Al termine di una piovigginosa domenica di primavera dello scorso anno il desocupado cliente di un antiquario che espone il primo sabato e la prima domenica di ogni mese i suoi libri antichi all’addiaccio di via di Seteria ad Arezzo si sente attratto, per una volta, più che da rari incunaboli e da pregiate cinquecentine, dalla collezione completa de “il Campione”, una rivista sportiva degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento.
Il desocupado tocca, solleva le riviste ordinate per anno, osserva le copertine dai colori sbiaditi e dai titoli roboanti e mentre sfoglia a caso avverte dalle pagine salire l’olezzo muffigno della carta mencia. Guarda le date di uscita - la rivista era settimanale -, e subito cerca quella che comprende il giorno della sua nascita, la trova ma la posa presto e continua a frugare, ne apre altre finché la sua attenzione viene attratta da un numero che ha due copertine, quella ufficiale, si presume, discussa e approvata precedentemente in redazione e un’altra sovrapposta e, con tutta evidenza, aggiunta all’ultimo momento, quasi raffazzonata, si sarebbe detto, giusto prima di andare in stampa.
Il desocupado cliente guarda la foto sulla copertina bis, legge il titolo e sbigottisce: Un campione sta per nascere, il suo nome sarà Attilio Sorbi. “Quel viso, quel nome, com’è possibile?” la volta e sul verso vede un articolo dal titolo inequivocabile. “Ma come può essere lui?”, si domanda incredulo: “Un amico, un compaesano, un monsigliolese, previsto prima ancora che nascesse!?”.
Per trovare smentita o conferma al suo infrenabile stupore rigira la copertina e guarda di nuovo la data, scrolla la testa ancor più incredulo, poi affonda gli occhi nella lettura dell’articolo e, a mano a mano che prosegue, capisce che esso è di natura sconvolgente. La pioggia che va aumentando lo costringe a interrompere, chiede il prezzo all’antiquario e paga. Cerca un riparo in Corso Italia e finalmente legge tutto senza distrazioni. Quella rivista era datata 2 febbraio 1959 e conteneva, in quel foglio accluso alla bell’e meglio, e fungente da sovracopertina, una profezia. Sepolto dal tempo, dalla chiusura definitiva della pubblicazione, buttato in dimenticati magazzini di rifiuti o ceduto a peso con altra carta ai rivenditori di cose vecchie, quel numero de “il Campione” era passato per molte mani inconsapevoli fino a giungere al desocupado, non più cliente ormai, ma lector, e da lui alla dirigenza del Circolo R.C.S. di Monsigliolo che, in preda a analogo stupore, ha deciso di riproporre l’articolo memorabile e straniante nel libretto degli sponsor, a uso dei frequentatori del Festival della Gioventù 2024 e in questo sito per i cortonesi e per chiunque cercherà notizie su L’Etruria online. Di contorno, tutto questo, al premio “Persone e Storie di un Paese” che rende merito al più grande - e preannunciato - campione sportivo di Monsigliolo e Cortona e che verrà consegnato personalmente a Attilio, durante una apposita cerimonia, venerdì 5 luglio.
Alvaro Ceccarelli
Ecco l'articolo originale, ritrascritto dalla rivista:
A T T I L I O S O R B I
SEGNI E PROFEZIE LO ANNUNCIANO COME IL CAMPIONE DI CALCIO DEL FUTURO
Dal nostro Corrispondente Crisostomo Parresio Beante
Cortona, 1° febbraio 1959
In un paese di questo Comune che per arrivarci non c’è nemmeno la strada asfaltata, e dal nome strambo di Monsigliolo, alle ore 7 del prossimo sabato 7 febbraio, da Marisa Valdambrini e Diletto Sorbi nascerà un figlio maschio, fratello minore della sorella Primula. Osservando bene una piccola voglia a forma di scarpino chiodato sul piede destro, la levatrice Santina avrà la premonizione che un futuro glorioso di calciatore attende questo cittino, come dicono qua. I genitori lo chiameranno Attilio (ma se la levatrice avesse ragione, e ha ragione, questo ora lo sappiamo con certezza), meglio farebbero a chiamarlo Attila, poiché - secondo un ulteriore vaticinio della stessa levatrice - con i suoi contropiedi a sciabola spazzerà il campo avversario come un flagello. Il nostro settimanale dà notizia di atleti adulti e delle loro gesta, è un caso unico che ci interessiamo di un bambino, per di più ancora non nato, lo facciamo solo perché tutti gli auspici su di lui volgono alla meraviglia. Gli oracoli consorziati della Ombelicale Delfica Pizia e delle sue consorelle, le sibille Persica, Libica, Cimmeria, Eritrea, Samia, Cumana, Ellespontica, Frigia e Tiburtina, l’esplosione improvvisa della sfera di cristallo del mago Gennariello che tiene studio dentro il cratere del Vesuvio, il fegato di Piacenza, molto grasso e con la bilirubina a 131, che l’aruspice neopagano Mario Rossi di Capazzano ha letto e riletto nel suo tinello, comprato alla Casa del Mobile delle Casacce nel 1956, il quaderno a quadretti dei segreti di Pulcinella, il responso delle cipolle di Giovanni Berti a Storo, in Trentino, i sacri libri a partita doppia dello ierofante del Torreone, le parole singultanti pronunciate dal Mago Rol, a Torino, prima di passare attraverso una parete spessa 34 centimetri fatta dei migliori forati della fornace di Castiglion Fiorentino, e, non ultimi, il sestante dello Strolago di Brozzi e le carte della Cuzzina profetizzano un avvenire calcistico luminoso per Attilio Sorbi che fra 6 giorni nascerà.
Da tutti questi interpretatori del futuro abbiamo saputo, più in dettaglio, quanto segue: rifocillato con doppie fette di pane e nutella Attilio avrà carburante e energia per sostenere partite, uno contro quattro e a porta vuota, sul piazzale della scuola elementare di Monsigliolo, più tardi giocherà sul sagrato della chiesa di Santa Maria Nuova a Cortona dove avrà come suo primo allenatore il valoroso don Ottorino Capannini, passerà qualche anno e inizierà la sua carriera agonistica vera e propria nel Cortona-Camucia, verrà poi acquistato dalla squadra del Montevarchi dove sarà consacrato come una promessa mantenuta del calcio. Una stagione alla Ternana lo porterà in serie B e gli farà scoprire l’amaro Viparo, torcibudella assai famoso in Umbria. Nel 1980 Attilio giungerà alla Roma e alla massima divisione ma un grave infortunio gli bloccherà la carriera che altrimenti sarebbe stata favorevolmente guidata dal celebre allenatore Niels Liedholm che, in una intervista, affermerà di aver scorto in Attilio il nuovo Rivera. Nel 1981 dalla Roma passerà al Pisa dove troverà una squadra accogliente e un presidente amico, cose che gli consentiranno di trascinare la squadra dalla serie B alla A. Resterà a Pisa fino al 1984, spostandosi poi a Padova e a Bologna, quindi otterrà la promozione del Venezia dalla C2 alla C1. Militerà ancora nella Cavese, nella Battipagliese. Nel 1994 Attilio porrà fine alla sua carriera agonistica nella Rondinella di Firenze e inizierà quella di allenatore che durerà a lungo e in varie squadre. L’ultimo approdo sarà quello di apprezzato istruttore di allenatori nel centro sportivo di Coverciano, intervallato da due anni di assistenza alla Commissaria Tecnica della Nazionale femminile di calcio Milena Bertolini e da altri due come allenatore dell’Inter femminile. Ciò abbiamo saputo in un rabdomantico incontro col futuro di questo cittino, come insistono a dire quaggiù, che sta per venire al mondo e che al principio, da par suo, urlerà come un ultrà e succhierà latte come un hooligan tracanna la birra.
Ci occupiamo spesso in queste pagine dei campioni passati, è la prima volta invece che penetriamo in avanti nel tempo, non avremmo osato se i segni ricevuti non fossero stati fin troppo eloquenti e questi, che ulteriormente elenchiamo, non sono davvero i più irrilevanti. Il primo: un brillante meteocronosensitivo sostiene che, sabato 24 gennaio scorso, ultima notte di plenilunio del mese di gennaio, settimo giorno prima dell’ultimo dei tre giorni della merla e quattordicesimo prima della nascita di Attilio, alle ore 7 la turgida luna ebbe una improvvisa trasformazione in pallone, una enorme sfera coi pentagoni e gli esagoni tutti cuciti con raggi di sole e l’ago infisso dentro la valvola del polo nord pronta per il gonfiaggio. La metamorfosi è durata pochi minuti, ma - continua il meteocronosensitivo - anche Pelé, in Brasile, dove le 7 italiane corrispondono alle 3, si svegliò di soprassalto, si affacciò alla finestra, alzò gli occhi e vide il meraviglioso evento, allora entrò in trance e disse: “Sento che in Italia, lungo una strada senza asfalto e in un paese dal nome strambo, fra una settimana mi nascerà un fratello di piede”. Quando la luna tornò alla sua solita conformazione Pelé uscì dalla trance e dimenticò tutto. Solo anni dopo, parlando con Paulo Roberto Falcão, compagno di squadra di Attilio alla Roma, O Rei ricordò e comprese - è sempre il sensitivo a parlare - ciò che gli era successo quella notte di luna piena del 1959 e disse: “Ora capisco, ora so che cosa vidi in quel momento misterioso, il dio del calcio con quella metamorfosi celeste volle comunicarmi la nascita di un grande campione”. Il secondo inquietante segno lo abbiamo trovato in casa e lo dobbiamo al nostro fotografo Lucio Luxardo Catturatore che lo ha rivelato in una riunione di redazione. Egli, la sera del 23 gennaio scorso aveva caricato la sua Rollei Biottica con una pellicola Kodachrome 120 a colori che gli sarebbe servita per effettuare un servizio l’indomani, ma, al risveglio, si accorse che il rullino era completamente esposto come se qualcuno, mentre lui dormiva, avesse effettuato i 12 scatti. In preda a meraviglia e gravi dubbi, andò trepidante in camera oscura e immerse la pellicola nel bagno di sviluppo. Quando i fotogrammi furono trasferiti e stampati su carta vide con grande sorpresa le immagini di un giovane calciatore in azione, con varie maglie e in vari campi, che mai lui aveva conosciuto né mai ritratto. Come avevano potuto, il viso, i piedi e le maglie di quel ragazzo, impressionare una pellicola non esposta? Si chiedeva il fotografo. Non lo sapeva e non riusciva a darsi alcuna risposta razionale. Non sapevano, Lucio Luxardo Catturatore e tutti gli altri, che quella era la notte della polimorfa anticipazione: il futuro di un campione veniva svelato in numerosi e incontrollabili modi a più persone, veggenti e inconsapevoli, e nulla poteva arginare questa sovrabbondanza o impedirla. Era Attilio Sorbi che veniva annunciato da queste manifestazioni sorprendenti. Una delle più suggestive foto apparse a Catturatore in cui Attilio, con la maglia della Roma, è in atto di calciare il pallone l’abbiamo scelta come improvvisata sovraccoperta a questo numero della rivista. Non abbiamo deluso Bruno Nicolè, il campione al quale era stata promessa quella ufficiale, abbiamo solo abbinato alla sua quella di Attilio, sul suo verso, poi, abbiamo fatto la cronaca, che state ora leggendo, di questa straordinaria apocalisse calcistica, dove la parola apocalisse va intesa nel suo senso etimologico di rivelazione e meraviglioso disvelamento.
Nota del direttore Felice Borel
Cari lettori de “il Campione”, una rivista entusiasta ma aliena dalla superstizione, ciò che in questo articolo vi abbiamo raccontato può apparirvi incredibile e ingiustificabile, eppure testimoni oculari, quelli già nominati e tanti altri, degni, tutti, della massima fede affermano che dal 24 gennaio al 1° febbraio '59, data di redazione dell’articolo e della mia conseguente nota, una costellazione di segni indicano, solidali, nel sopravveniente implume Attilio un grande calciatore dei futuri anni Settanta e Ottanta. Vi garantiamo che se anche noi, in redazione, non fossimo convinti che stiamo tutti dentro a una verità misteriosamente annunciata non ne avremmo fatto alcuna menzione. Conservate, vi preghiamo, amici venticinque lettori, questo numero della nostra rivista perché un giorno possiate verificare quanto di ciò che abbiamo scritto del cittino, come pare dicano in Valdichiana, Attilio si sarà trasformato in realtà. Con stupore e meraviglia crescenti ci congediamo da questa storia e da coloro che ce l’hanno interpretata e trasmessa. Attilio troverà alla sua nascita questo numero della rivista in edicola, non potrà leggerlo, ma noi siamo ugualmente felici di aver risposto ai segni che ci assediavano da ogni parte e di aver anticipato la sua venuta e il suo destino con una copertina e un articolo che sono riusciti a andare in stampa, con una vera e propria acrobazia tipografica, la sera avanti la distribuzione della rivista. Sono grato a tutta la mia squadra di valorosi collaboratori e, in particolare, al corrispondente Crisostomo Parresio Beante e al fotoreporter Lucio Luxardo Catturatore, degli sforzi compiuti. Al piccolo Attilio auguriamo di confermare la splendida carriera che gli è stata preannunciata e a noi la fortuna di averlo, un giorno, quando sia cresciuto, protagonista di altre copertine, per cui potremo davvero dire: da Campione a “il Campione”.