L’Etruria

Redazione

C’ era una volta la Domenica...

C’ era una volta la Domenica...

L’altra mattina al mio solito bar-circolo culturale camuciese c’è stata una gran forte e impegnata  discussione, che mi fa molto piacere condividere con i lettori de L’Etruria.

Naturalmente i benpensanti diranno che è la solita nenia populista,il solito refrain di gente del popolo basso che, secondo lor signori, dovrebbe starsene zitto e a cuccia , ringraziando se ancora può permettersi un caffè, un cappuccino e una brioche.

Proprio per questo, invece, da modesto giornalista di strada, ho registrato cosa dicevano gli avventori di questo unico e simpatico bar popolare camuciese e volentieri ne riporto qui di seguito una sintesi.

Primo Avventore: C’era un volta la domenica... In città tutti ci si riposava con le nostre famiglie, si andava alla messa e a far quattro passi in paese, si viveva la giornata di festa, insomma, pregando e godendosi la famiglia, fatta di nonni, figli e nipoti. In campagna e in montagna la festa era andare vestìti bene alla chiesa, pregare, fare quattro chiacchiere sul sagrato o sul "cimiterio", tornare a casa, rimettersi gli abiti da lavoro, governare gli animali domestici, fare un pranzo completo e tutti assieme, riposarsi  qualche ora in più del normale. La nostra comunità era   un "piccolo comune rustico", dove ognuno si sentiva fiero di vivere e difendere la piccola patria, dove si condivideva il lavoro e il pane, dove quando ci si incontrava per strada ci si scambiava un buon giorno , una buona sera, uno ciao e ci si sentiva affratellati nel bisogno e nella gioia. Oggi ci si passa accanto, ma ognuno guarda dall’altra parte. Se si vede uno caduto per terra si tira dritti senza nemmeno uno sguardo di compassione. Se uno ti saluta, manco si risponde e anzi si borbotta: ma chi sei, ma chi ti conosce , ma che vuoi? Dopo questo covid, che ancora manco è passato, la società è davvero un’altra.

Secondo Avventore: Hai proprio ragione . Siamo ormai tornati all’homo homini lupus  (l’uomo è lupo all uomo) e tutti si vantano di campare sui più deboli, sui più onesti e su coloro che faticano da mattina a sera. Ci hanno talmente impaurito che  neanche il vedere gli altri impauriti come noi davanti a questa pandemia, che sembra non avere mai fine  e che nessuno ancora ci ha detto come sia venuta fuori, ci spinge ad avvicinarci al prossimo, a fare condivisione e solidarietà per difenderci uniti davanti all’attacco che lor signori i neoliberisti hanno sferrato contro i diritti sociali ed umani, contro il diritto a vivere sereni e ad avere un lavoro per sfamare se stessi e la propria famiglia. Io capisco che avere paura è una cosa umana, ma dovremo pur aiutarci e metterci insieme per battere questa paura che ci hanno messo in testa con una comunicazione, con una informazione distorta . Perché non prendiamo a pedate nel sedere tutti quei politici che speculano sulla pandemia e con i loro cuori di pietra ci vogliono ridurre a sudditi e schiavi dei loro progetti di governo e di dominio sulle nazioni del mondo?.

Terzo Avventore: Dici bene, amico; ma se non si ritrova il coraggio di non avere paura , come sarà possibile impedire alla dittatura neoliberista di vincere e consolidarsi in Italia e nel mondo?

Quarto Avventore: Oggi siamo soli e allo sbando, perché al c’ era una volta la domenica possiamo benissimo aggiungere: c’ erano una volta i partiti, c’ erano una volta i sindacati e, perché no, c’ era una volta la Chiesa. Si anche la Chiesa oggi non c ‘è più. La chiesa brucia, grida  Andrea Riccardi in un bel libro uscito da pochi mesi. Ma la Chiesa non c’è più perché , come scriveva già diversi anni fa  il grande cardinal Martini, “ nell’Europa del benessere e in America la chiesa è stanca. La nostra cultura è invecchiata, le nostre chiese sono grandi, le nostre case religiose sono vuote e l’apparato burocratico della Chiesa lievita, i nostri riti e i nostri abiti sono pomposi”.  Oggi dopo la prima fase della pandemia  non solo la Chiesa è più stanca di prima, ma mancano alla Chiesa , ( e anche ai partiti e ai sindacati ) quegli uomini che una volta c’erano e stavano vicini al popolo, cioè al ceto medio che lavora e che paga tasse esose per mantenere ricchi e vagabondi.

Purtroppo da un paio di decenni non ci sono più in giro quegli uomini della prima repubblica italiana che sapevano accendere il fuoco della patria, dei diritti e del progresso per tutti. E ti aggiungo che ,in questa società del chiasso e dell’arroganza, possiamo dire anche: c’era una volta il silenzio, c’ erano una volta leaders e governanti che sapevano ascoltare il proprio  popolo. Insomma, oggi  ci mancano guide che sappiano che il silenzio è “ talvolta tacere, sempre è ascoltare”.

Non abbiamo più nella chiesa , nei partiti, nei sindacati persone che abbiano la volontà di lasciarsi interpellare dal dolore degli esclusi , scegliendo di condividerne la marginalità e la piccolezza . E allora, caro amico, sarà davvero difficile , se non impossibile, unirsi, mettersi insieme per rivendicare una società fatta di libertà , uguaglianza e fratellanza. Io sono pessimista e non credo più a niente, anzi, se non avessi i figli ancora da mantenere e far crescere, vorrei tanto fuggire in un bosco , come facevano nel Medioevo e vivere di quello che la natura mi dà.

Quinto Avventore: Vedi, amico, tu parli beni e capisco il tuo pessimismo, ma l’ errore tuo e di tanti altri sta proprio nel pessimismo, nel non vedere la possibilità di luce anche in questo mondo terribile che gli odierni politici, usando la pandemia ,ci stanno costruendo attorno. Se non è possibile ricostruire i partiti e  i sindacati che fecero risorgere e costruirono la grande Italia del quarantennio 1950-1990, prendiamoci su , noi poveri bischeri che ancora si va a lavorare, credendo nel nostro paese, il compito impegnativo di vivere ogni giorno, nella nostra nazione, nella nostra piccola patria, come agit-prop del bene, portando il cambiamento positivo proprio tra il male del neoliberismo per cambiarlo dall’interno.

Se ci rimane difficile strappare via la zizzania dell’affarismo e del profitto che ogni giorno incontriamo, facciamo il proposito di seminare un poco di solidarietà e di fratellanza dove si vive e si lavora. Seminiamo grano buono per chi verrà poi a raccogliere frumento che sfamerà chi ha fame , che darà giustizia a chi chiede giustizia, che restituirà libertà e democrazia a chi non ne gode più e ne sente il bisogno. Facciamoci  lievito di democrazia e libertà nel nostro piccolo quotidiano e vedrete che le cose piano piano cambieranno. La goccia che cade ogni giorno sulla roccia, anche la più dura, prima o poi la scava. Chi vuol cambiare la società non deve ritirarsi in un bosco o in un deserto . Deve accrescere ogni giorno la capacità di seminarsi tra gli altri, di vedere se stesso e Dio nel prossimo. Deve cercare  di convincere l’altro, con la parola e con l’azione, che cambiare si può, soprattutto se si cercano libertà , solidarietà e democrazia.

Sesto avventore: Sono d’accordo con te . Ma tornando alla nostalgia del "c’era una volta la domenica.." , devo dirti che oggi siamo tornati alla società neopagana e prebabilonese. Siamo messi male su tutti i fronti e  l’unico tempo che la pandemia ci ha lasciato è quello dell’attesa . Dell’attesa non della domenica, che non c’è più, ma del rompete le righe, come dice  Jonson agli inglesi con freedom day del 19 luglio , del nostro ritornare liberi sulle strade del mondo. Ma come saremo , se arriverà il free dom anche per noi? Ciò che ci aspetta avrà ancora qualcosa del passato che abbiamo conosciuto? Oppure saremo costretti in un mondo nuovo, che avrà travolto ogni ideale di libertà e solidarietà? Insomma, cosa ci aspetta in fondo al tunnel della pandemia covid-19? Io non lo so, ma vorrei tanto che il neoliberismo crollasse dalle fondamenta e che la società dei controcorrente, dei cani sciolti e liberi vincesse sui signori del businnes e del profitto.

A questo punto, anche una signora che aveva ascoltato in disparte mentre si gustava il suo cappuccino, ma annuendo più volte con la testa, interviene e dice a voce alta: “aggiungiamo anche: c'era una volta il babbo e la mamma, c'era una volta il buonsenso, c'era una volta la famiglia, c'era una volta la solidarietà e l'amicizia, c'era una volta il darsi una mano, lo scambio di aiuto, c'era una volta la casa con la porta aperta ......; ci vorrebbe che ritornasse Gesù a cacciare nuovamente i mercanti dal tempio”.

Il modesto giornalista di strada che racconta quanto ha ascoltato, non sa se ci vuole ancora una venuta di Gesù sulla terra , ma di certo sa che ci vuole da subito un po’ di buonsenso e di ritorno alla giustizia sociale, al lavoro per tutti, alla libertà e alla democrazia uguali per tutti. E questo ci vuole prima che sia troppo tardi e che una nuova rivoluzione sparga violenza e lutti come sempre è avvenuto nella storia dell’umanità dopo che le élites dei comodi e dei ricchi hanno rubato al popolo il governo di una nazione o delle nazioni.  

Ivo Camerini