Pubblichiamo anche oggi molto volentieri le riflessioni del diario di Anna Cherubini. Riflessioni sul dolce flusso di coscienza dentro la cucina di casa,intesa come pensatoio e tempio della vita familiare. Grazie Anna!
Diario della mia CUCINA
Ultimamente scelgo la foto la sera, la posto in modalità visibile solo a me, e scrivo il flusso di coscienza la mattina appena mi alzo, che poi posto per gli amici.
Questo perché spero che durante la notte la foto "lieviti", ossia mi faccia ritrovare la mattina le parole già scritte. Ancora non succede, ma siamo sulla buona strada.
Il flusso di coscienza è così. Si scrive da solo, chi lo scrive al massimo muove le mani e gestisce la grammatica.
Questa foto è di ieri pomeriggio, nella mia cucina, mentre con mia figlia facevamo come ci pareva, cucinando il pranzo alle due e mezza, mangiando alle tre, lei davanti a una delle sue serie preferite, io chattando col mondo intero, o con una persona sola. Pessima madre, ma questo si sapeva.
Poi mi sono rimessa a lavorare, come facevo dalla mattina, e sono andata avanti, con pause lunghe, fino alle dieci di sera circa. Tutto questo in cucina.
Ogni tanto salivo nella cameretta di Sara e mi mettevo sul letto con lei, che era lì a leggere, chattare e non so, e ci dicevamo tante cose cretine, ma tante. E mani che sfrugugliavano pance a solletico, e dolci constatazioni di lei sul mio doppio mento in quella posizione, (forse non solo in quella, dopo mesi di pani fatti in casa), eccetera. Poi tornavo in cucina a rilavorare.
Adesso ho una cucina bella, col tavolo grande in mezzo dove si può mangiare in tanti. Come nelle famiglie numerose di una volta, anche se invece siamo solo in tre. Questa cucina di adesso è uno spazio unico che fa anche salotto, anche se ancora mi manca un divano e al suo posto c'è un letto singolo, e poi la libreria e il pianoforte e dietro il pianoforte camera mia e sopra le due camere dei ragazzi. Insomma, lo spazio sufficiente per stare bene. In cucina ci sono anche tre belle finestre, una sulla piazzetta di Mario a Porta Colonia, la chiamo così perché è la piazzetta di una piccola trattoria con pochi tavoli dove si mangia benissimo, soprattutto la pasta al fumo, che è un sugo speciale di qui. Ovviamente s'è scherzato sul fatto che appena Mario riapre dalla finestra io scendo il cestino e mi faccio "passare un po' di fumo". Questa piazzetta che vedo da una delle finestre di questo mio standone sacro, è davvero un posto conciliante e non vedo l'ora che la vita torni un po' normale per rivederci gente a mangiare, o qualche volta andarci noi. Abbiamo scherzato con delle amiche sul fatto che tra tutte le persone di sicuro ce ne capiterà una, un signore ritenuto molto bello da tutte, ma soprattutto da se stesso, con cui lo scorso anno ho avuto a che fare in modo sentimentale, cioè, credevo io in modo sentimentale, lui era il classico che di sentimenti ci capisce quanto tutti noi di lingue ostrogote. E comunque, subito dopo una fine antipatica della cosiddetta nostra leaison, questo signore ha sempre avuto la "delicatezza" di sfoggiare ogni sera, in queste cene da Mario, le sue nuove conquiste seriali, e tutte avevano la faccia antipatica e stupida, tranne una, che è una persona stupenda che guarda caso il destino mi ha poi fatto incrociare. E ci siamo dette: ma poi, uno cge non sa manco baciare! E cisì, parlando del narciso un po' cretino che scotta le donne in serie, ci siamo trovate a parlare di tutto e volerci bene. Manco a farlo apposta, poco dopo sono venuta ad abitare qui. Vuoi che non abbia pensato al giorno in cui, affacciandomi in finestra e ritrovandomi in perfetta linea d'aria sopra la testa del narciso e della sua nuova conquista seduti a cena, non proverò l'ebbrezza di mettermi lì e innaffiare le piantine proprio a quell'ora, tanto da far scendere una bella grondatina d'acqua? Senza alcun rancore, e soprattutto senza alcun sentimento manco nostalgico, solo voglia di riderci poi con le amiche.
Le altre due finestre della cucina danno sul vicoletto. E io lo adoro, e anche le mie gatte. Vicino a queste finestre c'è una scala che porta alle camere dei bambini e al terrazzino sul tetto, che sarà il nostro rifugio estivo, spero per invitare a cena qualcuno, sotto la luna e un tramonto che vale sempre tanti pensieri belli.
Ma torno alla mia cucina, che mi piace tanto.
Per tutta la vita e nelle varie case in cui ho abitato c'era sempre una cucina piccola e stretta, di quelle in cui è difficile sedere a mangiare. L'ultima poi, quella della torretta scrostata era un tugurio. Eppure, tanto, la cucina è sempre il luogo delle chiacchierate intime, dei pianti ma anche delle risate sceme, della voglia di ricominciare.
Io non solo ci cucino e mi piace invitarci le persone, ma ci lavoro. Anche se adesso, finalmente dopo diversi anni, avrei una casa comoda con più di in tavolo in angoli adatti alla buona concentrazione, niente da fare, in cucina vengono fuori i lavori migliori, e i pensieri migliori. E le telefonate, migliori. Infatti anche ieri, ecco perché questa foto di sorrisi.
Ieri sera poi, dopo giornate di scrittura qui in cucina, tra gli odori di focaccia in forno, che si fa croccante e salatina fuori e "morbida nel cuore", ho finito di scrivere la prima parte di un progetto a cui tengo, e che soprattutto "mi diverte", che poi di sera ho spedito a chi di dovere. Grazie a due persone molto molto care che mi hanno incoraggiato fortemente a farlo. Si chiamano Alberto e Catena.
Adesso è l'ora del decaffeinato, di Robinson, e dei pensieri belli che spero restino fino a sera, fatta eccezione delle ore dei tg. Ma a poco a poco, mi sembra, e spero di cuore, che anche i tg si fanno più morbidi.
Come mi dice sempre il mio bimbo: non la senti mamma questa sensazione di benessere? che non si riferisce al benessere fisico, tanto meno a quello economico. E' uno stare che qualche volta ci affiora da dentro. O almeno, lui in qualche modo me l'ha spiegata così.
Anna Cherubini