L’Etruria

Redazione

Un documento storico importante

Il discorso del cortonese  Vannuccio Faralli nel giugno 1945

Un documento storico importante

Il 10 giugno di cento anni fa veniva trucidato da sicari fascisti, su diretto ordine di Mussolini (si vedano le ultime ricerche di Mauro Canali e la mostra al Museo di Roma ‘Vita e morte di un padre della Democrazia’), il deputato socialista Giacomo Matteotti. Il sindaco di Genova Vannuccio Faralli, nel giugno 1945, in una Italia che ha da pochi mesi riconquistato la libertà, anche di parola, commemora il martire Matteotti, il compagno di partito e un padre spirituale, con un veemente discorso il cui dattiloscritto è conservato nelle carte in possesso degli eredi Faralli. Ciò che segue è una importante selezione di quel discorso.

Alvaro Ceccarelli

Discorso di Vannuccio Faralli per Giacomo Matteotti

"...Per noi socialisti, Giacomo Matteotti simboleggia il socialismo stesso nei suoi due aspetti della sua dottrina e della sua prassi. L’organizzatore instancabile delle risaiole e dei contadini allora così poveri e sfruttati del polesine e dei lavoratori più modesti e meno remunerati di tante regioni, il propagandista popolare, era anche il deputato battagliero alla Camera e nei congressi che intesseva la sua polemica di cifre e dati con esatta scienza e coscienza dell’argomento, e fondava su prove di diritto e di fatto le sue precise e incisive accuse alle legislazioni ingannevoli, alla magistratura vile, ai falsi bilanci, alle istituzioni della borghesia rinunciataria dei propri stessi diritti.

Studioso ed esatto nella Sua profonda preparazione politica, la generosità del Suo animo lo trasformava in avvincente tribuno, amatissimo dai compagni e temuto dagli avversari. Signore nel tratto, nel gusto, nel tenore di vita; dolce e tenero nell’intimità della famiglia, eccolo prodigarsi in mezzo ai poveri nell’opera di organizzazione e di propaganda con una dedizione così completa che trovava una immediata corrispondenza nelle masse. Il fascismo insidiò l’organizzatore e uccise il deputato socialista. Vi fu un mandato preciso? La revisione del processo in una atmosfera di libertà forse riuscirà a stabilire questo punto. Comunque la responsabilità è del regime, e va dal capo dello stato al capo del governo, e da questo, attraverso le gerarchie scende fino all’ultimo mascalzone che imbrattava i muri con la scritta obbrobriosa di “W Dumini”! Vergogna di un’Italia decaduta; quelle scritte rimanevano tra l’indifferenza di tutti, nessuno arrossiva. Oggi, una ventata fresca, giovanile ha spazzato via tutto ciò. Le brigate dei patrioti preparate nella dura vigilia d’armi ed esercitate per lunghi mesi alla guerriglia sui monti discesero a fondersi nel miracoloso movimento di popolo che animò le giornate dell’aprile, e il fascismo disparve fuggendo simile a tregenda di spiriti diabolici in corsa precipitosa verso gli abissi che se li debbono ingoiare tra le fiamme donde son nati. ...In questi venti anni Giacomo Matteotti è stato un simbolo, una fede, un’idea. Egli ha animato la nostra lotta, ha fuso i nostri spiriti, ha simboleggiato le nostre bandiere. Nelle galere, nei campi di concentramento, al confino, nei momenti di tortura, di sevizie quando la volontà doveva ad ogni costo dominare la materia per non cadere, per non flettersi, la Sua immagine, il Suo sacrificio arroventavano le nostre anime che uscivano purificate dal calvario, rafforzate nei propositi, sorrette di fiducia e di speranza e nel nome di Giacomo Matteotti sono sorti gli attuali Comitati di Liberazione che sono la continuità storica dei Gruppi di opposizione all’epoca del delitto. Poiché Giacomo Matteotti è l’antifascismo, Egli è il maggiore e il più puro degli antifascisti, anzi è qualche cosa di più: è l’antitesi del fascismo, è la negazione innata e naturale di quello stile, di quel gusto, di quelle pulsioni, di quei sentimenti che hanno permesso lo sviluppo del fascismo. ...Il fascismo è stato buffonesco, facilone, retorico, spesso demagogico, sempre inconcludente. Matteotti era già a vent’anni austero, critico, positivo, pronto, se occorreva, a affrontare la impopolarità, deciso a stringere e concretare. La lotta contro il fascismo fu per Matteotti un fenomeno naturale. Si trovò ad essere il Capo dell’opposizione, come segretario del più forte Gruppo parlamentare antifascista. Ma quand’anche fosse rimasto uno studioso puro, chiuso nella Sua solitudine, Egli avrebbe pur sempre impersonato idealmente l’antifascismo italiano perché tra i complessi e torbidi sentimenti della sedicente rivoluzione di ottobre, c’erano tutti i motivi estranei allo spirito di Giacomo Matteotti…… Le Sue parole, le Sue ultime parole sono nel cuore di tutti, sono nella storia: Uccidete me, ma l’idea che è in me non la ucciderete mai. La mia idea non muore … i miei bambini si glorieranno del loro padre … i lavoratori benediranno il mio cadavere … Viva il socialismo!"