L’Etruria

Redazione

Flavio Barbaro racconta il comunista italiano più amato di sempre

A Perugia, l’11 giugno 2024: " Io mi ricordo Berlinguer "

Flavio Barbaro racconta il comunista italiano più amato di sempre

L’11 giugno, alle 18.00, al circolo ARCI “Porco Rossodi Perugia in Via Alessi 1, a quarant’anni dalla morte,il giovane cortonese Flavio Barbaro ripercorrerà la vita del Segretario del Partito Comunista Italiano “più amato”, attraverso la narrazione degli ultimi giorni di vita, partendo da quel comizio in Piazza della Frutta a Padova.

Lo spettacolo di memoria storica attiva è realizzato con il supporto mediatico e tecnico del circolo ARCI “Porco Rosso” di Perugia, con la collaborazione di Diego Torroni, con la musica di Edoardo Bettacchioli e le voci di Tommaso Belia, Dario Cirimbilli, Simone Firpo, Annalisa Muratore, Arnold Sebastian, Emma Torresi e Teresa Sofia Tusino

Ecco una sintesi dell’apertura dello spettacolo portato in scena da Flavio Barbaro.

Padova, Piazza della Frutta
7 giugno 1984, attorno alle 22.00

«Vi invito – a impegnarvi tutti».

La voce si incrina, la mano aperta torna sulla bocca. I militanti passano dal dire “Bravo Enrico bravo”, a “Basta Enrico basta”. Il discorso si inceppa sempre più spesso, sempre di più, e quanto più si inceppa tanto più forte applaude la gente, che osserva le immagini del megaschermo che si trova dietro il palco.

Zanonato chiede di chiamare un medico, Folena vede il dottor Lenci sotto il palco e lo invita a salire. Lenci è già preoccupato per i segni di un problema ben più grave che un semplice malore.

Dalla folla si alza un coro.

«En-ri-co! En-ri-co!».

Lui reagisce con un sorriso dolce. La sua è una missione, da sempre, dal timido ragazzo delle rivolte per il pane all’uomo alla guida del più grande Partito Comunista d’Occidente, una missione per gli altri. E quella gente è lì per lui, lo è sempre stata.

Senza un solo gesto, Enrico riesce a prendere tutta l’attenzione su di sé, si vede che sta prendendo lo slancio per un ultimo colpo, un grande respiro. L’atto finale. Cala il silenzio. Via definitivamente gli occhiali, chiude a braccio.

«Per quello che siamo stati e siamo è possibile conquistare nuovi e più vasti consensi alle nostre liste, alla nostra causa, che è la causa della pace, della libertà, del lavoro, del progresso della nostra civiltà».

Inizia la corsa contro il tempo. Il dottor Lenci, che intanto era salito sul palco, mette una mano sulla schiena di Enrico per sentire se è sudato, lui afferma di voler vomitare e il dottore lo invita a farlo. Enrico però inizia a non reggersi più in piedi, viene sostenuto e trascinato fino alla macchina da Lenci e da un altro membro del partito. L’autista Menichelli gli mette un impermeabile, mentre Enrico gli sussurra di recuperare gli appunti del discorso. Tatò afferma che si tratta solo di un problema allo stomaco. Zanonato va a rassicurare la piazza sulle condizioni del segretario.

Arrivano alla stanza 421 dell’Hotel Plaza, Enrico si stende sul letto e si toglie le scarpe, continuando ad avvertire della nausea. Lenci, che intanto è arrivato su un’altra macchina, ha mandato a chiamare un cardiologo che lavora con lui all’ospedale. Sale in camera per visitare Enrico, Tatò continua a sminuire la situazione, ma Lenci ha notato la confusione mentale. Arriva il cardiologo, il dottor Zanovello, il quale, dopo alcuni controlli, dà la diagnosi inequivocabile: lesione cerebrale destra, verosimilmente di natura emorragica.

Viene chiamato l’ospedale e viene chiesto di preparare l’equipe di neurochirurgia per un codice rosso. Menichelli è terrificato, chiede a Tatò cosa stia succedendo, ma Tatò tace. Risponde Lenci: “È gravissimo, ho già allertato la sala operatoria, Berlinguer è in coma”.

Tutti possono partecipare. Info sulla locandina qui pubblicata.

Redazione