Pubblichiamo anche oggi molto volentieri le riflessioni del diario di Anna Cherubini. Riflessioni che ci parlano di pause e di corse con il suggerimento importante di smettere di girare a vuoto, vivendo saggiamente il tempo dell’attesa. Grazie Anna! (IC)
Diario delle VECCHIE ATTESE
Lunedì, pasquetta o meno, mi piace pensare all'ora e al giorno in cui le cose ricominciano. Come ogni lunedì.
Che non ci sia la scusa delle vacanze di Pasqua per restare ancora un po' fermi. Che ci siano attese nuove e conquiste nuove.
All'inizio pensavo che, come tutte le cose, anche questa non era accaduta per caso. Dire "non succede per caso" è una cosa che si fa con gli eventi piccoli. Infatti lo avevamo scambiato per un virussino. Chi immaginava che invece era una bomba che avrebbe fermato il mondo.
Io personalmente, ai tempi delle vecchie attese, ai tempi dell'inconsapevolezza di Febbraio, mi sentivo addosso un senso di "tutto troppo". Per quanto mi riguardava le cose erano andate tutte troppo avanti mentre io ero rimasta indietro. Ero sempre, come sono dai tempi del liceo, ferma a una fermata di autobus romano, che nel momento in cui passa io sto distratta. Ai tempi di scuola distratta da un libro o dalle chiacchiere infervorate con un'amica. Negli anni, normalmente da un telefono. Non so quante volte ero lì a scrivere messaggi fiume, poi il 44 strapieno passava e me ne accorgevo così tardi da rincorrerlo come una matta gridandogli "fermati fermati". Per poi salirci col fiatone e scoprire che dietro ne arrivava un altro più vuoto.
Mi ero stufata, intorno a gennaio febbraio, (dopo essermi rotta un piede nel modo più cretino possibile, guarda caso) di correre. Anche solo vedere le mie amiche che correvano sempre, che facevano secondo me troppi viaggi, troppe cene, troppi appuntamenti, troppi incontri con fidanzati sbagliati, mi stressava. Volevo quasi che si dessero una calmata anche loro, come stavo cercando di darmi io: nessun autobus da rincorrere, dopo anni difficili iniziati e finiti, guarda caso, con un trasloco. Dopo un curriculum rinfrescato ultimamente solo da scottanti delusioni di lavoro, un lavoro che a volte si è poi rivelato inutile e mal frequentato, qualche intoppo d'amicizia e, inenarrabili, epiche, delusioni sentimentali. E qui magari prendiamola a ridere. Giusto per fare un paio di esempi: loschi figuri che ricompaiono dal passato, quando erano scomparsi all'improvviso perché, - ah già, non te lo avevano detto - gli era capitato tra capo e collo di sposarsi. Ora però ti amano di nuovo e vogliono chiederti perdono in ginocchio, (così giurava un losco figuro di terra sicula), vogliono ribaltare la loro vita per te e amarti per sempre. Tu stai quasi per credergli e poi però... però viene Natale, e i doveri coniugali, i loro, chiamano. Oppure gente che si spaccia persino per artista intellettuale, che ti vuole ti cerca ti ama, e dopo un po' anche tu fai lo stesso. Poi però un bel giorno, l'intellettuale artista, ti chiede di raccontargli la trama di un certo libro, un libro d'amore che hai appena letto. Stacco... mesi dopo, (il destino qualche rara volta sa essere fantastico con gli stronzi), tu fai amicizia con una donna con cui empatizzi e... guarda caso, la scopri ferita dallo stesso artistoide che il giorno dopo il vostro ultimo incontro ha fatto l'intellettuale con lei, raccontandole la trama di libro che ti aveva chiesto di raccontargli e rivendendosela così, la storia bellissima e romantica di quel libro, insieme alla sua anima andata a male. Ma ne avrei una lista bel lunga di gente. O di gente incontrata dalle mie amiche. Di gente che alla fine, per forza di cose, ti faceva venire voglia di una pausa dal mondo intero, altro che dagli autobus presi in corsa.
Chi l'avrebbe mai voluta però, una pausa di questo tipo.
Chi l'avrebbe mai voluto vedere questo inferno orrendo. Le nostre piccole vite stressate restano piccole di fronte al gigante vendicativo con la corona in testa. Che sparisca, se ne vada per sempre, ci lasci in pace.
Ora penso che abbiamo capito abbastanza. Forse non ancora tutto, ma tanto.
Ora, sempre ora, mi viene voglia di pensare che è lunedì e che da oggi basta davvero con un sacco di cose, soprattutto coi vizi passati e le inerzie riflessive di adesso. Ora basta con tutto.
Magari, per come mi conosco, penso che gli errori che facevo prima, mi aspettano ancora alla fermata di un 44 strapieno appena passato mentre ero distratta a scrivere messaggi. Potrei ancora accorgermene e gridargli "fermati fermati" correndo, e salirci col fiatone per scoprire che dietro ce n'era uno vuoto. Ma la verità, struggente, dolorosa, è che quel 44 strapieno non credo passerà per tanto, tanto tempo.
Perché nessuno salirà in un mezzo pubblico troppo pieno di gente, e nemmeno io. E non starò alla fermata a scrivere messaggi. Tanto meno incontreremo uomini sbagliati, credo. Spulceremo bene le loro condizioni di salute e il loro saper dire la verità. E allora saremo più brave, credo, spero, a sgamare i deficienti. Magari saremo stressate lo stesso, come prima o di più. Ma meno distratte.
Oggi è lunedì e come sempre faccio un proposito, anche perché ieri è stata Pasqua, il passaggio, la rinascita, la nuova vita eccetera. La nuova vita è un concetto martellante. Il proposito però è smettere di girare a vuoto. Che riprenda tutto, che maggio arrivi davvero, e se non è maggio che sia agosto, settembre, che sia tra un anno quando ci sarà il sacrosanto vaccino, ma che riprenda tutto e quel tutto non ci trovi stupide, distratte, bisognose d'amore andato a male come prima. Parlo di noi donne, ora, perché ci tengo. Che le nostre nuove attese siano molto più savie delle precedenti.
In questa foto c'è mia figlia alla fermata del 44, dietro piazza s. Cosimato, a Trastevere. Conoscendola e immaginandomela da grande, la vedo che scrive messaggi ma stando attenta all'autobus quando passa. La vedo, le vedo, le donne future, attente alla loro dignità, a non incontrare i deficienti.
Buon lunedì di pasquetta e di nuovi propositi.
Anna Cherubini