L’Etruria

Redazione

Diario cortonese di questi giorni - 19

Desiderio di guardare e andare avanti

Diario cortonese di questi giorni - 19

Pubblichiamo anche oggi molto volentieri le riflessioni del diario di Anna Cherubini. Riflessioni che ci parlano di un “ tirémm innànz” patriottico, ma troppo spesso pronunciato freddo e formale, senza il cuore dei grandi valori dell’Antonio Sciesa del 1851. La speranza dell’andare avanti però oggi viene dai due fratelli adolescenti, ripresi di spalle, che guardano avanti e camminano verso il futuro. Grazie Anna! (IC)

Diario dell'ANDARE AVANTI

Andiamo avanti è la frase che sento di più in questo momento quando metto la testa fuori.
Da qualche giorno vedo uno stato di rassegnazione un po' amara in chi la dice, forse me compresa. Perché lo pensano in tanti, e lo penso anche io: staremo così più o meno fino a che non uscirà il vaccino, e il vaccino non uscirà tanto presto. Anche fosse "solo" alla fine dell'anno, di certo non è presto. Da qui alla fine dell'anno, se fosse stato un anno normale, quante ne avremmo fatte. Due persone possono conoscersi, stare insieme e scoprire il sesso del bambino che aspettano, da qui alla fine dell'anno,(conosco chi lo ha fatto in molto meno tempo).
Quest'aria di rassegnazione è palese, non nasconde nemmeno quel sottile sollievo, egoista ma comprensibilissimo, che dice: "intanto noi il virus non l,'abbiamo preso" e questo è già tantissimo. Il seguito dice: "pur di non prenderlo me ne sto buona a casa anche tutta l'estate". E sinceramente mi sembra possibile. L'estate, i container di plexiglas sulle spiagge, ma siamo matti? Casa, finestre, terrazzini, scalino sotto casa, potrebbe essere un'estate di spunti narrativi meravigliosi.
Andiamo avanti. Lo diciamo tutti. Aspettiamo, vediamo, portiamo pazienza.
In poco più di un mese ci siamo capovolti. Eppure non ci siamo mossi da casa. Ci siamo ricordati di tante persone che avevamo messo da parte. Ci siamo messi a fare ginnastica e non l'avevamo mai fatta. Abbiamo cucinato cose che mai avremmo pensato. Passato ore davanti ai tg quando prima invece erano sempre così noiosi nei loro discorsi di politica (almeno per me). Abbiamo provato ad immedesimarci, almeno io, nei dottori. In quel clima di panico e di guerra mondiale, lo so che ad alcuni irrita tanto questa parola guerra in questo contesto, ma secondo me funziona perché è alla stessa altezza della parola "inferno", o "incubo", o "orrore". Abbiamo provato, dicevo, ad immedesimarci coi i suoi protagonisti principali. I dottori, i malati, i parenti dei morti. E non resta che dire "andiamo avanti", come forse dicevano i veri protagonisti delle guerre.
Però poi, ci sono anche cose più piccole da vivere. E meno male che ci sono. E meno male che le cretinate a volte sono il motore dell'andare avanti.
Stamani ho detto andiamo avanti dopo essermi sentita delusa da una persona che mi era piaciuto sentire realmente vicina e che in realtà non lo era. E questa persona avrà detto andiamo avanti anche lei, delusa allo stesso modo ma per il verso contrario, ossia perché le era piaciuto giocare al gioco della vicinanza che però non doveva essere scambiato per reale. Si capisce? Un po' una cosa di donne di questi tempi. Una va avanti e l'altro indietro e viceversa. Chi osa vivere e chi si ritrae, (che è pur sempre un vivere). Il giorno e la notte, il sì e il no, il cercare emozioni e l'evitarle come la peste (brutta parola anche questa, ma calza!). Cose di tutti e di sempre e il mondo è bello perché varia, dicevano i nonni. No, cose di sempre no. In tempi di epidemia le "vicinanze" sono oro e gli allontanamenti, anche da chi in realtà non era vicino per niente, sono "strappi" che si sentono. Ma dico anche che se era difficile capirsi prima, pensa adesso.
Bisognerebbe essere contenti del fatto che le persone vicine sono le persone vicine e basta, quelle che tante volte, o anche poche volte, (perché magari le conosci da poco), hai sentito vicine perché lo erano davvero, perché invece di parlarsi addosso parlavano a te. E ora? Ora, con quelle persone vicine non ci vediamo perché non possiamo, ma prima o poi lo faremo e la distanza non avrà cambiato quel modo di ascoltarsi e anche abbracciarsi. Ecco sì, le persone vicine credo proprio siano quelle che non ti preoccupa sapere lontane fisicamente, anzi, c'è una tranquillità bella in questa lontananza che però riscalda i pensieri quando pensi a loro, perché sai che fanno lo stesso. E' il senso unico, invece, ciò che raggela il cuore.
Poi ci sono le vicinanze proprio fisiche anche tuttora. Che fortuna. Questi due che camminano insieme vicino casa con me che gli scatto una foto da dietro. Quella loro vicinanza da "coppietta", i dintorni, le nostre parole scambiate. Anche se mia figlia sta con le cuffie e canta canzoni terribili di cantantini giovani che conosce solo lei. Ogni tanto, quando vede le mie labiali si sposta una cuffia e dice: "eh?". Mentre lui tira calci a un pallone per scandire il nostro andare avanti che poi torna subito indietro perché le restrizioni, aiuto. Spesso si inceppa perché il pallone finisce da qualche parte e vuoi mettere il gusto di un'arrampicata per riprenderlo? Con me che gli dico: "se ti fai male te lo tieni, all'ospedale in questo momento non ci si va!"
Stamattina sono andata a fare la spesa presto, non c'era quasi nessuno, e tanto due o tre "andiamo avanti" li ho sentiti. Poco poco rassegnati, ma forti. Andiamo avanti.

Anna Cherubini