Lo sciopero generale è come la bomba atomica, l’arma finale. Un’arma che prima di essere usata richiede prudenza perché è necessario calcolare bene l’angolo di impatto. E oggi, in un paese che a fatica sta uscendo da una prova difficilissima, l’angolo è molto stretto e uno sciopero generale rischia di non essere compreso.
Tuttavia le ragioni che stanno alla base della mobilitazione di CGIL e UIL sono così reali che si toccano con mano.
Sarà pur vero che l’economia volge al bello ma è lo stesso per tutti?
È fuor di dubbio che dopo anni di austerità la manovra economica del governo ha un carattere espansivo, ma lo è per tutti?
No, con buona pace di ministri e sottosegretari, le cose sono assai diverse da come una certa stampa e la TV le dipinge. Intanto perché quei soldi che arrivano dall’Europa in buona parte dovremo ripagarli e senza investimenti in grado di generare a loro volta ricchezza tra meno di vent’anni ci troveremo in braghe di tela. Secondo, quella massa di denaro, se ben orientata, potrebbe consentire di aggredire ingiustizie e disuguaglianze, puntando ad una occupazione stabile e a uno sviluppo equilibrato. Lo stiamo facendo? A occhio mi pare di no.
Ma lo sapete che l’Italia è l’unico paese Ocse in cui i salari medi, dal 1990 ad oggi, sono diminuiti?
Lo sapete che nel frattempo sono aumentate le diseguaglianze dei redditi e si è bloccato l’ascensore sociale? La pandemia è stata solo un acceleratore ma la malattia sociale era scoppiata ben prima.
E di fronte a questa situazione che grida vendetta cosa si è tirato fuori?
Ci si è inventati una modifica regressiva delle aliquote fiscali dove il picco del beneficio (oltre 700 euro) è raggiunto con 50 mila euro di reddito mentre una persona che sta sui 21 mila, reddito medio degli italiani, ne riceve 120. Vi pare giusto?
Vi pare giusto che aumentino in maniera paurosa i costi dell’energia, compromettendo i redditi delle famiglie e la capacità di lavoro delle imprese e nessuno si ponga il tema dell’approvvigionamento?
Vi pare giusto che sia stata bocciata la proposta di Mario Draghi (non di Lenin) di un contributo di solidarietà, per un anno, ottenuto congelando il taglio delle tasse sui redditi oltre i 75mila euro, per abbassare le bollette alle famiglie più in difficoltà?
Quanto egoismo, quanta falsità in questa politica che s’annacqua favorendo così la concentrazione in poche mani del controllo sulle decisioni, sulla conoscenza e sulla ricchezza.
Se mi guardo in giro vedo parecchie anime morte, senza coraggio, attente solo a preservare se stesse e gli equilibri che rappresentano. Eppure dal basso arrivano tante idee per promuovere la transizione ecologica, per costruire imprese creative, arrivano voci che parlano di patti educativi, di welfare di comunità, di un modo nuovo di gestire servizi e beni comuni.
Per interpretare il cambiamento servono soggetti politici che siano un luogo di incontro e non regni sempre più piccoli e sempre più infeudati.
Se non si fa un passo avanti rischiamo di farne cento indietro e allora, cari miei, non basterà uno sciopero generale a salvarci l’anima.
Paolo Brandi