Niente sarà più come prima. E’ il mantra che da un mese risuona in ogni dove, sia in Italia sia nel mondo. Ma questo nuovo mondo che dovrà nascere dal dolore e dal travaglio di questa inaspettata, drammatica pandemia, come sarà?
Avremo un mondo davvero migliore o, come alcuni atti di questi giorni lasciano intravvedere, peggiore?
Molti propendono per la seconda ipotesi, anche perché nonostante il dolore e il dramma del coronavirus , la politica non ne vuol sapere di affermare il bene generale e l’unità di Patria per far rinascere un paese più solidale, una nazione più comunità , un mondo più vivibile.
Insomma non c’è il coraggio di ritrovare quella buona politica che permise al’Italia, all'Europa e al Mondo di risollevarsi dalla immane tragedia della seconda guerra mondiale del Novecento.
Questa pandemia probabilmente verrà ricordata anche come l’atto finale di una terza guerra mondiale combattuta in maniera sporca e sul piano economico e sociale, più che militare.
La schedatura di massa dei cittadini nelle varie nazioni e il controllo militare del territorio lasceranno il segno per molto tempo nella vita democratica di matrice novecentesca e la rivoluzione tecnologica darà sempre più aiuto e forza alla dittatura del web e dei suoi modelli di vita. Una vita non più a dimensione d’uomo, di relazione sociale tra tutti, ma una vita che potrebbe avvitarsi su schemi di nudità sociale per i meno abbienti, di rottura del patto sociale costruito a metà Novecento e di riapertura di neo-fortezze e di neo-castelli medioevali per i più ricchi.
Ecco che allora il bisogno di ritrovare il coraggio della buona politica che non lascia indietro nessuno, che tutela pari opportunità per tutti i cittadini, diviene impellente, cogente per tutte le persone di buona volontà. Quelle persone di buona volontà che da sempre hanno popolato il mondo ed hanno cercato di portare un contributo per lasciare il mondo meglio di come l’avevano trovato.
Ora invece si profila all’orizzonte una nube nera che minaccia le ultime generazioni per imporre loro di lasciare un mondo peggiore e nuovamente senza società , senza patto sociale, riesumando quell’homo homini lupus ben descritto nel Leviatano di Hobbes e analizzato quasi in contemporanea da Locke.
Il Leviatano è lo stato in cui viveva Hobbes ( un’Inghilterra scossa da una guerra civile nata dal rifiuto dell’assolutismo di cedere il passo ai diritti). Il Leviatano era uno stato-mostro che non aveva un accordo con i cittadini, bensì nasceva dall’accordo tra i ricchi, i potenti che imponevano il loro potere assoluto. Uno stato dove ogni suo giudizio non doveva essere obiettato in alcun modo, ma rimanere solo nel rifiuto intimo delle persone. Obtorto collo le persone con le loro azioni dovevano rispecchiare quelle dello Stato. La voce che si levava dall’intero coro della gente doveva essere la stessa perché il signore, il re, quindi lo stato, era un primo etico.
La nostra società oggi appare radicalmente diversa dagli scenari proposti da Hobbes, eppure la presenza di uomini-lupo, pronti a sopraffare l’altro per ottenere ciò che lui ha, è frequente al punto da essere all’ordine del giorno. Lo sarà ancora di più con l’emergenza sanitaria ed economica imposta dal coronavirus? Speriamo davvero che il Leviatano non ritorni di nessuna nazione e dell’intero mondo e che rimanga confinato ai regimi totalitari.
In attesa che nasca o si faccia avanti un altro filosofo come Hobbes che indichi al mondo i principi su cui fondare un nuovo stato moderno , un nuovo contratto sociale, noi che abbiamo la fortuna di vivere non solo nella grande ‘patria Italia, ma anche in quella piccola di Cortona’, potremmo rifarci ad alcuni grandi nostri concittadini del passato, che operarono per il bene della nostra città, della nostra comunità.
Vale a dire al vescovo Franciolini, allo scrittore Pietro Pancrazi,a tanti altri fino ad un personaggio quasi sconosciuto tra i giovani di oggi, cioè a Sapartaco Lucarini, che tanto fece per la promozione umana, culturale, sociale e culturale cortonese negli anni di metà Novecento. Un grande cortonese, un grande cristiano al quale la nostra città nei prossimi mesi intitolerà le Scale mobili di accesso al centro storico.
Nel bel libro a lui dedicato da Alfredo Zirondoli ( Coraggio. Inchiesta su Spartaco Lucarini) si racconta di come questo santo laico cortonese, che visse sempre dalla parte degli ultimi, dei poveri senza disdegnare di rispettare e dialogare con i primi, con i ricchi, vivesse e facesse politica da consigliere comunale della Dc in quei lontani anni 1960. “ Quando fu eletto consigliere- racconta l’autore- era sempre disponibile , sempre propositivo e per questo, pur appartenendo al gruppo di minoranza, era stimato e rispettato da tutti, anche dagli avversari politici (….)Una sera alla fine di un acceso dibattito in Consiglio comunale, un avversario politico mentre stavano in piazza prima di tornare a casa lo avvicinò e gli disse: ‘ professore, lei ha ragione, ma noi dobbiamo tenere fede alla nostra linea di partito’ . E lui , prendendolo sottobraccio come ‘ amico avversario’ , gli disse: ‘ mi hanno detto che a casa sua c’è del prosciutto molto buono. Mi ospita a cena?’ .
E cosi ristabiliva il rapporto dopo una brusca seduta del Consiglio comunale (…) Spartaco era un uomo onesto, come ce ne sono pochi ,che più volte non esitò a rimetterci soldi e salute per portare avanti il suo impegno politico e che più volte fu solito raccomandare un uso giusto e parsimonioso del danaro pubblico (‘Anche di un palino di breccino –diceva – bisogna render conto’) …. Mai metteva in rilievo, scrivendo o parlando , i difetti , gli aspetti negativi di un avversario, dovuti a ignoranza o mancanza di cultura, anche quando altri lo avrebbero fatto di fronte a discussioni in cui un avversario pontificava con discorsi altisonanti, tirando fuori perle come: ‘ non si può andare alle candele greche, oppure, bisogna essere circoncisi nel parlare’ .... mai si è lamentato o vantato per quello che faceva per la sua città , per la sua comunità , tanto erano grandi la sua fede e il suo amore per Cortona”.
Ecco, ritrovare l’amore vero per Cortona , per la piccola patria significa anche cominciare a vivere la politica locale con rispetto , moderazione, comprensione reciproca, pur nelle legittime visioni differenti. Significa fare una buona scelta per un impegno da prendere e vivere fin da questa silenziosa e dolorosa Pasqua 2020.
Una Pasqua che faccia risorgere anche il coraggio della buona politica , della politica che concorre, da parte di maggioranza ed opposizione, al bene comune, al rispetto reciproco, alla collaborazione istituzionale, bandendo dalla comunicazione e dalla discussione tutte quelle parole da tifo e da suburbio, che ormai hanno stancato la maggioranza silenziosa.
Una maggioranza silenziosa, che, ormai, chiede a gran voce di smetterla di battagliarsi come neo-guelfi e neo-ghibellini, come buoni e cattivi, come tifosi di un partito o di un altro. Ognuno proponga le proprie visioni e le proprie idee, ma accettando le scelte fatte dagli elettori e aborrendo i giudizi personali e arroganti davanti alle scelte operate dai governi in carica o davanti alle proposte dei governi ombra dell’opposizione. Anche perché , come saggiamente diecvano i contadini di una volta: guai a sputare per aria che ti ricade in faccia!
Ivo Camerini