Nonostante la serataccia autunnale,ieri sera dopo cena mi son recato al solito bar camuciese e ho ascoltato molti discorsi interessanti che , da modesto giornalista di strada, provo a raccontare ai nostri lettori. Dopo il flop del mancato annuncio di un'intesa per il nuovo governo vi era tutto un "gran circolo" di domande, di interrogativi. Un paio di interrogativi su tutti meritano di essere presi in considerazione per ragionarci sopra: potrebbero sorgere rischi per la democrazia repubblicana? I due giovanotti Di Maio e Salvini stanno approfittando troppo della pazienza degli italiani? A quanto narrato dai giornali, ma anche da quanto da loro detto in diretta TV , ieri avrebbero dovuto dare il via all'iter istituzionale del Governo indicato dagli elettori il quattro marzo scorso, cioè dare al Presidente della Repubblica un nome di politico o personalità terza per darle l' incaricarico di trovare in Parlamento la fiducia per guidare il Paese verso una nuova stagione.
Invece hanno chiesto al Presidente altro tempo e ci hanno pure detto che devono consultare i loro iscritti. No , questo tira e molla ricorda troppo le contrattazioni al mercato della maialina dei giovedì contadini della Camucia di una volta, quando si facevano mille girate a vuoto per un contratto di vendita che non doveva realizzarsi. Oppure ricorda quegli studenti bricconcelli e un po' nullafacenti che terminate le ore per consegnare il compito in classe mi dicevano : " ancora un minutino, professore....ho quasi finito...ancora un minutino". Di solito io non mi lasciavo commuovere oltre i canonici cinque minuti. Se me lo ripetevano una seconda volta , ritiravo con autorità il compito e mettevo un bel quattro in quanto " prova non conclusa nei tempi stabiliti" .
Di Maio e Salvini dovrebbero stare attenti a non abusare della pazienza istituzionale del Presidente della Repubblica e soprattutto di quella popolare. La politica non è un gioco infantile di rito assembleare sessantottino o di agorà roussoniano. La politica vuole decisioni sagge in tempi decentemente ristretti. Altrimenti quelle decisioni le prendono altri e la storia la fanno gli altri. Soprattutto quando i tempi del cambiamento sono duri e forti come nelle tempeste in mare o nelle bufere invernali. Se i due giovinotti non si sbrigano a mettere al riparo il risultato elettorale del quattro marzo è molto probabile che l 'ancien regime (visto il drammatico scontro interno messo in atto da coloro che hanno causato la sconfitta elettorale dei moderati e vorrebbero ancora imporre i loro desiderata ) si riorganizzi e porti a ribaltamenti che nella storia sono una costante. Se non vince il nuovo, vince il vecchio. Se non vince la rivoluzione democratica, vince la rivoluzione violenta o la reazione violenta. Il rischio dello stallo istituzionale in una democrazia ancora giovane sta tutto qui: salti nel buio, vuoti di potere politico che gente poco raccomandabile potrebbe essere tentata di coprire per attentare alla nostra ancora giovane Costituzione repubblicana. Anche perché i sindacati confederali, una volta baluardo storico dei lavoratori italiani, non sono più soggetto politico e non hanno intenzione di mobilitare le masse come ancora fecero più volte nel secondo Novecento per tutelare il sistema democratico italiano da attacchi oscuri e palesi alla Repubblica.
Se Di Maio e Salvini non danno entro poche ore un governo alla nostra Repubblica devono sapere che non avranno più una seconda occasione. Infatti una nuova tornata elettorale combattuta tutta tra responsabili e irresponsabili li metterebbe nel campo degli irresponsabili per l 'ovvio motivo di non essere stati capaci di fare quel governo che la risicata maggioranza dei voti parlamentari consente loro di fare per aprire l'autostrada del "cambiamento nazionale italiano ed europeo".
Il postino non suona mai due volte. Ma soprattutto devono sbrigarsi a dare agli italiani la famosa risposta allo storica domanda: per "chi suona la campana"? Per la democrazia ? Se non la danno loro la risposta dovrebbero sapere che altri la daranno in tempi molto veloci.
Natura non fecit saltus, ma anche il popolo italiano non ama che si abusi della sua proverbiale pazienza. Dicono che anche il Presidente Mattarella non abbia la famosa pazienza di Giobbe.
Ivo Camerini