Sono arrivati a Monte San Savino con un progetto di ricerca teatrale dal titolo “L’eco della falena” dedicato al tempo: il tempo come ricordo, memoria felice dell'infanzia, memoria traumatica, memoria che si fa assenza e mancanza, il tempo che scorre e porta via le persone care, il tempo che invecchia il nostro corpo, il tempo che cura tutto, che trasforma le azioni in abitudine, il tempo che vorremmo possedere con violenza, gestire, ma che scivola dalle mani e si fa spesso paura del futuro in quanto ignoto. Hanno fatto ingresso nel Teatro Verdi con le figure esili ispirate alla vita e alle opere di Virginia Woolf, mostrando la loro ferita più segreta e svelando la loro solitaria e tormentata bellezza.
Sono i giovani componenti di Cantiere Artaud, collettivo di ricerca teatrale fondato ad Arezzo nel 2016 da Sara Bonci e Ciro Gallorano impegnato in questi giorni al Teatro Verdi di Monte San Savino per dare corpo alle alchimie delle arti sceniche che hanno immaginato quale visione del loro teatro: la potenza della parola, il rapporto profondo con la musica dal vivo, l’uso di videoinstallazioni, un approccio fisico istintivo e radicato, gli attori quali corpi danzanti, dotati di forte espressività sia nella voce che nel movimento, la verità radicata nel simbolismo e nel rito.
Lo spettacolo “L’eco della falena” sta muovendo i primi passi sul palcoscenico grazie all’ospitalità di Officine della Cultura, che nel Teatro Verdi ha fissato la propria Residenza artistica, oltre alla collaborazione con il Comune di Monte San Savino e A.S. MonteServizi, e al progetto “Artisti nei Territori” promosso da MiBAC e Regione Toscana. Il debutto dello spettacolo, e insieme restituzione integrale al pubblico di questi intensi giorni di lavoro, avverrà a marzo 2020 ad Arezzo, al Teatro Pietro Aretino, all’interno della rassegna “Z Generation” curata da Officine della Cultura e sarà un’occasione preziosa di confronto sulla visione contemporanea della scena, del teatro e dell’uomo.