L’Etruria

Redazione

Diario cortonese di questi giorni - 18

Desiderio di trascendenza

Diario cortonese di questi giorni - 18

Pubblichiamo anche oggi molto volentieri le riflessioni del diario di Anna Cherubini. Riflessioni che ci parlano di piccoli e grandi propositi, di fede e di desiderio di trascendenza. Grazie Anna! (IC)

Diario dei PROPOSITI PICCOLI

Di fumare, rispetto all'epoca antica di questa foto, mi sembra di aver smesso, dico mi sembra perché non ancora l'ho giurato a nessuno né lo farò. Era comunque un proposito piccolo perché fumavo poco.
Di stare a dieta oggi lo rifaccio, ma è un proposito piccolo perché, prima di tutto so già so che no lo manterrò, e se dovessi mantenerlo so già che sarà pieno di sgarri. Prima della quarantena c'ero un po' riuscita, per qualche giorno, ma poi tutto è andato in fumo (non di sigarette), perché il cibo, per chi come me lo ama, ha fatto la sua parte di cosa bella, (voglia di cucinare, fame da noia e altro) dentro casa in questi giorni.
Ce ne sono altri di propositi. Li considero piccoli perché non sono in grado di farne di grandi. Non più. Un tempo, ai tempi di questa foto e anche negli anni passati, lo sono stata. Facevo propositi grandi, rivoluzioni di vita, e ci riuscivo persino. Ora no.
Per un periodo ho praticato la fede buddista, che mi attirava proprio per questo. Perché attraverso la pratica di ore e ore mi caricavo di convinzione, e con quella convinzione andavo sparata come un treno a scardinare cose della mia vita che avevo costruito sbagliate, o così mi sembrava. Poi dopo mi è sembrato sbagliato scardinarle e allora mi è sembrata sbagliata anche la fede buddista. Come un tempo, ma per altre ragioni, avevo trovato sbagliata la fede cattolica verso la quale un po' mi costringevano i miei. Con un modo un po' antico, di quelli del tipo: se fai con la tua testa e disobbedisci poi la paghi. Se fai come si deve (e quel "si deve" nel mio caso incontrava un po' di fanatismi e restrizioni che non capivo) allora sarai premiata.
Dopo ho imparato che forse ero io che non avevo capito. Che forse il mistero che sta sopra di noi, per chi ci crede, e io ci credo ancora, per chi lo sente esistere, e io lo sento ancora, è qualcosa che non punisce né regala premi o punteggi, mai. Non è una gara di niente. Non è Vanna Marchi che se le regali dei soldi poi ti fa avverare i desideri. Non è un allenamento sportivo che più ore di pratica fai più diventi forte e capace di vincere. Non è nemmeno un luogo dove se non vai a quell'ora e quel giorno, sei una persona meno brava e meno meritevole di chi invece c'è andato. Il fanatismo stona sempre, perché lì sotto non senti la vera bellezza di chi crede davvero. Quella specie di gara costante tra l'essere più illuminati e l'esserlo di meno, io l'ho vista tante volte. Ma poi mi sono resa conto che quell'illuminazione, o quel momento d'oro che a volte ci arriva, è una cosa nostra che arriva quando abbiamo fatto delle scelte, magari senza saperlo. A me quel momento d'oro, quello in cui non ti senti sola, è sempre arrivato quando poi di fatto ero rimasta sola, spesso dopo eventi importanti di dolore o di cambiamento. Ma anche in momenti più piccoli, di propositi più piccoli. Tipo una volta, forse all'epoca di questa foto, feci una scarpinata in un luogo molto bello e sconosciuto (in cui non si sa perché ero finita), e arrivai a una piccola chiesa. Era un periodo in cui so che facevo cosacce brutte (si fa per dire, erano cose di vita sentimentale un po' audaci), e da una parte mi sentivo in colpa ma dall'altra mi divertivo tanto. E mi ricordo di questa chiesa alla fine della salita dove entrai e nel silenzio totale c'era soltanto una vespa che ronzava fortissimo tra le pareti. E quella vespa mi sembrò qualcosa che non era una vespa. Avvertii una specie di complicità totale con tutto, con tutte le eventuali presenze lì dentro. Mi sentii così bene accolta e così in sintonia nonostante le cosacce che facevo in quel periodo. Quella sensazione spicciola di quando stai molto simpatica a qualcuno.
Ma tornando ai propositi. Smettere di fumare o di mangiare troppa focaccia, diventare migliori nel lavoro e nella vita, ma da chi deve dipendere se non da noi? Non è che mi metto lì, prego per ore, e poi mi arrabbio perché quella preghiera, nonostante l'abbia fatta per ore, non mi ha fatto smettere di fumare.
Se c'è un'epidemia non è per una punizione divina. Non è perché siamo stati cattivi. Altrimenti morirebbero solo i cattivi. In questi giorni l'ho sentito dire spesso e, un nervoso! E, diciamo nella vita normale, se tutto accadesse per punizione o premiazione divina, le cose bellissime capiterebbero solo a chi è davvero buono, mentre ci sono certi fortunati, ma fortunati tanto, che dire che sono proprio buoni buoni, mah.
Non è che volessi parlare di fede stamani. Veramente non avevo proprio alcuna idea di che cosa parlare. E' il centocinquantesimo giorno di quarantena, (sembra), siamo chiusi in casa dal 5 Marzo (alcuni prima, alcuni dopo), personalmente ho diversi problemi pratici ma anche l'immenso dono della salute rimasta identica a prima, e stamani giuro, non sapevo proprio cosa scrivere, ma non mi sarei mai tirata indietro da questo proposito piccolo, (davvero piccolo) che è quello di scrivere ogni mattina una piccola pagina che parli del mio nulla, o di qualcosa. Chissà come siamo finiti a parlare di fede. Poi dici il mistero.

Anna Cherubini