L’Etruria

Redazione

Profitto, feticismo delle merci e schiavitù dei lavoratori

Due principi della critica marxiana tornano di grande attualità

Profitto, feticismo delle merci e schiavitù dei lavoratori

Con l'ultima rivoluzione industriale, messa in campo dalle tecnologie informatiche, il profitto capitalistico ha ripreso il dominio dei popoli e delle nazioni in maniera ancora più "bestiale" di come lo era stato nei secoli anteriori al Novecento.

Visto che con il nuovo secolo, grazie alle colpe dello stalinismo, si sono estinti quasi dappertutto i socialisti e i comunisti, spetta ai veri e sinceri democratici riscoprire la critica marxista e rilanciare alcune delle sue teorie serie e valide, definite a suo tempo da Carl Marx nel suo libro Il Capitale.

Quando all' Università frequentai il corso per l' esame di Storia delle dottrine  economiche e  politiche,   il professore ci fece studiare Il Capitale attraverso l’ interpretazione data dall' economista ed illustre accademico americano Paul Sweezy ( Monopoly Capital, ed.italiana: Il capitale monopolistico, Einaudi, 1968).

Oggi è giunta l’ora di farlo studiare nuovamente nelle scuole italiane perché questo neocapitalismo sta schiavizzando nuovamente i lavoratori e le persone, dando stipendi da fame e abolendo i diritti umani.

Ecco, allora, due definizioni presenti nel Capitale di Marx quanto mai attuali e che sono condivisibili dai cattolici, dai democratici per bene e seguaci dei principi della giustizia sociale e della dottrina sociale della Chiesa.

Profitto: il "saggio di profitto" per Marx è definito dalla formula: s = Pv / (c + v) in cui Pv è appunto il "plusvalore", cioè , se non controllato dallo Stato, dai politici onesti e dalla mente sana, la speculazione che porta soldi solo in tasca al padrone. La caduta tendenziale di questo saggio è dovuta - in seguito allo sviluppo tecnologico - alla crescita esponenziale di "c" ed è una delle contraddizioni intrinseche del capitalismo, che, per tenersi in vita, riduce in schiavitù i lavoratori e i consumatori,  ingrassando  solo il padrone.

Feticismo delle merci: per Marx , ma anche per tutti coloro che si sentono persone umane, è il fenomeno principale della politica monetaria, e di quella capitalistica in particolare .

Secondo queste teorie e pratiche politiche le merci non rappresentano semplici oggetti fisici, ma rispecchiano i rapporti sociali e le situazioni antropologiche di un popolo e di una nazione.

Con ciò i rapporti tra gli uomini si rappresentano rovesciati; cioè come rapporti dove i diritti umani non contano nulla davanti al "dio quattrino".

Le leghe operaie e contadine di fine ottocento,assieme ai sindacati dell'epoca, combatterono il capitalismo, sposando questa critica marxiana, che trovò espressione, in estrema sintesi, anche nella versione dell' Enciclica papale " Rerum novarum " (1891).

Ivo Camerini