L’Etruria

Redazione

Diario cortonese di questi giorni – 39

Due mesi di diario cortonese

Diario cortonese di questi giorni – 39

Pubblichiamo anche oggi molto volentieri le riflessioni del diario di Anna Cherubini. Riflessioni sui suoi due mesi di diario cortonese di questa lunga e interminabile emergenza sanitaria e di lockdown nella  nostra piccola patria. Con una foto a metà, perché " la metà che non si vede è speranza, sogno, attesa". Grazie Anna! (IC)

Diario di 2 MESI DI DIARIO

Oggi sono 2 mesi che mi sono messa a scrivere questa pagina quotidiana. All'inizio scrivevo: decalogo di qualcosa, e cioè delle paure, delle cose da fare, delle attese, delle speranze. Quando una cosa crediamo che durerà poco è facile riassumere in dieci punti i motivi per cui ci spaventa. E poi scrivere in dieci punti le cose che da quello spavento abbiamo imparato.
Forse pensavamo che in dieci punti, o forse in dieci giorni, ce la saremmo cavata.
Poi però il nervosismo cresceva, insieme al numero dei giorni.
Ieri sera Montalbano ha detto: "quando sei nervoso mettiti a ripetere le tabelline e vedi come ti calmi!" Altro che gli esercizi di respirazione di cui vado sempre a caccia sui tutorial. Potevamo anche crederci, all'inizio, che ripetere le tabelline ci avrebbe calmato e una volta calmati il peggio sarebbe passato. O che con una lista di dieci cose a cui pensare al giorno, poi non bisognava andare a scomodare la profezia della pestilenza come terza guerra mondiale! Non scomodiamole neanche adesso le profezie, meno che mai a me viene voglia di dire: abbiamo fatto questo e quest'altro al pianeta e ora becchiamoci la pandemia. Meglio ragionare col presente. Che è pur sempre Storia.
Mentre in quei giorni di inizio Marzo scrivevo la mia piccola lista di dieci cose al giorno a cui pensare, mi sembrava che la tristezza avanzava come il mare in tempesta, e che ognuno a modo proprio si dava da fare per rendersi utile. Io non sapevo fare niente, ma proprio niente. Allora m'è venuto spontaneo dedicare mezz'ora a questo flusso di coscienza quotidiano, quello che veniva veniva, parole messe insieme alle emozioni. Che anche se avessi tenuto compagnia a una sola persona al giorno, sarebbe pur sempre stato qualcosa.
Sono più di 2 mesi che tutto quello che sappiamo è iniziato, e oggi sono 2 mesi esatti che hanno chiuso le scuole in tutto il resto dell'Italia, dopo che certe regioni del Nord le avevano già chiuse.
Sono 2 mesi che ci siamo fermati, anche se ieri abbiamo ricominciato moderatamente a muoverci.
Ieri è stato un po' come quando ti tolgono il gesso da una gamba rotta, che non è che subito puoi correre, sennò la gamba si rompe di nuovo e anche peggio.
Di pomeriggio ho fatto pochi metri in bicicletta con mio figlio, sotto gli alberi, le ombre, le fronde. Mi sono sembrati come il primo bagno in mare a inizio estate, quando però esci presto perché l'acqua è ancora fredda, o non sei più abituato. Più che altro, la nostra sensazione è stata: non godiamocela subito tutta, altrimenti ci perdiamo il gusto della prima volta. E siamo tornati a casa presto. E pare che poco dopo in giro ci fosse il pienone. Dobbiamo dividerci la fetta di libertà che ci è stata di nuovo concessa, mangiandocela a orari "contingentati", anche quella. Dobbiamo metterci un po' in fila come fuori dagli alimentari anche per ricominciare a divertirci. Ma chi ha voglia di divertirsi? Il divertimento più bello a me sembra quello che forse abbiamo imparato con le poche cose di questi giorni. E' quando in videochat con le mie amiche la sera torniamo a ridere, perché ne siamo capaci, perché siamo sincere, perché c'è il bene vero. Non c'è bisogno di andare a cena fuori domani, appena sarà concesso ceneremo insieme su uno dei nostri scalini sui vicoli, magari con cena da asporto. Per ora, ancora vietati i pic nic, le feste e le "riunioni tra le aiuole". La primavera e l'estate quest'anno è sufficiente averle addosso, non festeggiarle per forza a grupponi di gente. Qualcuno ce l'aveva addosso da prima, altri se la devono inventare.
Ieri con mia figlia abbiamo letto per 3 ore la Morante. C'era una pagina che descriveva come si sentiva una donna la prima notte di nozze, quando faceva il suo "dovere" col marito. Sperava non facesse troppo male, ma del resto era l'unica cosa che si poteva fare per avere un bambino. Poi ho imitato a lungo mia nonna Ada quando raccontava che per lei invece non era affatto un sacrificio quella cosa, oh come non lo era, lei e il suo Renzo... "se nn'era la sera era la mattina", insomma "gli piaceva tanto quella cosa." E come la raccontava! M'è venuta talmente bene l'imitazione che forse ero diventata lei, e abbiamo riso tanto. E di sera tardi quella, la mia figliola, dalla camera mi mandava dei whatsapp che alludevano ai racconti "allegri" di mia nonna. E io le scrivevo: dormi che domattina c'hai scuola. Anche se non hanno la vera e propria scuola. Eppure, anche la scuola così come ora ha sostituito l'altra. Le risate piccole, fatte in casa, hanno sostituito quelle grosse, che ci sembravano avessero bisogno di chissà quale ragione.
Non possiamo fare diversamente, e invece di lamentarci potremmo anzi godercela. Oppure lamentiamoci anche, perché fa sempre un po' bene alla salute, e poi però godiamoci lo stesso quel poco.
Saranno pure 2 mesi che ci siamo fermati, ma a volte penso proprio che forse, da fermi, ci siamo mossi di più. Ci stiamo muovendo di più. Spero.
Metto una foto di me a metà. La metà che non si vede è speranza, sogno, attesa.

Anna Cherubini