Una facebookiana cortonese ieri ha pubblicato sulla sua pagina una bella immagine di primavera degli anni passati , commentando che quest’anno invece la stagione più bella dell’anno appare “diversa e quasi avvizzita come le mammelle di una mamma denutrita che non ha più latte per il proprio figlio”.
L’immagine forte e tagliente mi ha fatto riflettere molto e , dando un’occhiata ai greppi e ai campi della costa cortonese , ho condiviso la sua impressione. Effettivamente i fiori ci sono ma non sono splendidi e rigogliosi come gli altri anni. Idem per l’erba dei greppi e dei campi che si è fermata a poco più di dieci cm ed è già in arresto di crescita. Sotto, alle radici, comincia già ad ingiallire o è proprio secca come se una mano invisibile vi avesse passato il disseccante.
Anche gli alberi da frutto,forse a causa delle recenti gelate notturne, appaiono come in uno strano, malarico stand-by di mezza fioritura e non ci si vedono svolazzare le tante api come negli altri anni. Api che , come dicono gli apicultori, ancora in maggioranza non escono come nel passato e sembrano timorose, titubanti nel loro risveglio primaverile. Anche le rondini sono rare e gli uccelli sono meno canterini e frenetici nel preparare i loro nidi per la riproduzione annuale. Manti erbosi e boschi verde-chiaro assenti. Sbiadito nelle nostre colline anche il caratteristico tappezzamento verde-argento degli ulivi, che da secoli sono l'oro vero, anche se spesso trascurato, delle terre cortonesi,
Insomma davvero una primavera diversa e “avvizzita” come segnala il post della sensibile social cortonese.
Da attenti cronisti di strada e , in questo tempo di clausura domestica senza fine, da modesti internauti vagabondi lo segnaliamo ai lettori; soprattutto per darne conto in quello storico diario ultracentenario della nostra piccola patria che è appunto L’Etruria. Nella foto di corredo, la primavera di Botticelli e due immagini di primavera intristite da uccelli neri nel cielo azzurro.
Ivo Camerini