L’Etruria

Redazione

VALDICHIANA:   QUALE OSPEDALE  DOPO LA PANDEMIA?

VALDICHIANA:   QUALE OSPEDALE  DOPO LA PANDEMIA?

Riceviamo e Pubblichiamo.

Nessuno ha ragione di dubitare del continuo impegno che i  primi cittadini  della Valdichiana dedicano  al rilancio dei servizi ospedalieri del S.Margherita.  “l’Atto di programmazione della salute locale”  elaborato da oltre due anni dalla Conferenza dei Sindaci, testimonia non solo  determinazione a riappropriarsi di una struttura congrua al bacino di utenza,  ma visto il coinvolgimento delle OO.SS locali, anche la  loro volontà ad elaborare progetti condivisi e compatibili nell’ambito della riorganizzazione ospedaliera toscana.

Tuttavia  se i risultati sin qui raggiunti non sono incoraggianti,   la responsabilità non è tutta loro,  poiché gran  parte va attribuita   all’insoddisfacente articolazione di alcuni organi  gestionali previsti nelle AUSL.  Nella  Governance ad esempio,  si attribuisscono  ai sindaci le funzioni di indirizzo e verifica  che però non possono esercitare al meglio per mancanza di strumento idonei.   In aggiunta il complesso sistema di voto   all’interno delle Conferenze di Area Vasta,   finisce per  acuire le disparità  emarginando sempre più gli ospedali periferici,  la cui sorte col passare degli anni si fa sempre più incerta.

Non potendo rimediare a carenze normative nazionali e regionali , i sindaci della Valdichiana devono essere però determinati  e convincere  il DG della AUSL  ad un confronto  serrato e continuo sulla programmazione già elaborata,  così da avere risposte certe e sostanziate  dalla volontà  della azienda   sul cosa fare all’Ospedale S.Margherita e con quali mezzi.

Da tempo il Circolo sanità cerca di richiamare l’attenzione  di tutti  i partiti politici e delle OO.SS. locali  al fine di  intraprendere   una azione comune di sostegno e di stimolo nei confronti dei  sindaci,  affinché  non cedano  alle lusinghe di chi, di tanto in  tanto promette attività di ricerca e servizi  particolari ,  che difficilmente potranno costituire la futura vocazione di un ospedale delle  dimensioni del S.Margherita.

A tal fine,   il PD della Vadichiana e una rappresentanza della lista Civica per Cortona,  nei giorni scorsi ha voluto incontrare   l’Assessore alla Sanità Toscana ed i consiglieri regionali eletti nelle liste  PD  del collegio aretino. Nell’occasione,   è stato  presentato   il progetto  di rilancio della sanità ospedaliera    e    testimoniato   il disagio che  cittadini sono costretti a subire,  causa la disfunzione di alcuni servizi   in sofferenza  ancora prima della pandemia da  virus SARS-CoV-2.

E’ stato ribadito che  servizi da allocare negli ospedali periferici  devono essere  di grande impatto sociale e ben strutturati , altrimenti  finiscono per identificarsi con le aspirazioni di qualche operatore che alla prima occasione di una carriera più gratificante,  non esita a trasferirsi nell’ospedale più grande o  passare,  come ormai accade spesso in sanità privata.

Il DM 70 del 2015 chiarisce, riferendosi in particolare alla dimensione dei  bacini di utenza,  quali sono le funzioni e le strutture professionali  da attribuire agli ospedali periferici,   riservando  tuttavia una certa flessibilità alla programmazione regionale. Di certo non può considerarsi equa  l’attribuzione di 10 – 11 (U.O.C)   strutture complesse a ospedali con bacini di utenza di poco superiori a 60.000 abit., e solo 2 al S.Margherita con bacino di utenza di poco inferiore.

 I dati appaiono palesemente incongrui   se si pensa che 10-11 strutture complesse spettano  solo a bacini di utenza tra 150-300 abitanti.  Ma le  sorti  della sanità ospedaliera  del nostro Distretto  potrebbero ancora peggiorare,  se chi  rappresenta i bisogni dei cittadini non presta attenzione a ciò che si va definendo  nelle indicazioni nazionali e regionali  sugli ospedali di comunità.

Per garantire la necessaria sostenibilità al nostro SSN  la via maestra non è la gerarchizzazione delle strutture e della qualità dei servizi, ma la realizzazione (ancora in corso)  di una vera rete ospedaliera  articolata per  intensità di cura, ove possa realizzarsi il massimo della connessione.  Ciò però è possibile solo se  gli ospedali più grandi si dedicheranno    prevalentemente alle patologie e agli interventi più  complessi e urgenti,  delegando  la grande routine, soprattutto chirurgica, alle strutture territoriali,   le quali  se lasciate operare in sicurezza,  sono le sole in grado di produrre risparmi.

Se davvero la AUSL vuole  rivalutare i servizi ospedalieri in Valdichiana, ora   che la pandemia si va attenuando,  dovrebbe provvedere in breve tempo al  ripristino della robotica, alla nomina di un Direttore di Chirurgia e all’adeguamento della dotazione organica degli anestesisti, come indicato nell’Atto di programmazione.

Gabrielli Luciano ( ex-assessore alla Sanità Cortona e  coordinatore circolo sanità-Pd)