L’Etruria

Redazione

I protagonisti del Gruppo Storico della Città di Cortona

Intervista ad Andrea Cardinali, ex-sbandieratore ed attuale consigliere del Rione San Marco in Poggio

I protagonisti del Gruppo Storico della Città di Cortona

Per la serie delle interviste ai protagonisti del Gruppo Storico, per il Trentennale del GS del 2024, abbiamo incontrato Andrea Cardinali, ex-sbandieratore ed attuale Consigliere del Rione San Marco in Poggio.

Per quanto tempo hai fatto parte del Gruppo Storico Città di Cortona?

All’incirca 15 anni. Ho iniziato nel 1995.

Come hai iniziato a sbandierare e cosa ti ha spinto a far parte del Gruppo Storico Città di Cortona?

All’inizio venivano usate solo le bandiere lunghe: quindi il numero di sbandieratori era limitato, così come il numero delle esibizioni. Io avevo 15 anni. Gli altri erano più grandi. Mi venne proposto di entrare: mi piaceva l’ambiente e le prove. Poi sono state introdotte le bandiere corte: da lì c’è stato un ricambio generazionale. Infatti sono entrati molti ragazzi giovani. Grazie ad Omero, ex-sbandieratore di Arezzo, è cambiato l’approccio alla sbandierata del nostro Gruppo.

Quale è stata la tua prima impressione, quando sei entrato a far parte del Gruppo e hai iniziato a praticare questa antica arte?

Molto piacevole. Le prime uscite in Piazza me le ricordo molto bene: adrenalina e paura di sbagliare. La concentrazione era massima. Successivamente quando hai più confidenza con la Piazza puoi pensare più al dettaglio e a migliorare la tecnica.

Cosa serve per diventare un bravo sbandieratore?

Costanza, passione e molto allenamento con i compagni. Piano piano si può fare senza grosse difficoltà.

Puoi condividere un momento particolarmente emozionante o significativo che hai vissuto durante una esibizione?

Ce ne sono tanti di momenti: ci sono state molte estati, in cui ogni fine settimana eravamo in giro per l’Italia e non solo. Mi ricordo le cene conviviali oppure gli scherzi che si facevano durante le uscite di più giorni.

Cosa ti ha insegnato il far parte del Gruppo Storico sulla storia e sulla cultura della tua Città?

Le prime edizioni dell’Archidado erano vissute più intimamente (i cittadini del Comune e i familiari). Con l’avvento del turismo e con il loro stupore nel vedere la nostra storia, mi sono reso conto di quanto sia importante una memoria storica di questo genere per la nostro Città. Far parte del GS per me è motivo di orgoglio: ad esempio aver fatto parte del momento di introduzione delle bandiere corte, che tra l’altro ognuno di noi riportava a casa e aveva il tempo di personalizzare da solo.

Come ti preparavi fisicamente e mentalmente per gli eventi a cui hai partecipato con il GS?                                                                                                                                                 I primi anni mentalmente più impegnativi per la emozione che provavo nella esibizione. Gli ultimi anni ero più rilassato: avevo comunque altre responsabilità, tra cui pensare ai più giovani. Dal punto di vista fisico a ridosso dell’Archidado si facevano le prove ogni sera al fine di perfezionare la tecnica e la coesione.

Quale era il rapporto tra sbandieratori e musici ai tuoi tempi?

C’era ovviamente una stima reciproca tra sbandieratori, tamburini e chiarine, ma rispetto a quello che vedo ora al tempo c’erano più competizione e più sfide interne. Ora  i ragazzi mi appaiono molto più uniti.

Cosa ti motivava di più nel continuare a praticare e a migliorare come sbandieratore?

Insegnare ai ragazzi nuovi come entrare in Piazza e come esibirsi al fine di garantire un buono spettacolo per il pubblico.

Che cambiamento hai notato all’interno del GS negli ultimi anni?

Ho notato la costanza nella crescita che ha portato ora i ragazzi a raggiungere risultati eccellenti. Prima pochissimi riuscivano a sbandierare con due bandiere. Ora tutti, anche i giovanissimi e anche le ragazze, hanno la possibilità di farlo fin da subito e riescono a portare in Piazza degli spettacoli di livello davvero molto elevato.

I ricordi di Andrea sono ancora vivi e generano in chi li ascolta emozioni della esperienza vissuta nel GS.

Le foto utilizzate in questo articolo fanno parte dell’archivio del GS.

Chiara Camerini