Proseguono anche in ottobre gli incontri di formazione dell’Avo cortonese e castiglionese presieduti da Rita Pastonchi e Anna Rosa Burali. Tutti gli incontri svolti hanno avuto un’ottima partecipazione e successo formativo. Nel ringraziare “i bravissimi e competenti relatori che hanno permesso la realizzazione di quest’importante modulo formativo”, la presidente Rita Pastonchi ci ha inviato il programma della parte finale del corso, che si terrà dal 7 al 16 ottobre.
Pubblichiamo pertanto molto volentieri la parte conclusiva del programma dell’ impegnativo Corso di Formazione “ Essere voce di chi non ha voce”, iniziato il 18 settembre ,presso la Sala Riunioni dell’Ospedale Santa Margherita alla Fratta, con la relazione di apertura del dottor Franco Cosmi su “ Il malato e la malattia”, con gli interventi di presentazione della presidente cortonese Rita Pastonchi, della presidente castiglionese Anna Rosa Burali e con i saluti dei sindaci Luciano Meoni e Mario Agnelli.
Ecco qui di seguito il calendario degli incontri dell’ultima settimana , che, ad eccezione della giornata conclusiva, si terranno presso l’ospedale della Fratta.
-Lunedì 7 Ottobre 2019, ore 16,00 a Fratta di Cortona:
D.ssa. Elena Manciati (Psicologa e Psicoterapeuta):
“Alzheimer e relazione di cura”.
-Mercoledì 9 Ottobre 2019, ore 16 a Fratta di Cortona:
D.ssa Tina Frolo: (Staff Direzione infermieristica P.O. Valdichiana e Amiata Senese):
“Prevenzione delle malattie infettive nell’assistenza alla persona”;
D.ssa Fabrizia Gorgai: (Direzione medica P.O. Valdichiana e Amiata Senese):
“La prevenzione delle malattie in ospedale: precauzioni standard e comportamenti corretti”;
-Lunedi 14 Ottobre 2019, ore 16,00 a Fratta di Cortona:
Rita Pastonchi e Silvano Rubechini: (Volontari Avo):
“Organizzazione Avo, coordinamento volontari, decalogo e Statuto”.
-Mercoledì 16 Ottobre 2019, ore 16,00: Chiusura corso a Castiglion F.no Casa della salute I° piano:
Sig. Cristina Machado De Oliveira: (Presidente Regionale A.V.O.):
“Cenni sull’organizzazione AVO ed esperienze di amalgama e conduzione del gruppo”;
Padre Giuseppe Castelli: (Eremita Diocesano):
“Se fossi io il samaritano”.
Tutti coloro che vogliono partecipare, anche ad un singolo incontro, sono i benvenuti, come ci dice Valeriana Giamboni e possono informarsi presso:
Tel. (Rita) 0575-62204; Cell. 339-6995346; (Vilma) 338-4226973; (Franca) 348-4924010; (Silvano) 075-959369; Cell. 333-7807259.
Pubblichiamo inoltre, richiamando i cento fiori del nostro volontariato cortonese e castiglionese, il decalogo del Volontario Avo , che viene dato ad ogni partecipante al Corso.
“Il volontario, dopo aver approfondite le motivazioni che lo hanno indotto a scegliere come attività sociale il servizio ospedaliero, e dopo aver vagliato le sue disponibilità di tempo, sceglie e stabilisce con il coordinatore il giorno e l’orario per il suo turno settimanale di servizio.
Egli sa che la sua presenza in ospedale vuole essere un gesto di amicizia, di solidarietà, di impegno nei confronti dell’ammalato ricoverato per rendere più umano l’ambiente dell’ospedale.
Egli perciò prende atto che i suoi doveri principali sono:
1) Essere presente nel giorno della settimana stabilito. Rispettare gli orari. Non abbandonare il servizio prima dello scadere dell’orario. Trascorrere l’orario di servizio nel proprio reparto e non altrove. Se avesse necessità di cambiare giorno o orario di servizio dovrà prendere accordi con il responsabile. Se per motivi di salute o per un impegno inderogabile non potesse svolgere il suo turno di servizio dovrà avvisare il responsabile e trovare egli stesso un collega che lo sostituisca. Se dovesse allontanarsi dalla città per periodi più o meno lunghi (impegni di lavoro o vacanze) dovrà avvisare tempestivamente il responsabile.
2) Il volontario presterà servizio con il camice sempre in ordine e con il distintivo. Dovrà attenersi ad alcune semplici, ma importanti norme igieniche: non sedersi o appoggiare effetti personali sui letti, lavarsi accuratamente le mani con acqua e sapone all’inizio e al termine di ogni servizio. La sua presenza dovrà essere costante, non saltuaria.
3) Il volontario sa che non sostituisce il personale ospedaliero: non ne ha la competenza. Egli offrirà volentieri un aiuto quando e dove l’infermiere di turno lo richiedesse, sempre però, sotto la sua responsabilità.
4) La specificità del volontario è la presenza e l’ascolto, ove per presenza si intenda l’esserci con la mente, con il cuore, con il desiderio di partecipare e di condividere la sofferenza e le preoccupazioni dell’ammalato e per ascolto si intenda la capacità di tacere perché parli l’altro, la capacità di sollecitare l’altro a parlare, la pazienza di attendere che l’altro parli consentendogli di esprimersi con le sue parole, con la sua lentezza, senza interrompere, senza spazientirsi e senza sovrapporsi a ciò che dice l’ammalato.
5) ll volontario non conosce, né deve indagare per conoscere la malattia di cui il paziente è affetto.
6) Il volontario deve il massimo rispetto all’ammalato di qualunque età ed estrazione sociale egli sia. Non deve dare del tu. Non deve proporre argomenti religiosi o politici. Non deve in alcun modo imporre la proprie idee.
7) Nessun ammalato deve sentirsi escluso dall’attenzione e dalle cure del volontario. Egli deve passare accanto ad ogni letto, salutare tutti gli ammalati e soffermarsi in particolare presso coloro che sembrano più soli o più bisognosi di aiuto. Determinati servizi richiesti dall’ammalato (deambulare, mettere cuscini, ecc.) devono essere necessariamente autorizzati dal personale responsabile.
8) Il volontario, consapevole che la sua presenza ha lo scopo di rendere più umano l’ambiente ospedaliero, offrirà calma e delicatezza. Infonderà fiducia nell’istituzione. Favorirà e incoraggerà i rapporti tra l’ammalato, i medici e i paramedici, perché possa avere le informazioni che desidera ed esserne tranquillizzato. L’ammalato non deve sentirsi escluso o ignorato dall’équipe medica.
9) Il volontario si farà portatore di serenità e di speranza, incoraggiando l’ammalato a sopportare disagi e sofferenza. Si farà motore esterno dove sentirà stanchezza, depressione o voglia di abbandonare la lotta. Conforterà anche i parenti, infondendo loro coraggio e fiducia.
10) Il volontario deve partecipare alle riunioni di gruppo e alle iniziative di aggiornamento promosse dall’Associazione perché, mettere in comune esperienze, soddisfazioni, difficoltà e proposte è utile all’Associazione e ai volontari.
Ogni volontario deve accogliere con grande amicizia i nuovi volontari perché non si sentano disorientati o spaventati all’inizio del loro servizio.
Inoltre, ogni volontario deve impegnarsi ad alimentare l’amicizia e la cordialità nel gruppo, perché questo calore umano si riversi sull’ammalato e sull’Associazione.”
Ivo Camerini