L’Etruria

Redazione

Diario cortonese di questi giorni - 20

Un aprile in  stand-by e senza baci.

Diario cortonese di questi giorni - 20

Pubblichiamo anche oggi molto volentieri le riflessioni del diario di Anna Cherubini. Riflessioni che ci parlano di un aprile in pausa, di voglia di quella vicinanza e di quelle relazioni che le leggi sul  distanziamento sociale hanno proibito. Grazie Anna! (IC)

Diario di APRILE

E anche Aprile sta finendo. Va beh, diciamo che è oltre metà. L'estate la chiami e è già arrivata, si dice vicino Roma. Passerà un attimo e saremo di nuovo fuori casa, forse, ma con le distanze di sicurezza, le mascherine, i passi indietro spontanei se le persone distratte ci vorranno parlare da vicino, il disinfettante alle mani non appena si presenterà l'occasione di porgerne una per dire "piacere" e il nostro nome. Chissà se lo faremo ancora di presentarci dandoci la mano. A Roma addirittura ci baciamo quando qualcuno ci presenta. "Ti presento la mia amica Anna", "Ciao, piacere", e bacio. Questo non succederà fino al vaccino. Dateci il vaccino. Dacci oggi il nostro vaccino quotidiano. Ieri ho espresso il desiderio del vaccino mangiando il primo peperone rosso della stagione cotto proprio sulla piastra con tutta la crostina dorata, l'olio a crudo e i capperi, il tutto adagiato su pane tostato. Esprimo il desiderio che tra poco c'è il vaccino e fine.
Come sarebbe stato bello mangiarsi quel peperone in un 15 aprile qualunque, invece che col silenzio totale attorno e l'ennesimo interrogativo sul perché. "Che c'avranno voluto dì? che c'avevamo ancora da imparà? Chi l'ha detto che dovevamo cambià? Tu sei cambiato? (al mio ex marito) Ma non me pare proprio! Hai smesso de fuma'? bravo. Io invece so' peggio de prima!" voci interiori e voci dette tra noi. Dateci il vaccino e basta, poi chi vuole cambiare cambi!
Io lo so che come lezione di vita, appena il vaccino ci sarà, mi capiterà di essere invitata a una cena dove accanto a me ci saranno seduti diciotto no-vax che faranno tutte le loro dissertazioni, informatissimi come sempre, linguaggio appropriato e "dati alla mano" come dicono sempre loro. E lì la voce interiore che in quel momento però sarà quella di mia madre: "parla per bene anche tu, per favore, come loro, senti come parlano bene? E tu sempre con questo linguaggio da burina!".
Si scherza, adesso che abbiamo capito quanto era bello avere una vita sociale ci vogliamo tutti bene, (voce interiore mia: pare vero!). Magari potersi davvero ritrovare seduti a delle cene, anche fosse una cena di no vax. (Voce interiore: Non t'allarga').
Cattiverie del mattino, dette.
Cose serie: e la pizza al taglio di Roma? Quella del forno di Campo de' Fiori con dentro la quantità di persone di un autobus nell'ora di punta? Quella piccola folla dentro quel forno è sempre allegra, mai incazzata, e sta lì in pace davanti a un signore magro coi capelli grigi che taglia questo miracolo di strisce di pizza rossa appena sfornata e oliata a crudo (anche lei, come i miei peperoni), muovendosi al ritmo di un giocoliere. E uscire da lì con in mano quel cartoccio marrancio da cui esce il calore della pizza appena sfornata, sedersi sulla piazza, sulle fontane o sotto la statua di Giordano Bruno a mangiarsela insieme chiacchierando? Quanti pranzi così, fatti con le amiche care e i tanti baci, coi miei bimbi, qualche volta con mio padre che in certi giorni lavorava lì vicino ed era stato lui a farci conoscere "la pizza più buona di Roma", che a Roma è al taglio.
E il resto? Oggi?
I giorni scorrono velocissimi, anche se sembra sia passato un anno dalla chiusura delle scuole. Tra un po' è maggio e il giorno dopo sarà Giugno. E i momenti che scandiscono il tempo quali sono? La fermata dell'autobus, il caffè, l'incontro, la cena, l'aperitivo, il "passo da te", il "vediamoci" che non sia "videochiamiamoci" (mamma mia che parola orrenda!), il giorno di riposo, il momento di pausa, se adesso non c'è niente da cui dobbiamo prendere una pausa? E' tutta una pausa intera, ma è anche una pausa che io personalmente non so vivere. Non so voi, ma ci sono giorni, di questi giorni tutti uguali, che proprio non ci capisco più niente e non ho ancora imparato la modalità "stare in pausa". La modalità: guarda il fiume che scorre sotto di te e aspetta.
Questa foto risale ai tempi del mio liceo Virgilio a Roma. Sotto di me il Tevere che scorre, e io faccio finta di guardarlo come fossi in attesa del mio futuro, dei messaggi che mi invieranno gli angeli per indicarmi la retta via. In realtà aspetto solo che la mia amica mi scatti la foto con la mia macchina fotografica di allora. La portavo a scuola in quei giorni di aprile o maggio. Ci facevamo le foto ovunque, sotto scuola, sui terrazzi sopra, ai bagni, tra i corridoi lunghissimi con le mattonelle a scacchiera e tra i baci. Quei baci dati a scuola, dal sapore unico (quasi buono come quello della pizza del vicino forno di Campo de' Fiori). Volevamo ci restassero i ricordi di quell'anno. L'anno della maturità. Riconosco che qui in foto era allora dai capelli che mi ero tinta in quel biondo chimico quasi fosforescente fatto in casa.
Ormai sono circa quaranta giorni che per quanto mi riguarda cerco di imparare a guardare il fiume che scorre sotto di me, (anche se ho nessun muretto con nessun fiume) senza chiedermi cosa porterà. Senza ansia. Ma non l'ho ancora imparato.
E comunque, il mio pensiero ora va da un'altra parte. Visto che questa foto mi ricorda quanto fu meraviglioso il mio anno di maturità fatta a scuola, penso a tutti i ragazzi che avrebbero dovuto fare lo stesso quest'anno. Non so che darei perché potessero stare lì a farsi le foto tra i corridoi o i bagni, per ricordare questo anno unico. Che lo sarà. Certo. Però... I baci, dove sono i baci? i baci dati a scuola, dal sapore unico. Che tornino almeno quelli, anche se la scuola sarà finita senza esserci più andati.

Anna Cherubini