare che mi scatta il dono dell'imitazione, e divento mia madre che dice con voce flautata: "avevo delle meravigliose ortensie nel terrazzino, è passata quell'invidiosetta della Maria Giovanna e le ortensie sono morte." E mio padre che guarda me e mi mima accoratamente un gesto di scrivere: "questa scrivitela, perché le cazzate non vanno dimenticate mai, sappilo!" Voce di mio padre e mia figlia che ride tanto. "Ma li hai mai visti fare un gesto affettuoso tra loro?" mi chiede. Io ci penso e allora mimo il gesto di quando due persone sconosciute si danno un bacino avaro su una guancia e poi sull'altra. Ma la conclusione è che "erano altri tempi".
Nei tempi nostri di ora, imitando chi ci ha fatto ridere, ci si colora il pomeriggio. Qui succede spesso. Questi due alla fine ridevano tra loro ed è finita che la sera abbiamo fatto un'ora di ginnastica insieme per ricomporci.
Tra una cazzeggio e l'altro, a fine giornata abbiamo scelto il libro da cui far partire la tesina di Sara per gli esami di terza media. Ammetto che ci speravo da anni: la Storia (di Elsa). L'ho avvertita che è un libro davvero importante, forse il più importante del '900, che non si scherza con i capolavori (che ci salvano dalla morte eccetera), che sarà dura e difficile, oltre che di tantissime pagine. Ma la aiuterò. "Mamma, potresti mai innamorarti di un uomo che odia Elsa Morante?" conclude così lei la sua intervista. "Mai". E lei: "Sarebbe come innamorarti di uno a cui piace Salvini?" "Uguale".
Metto questa fatta da lei, che suppongo finisca tra quelle della mamma stupida. A volte forse siamo utili anche così.
Anna Cherubini