Mons. Luciano Giovannetti è stato un vescovo grande amico di Cortona e voglio condividere pubblicamente il mio ricordo di questa bella e grande figura di personalità ecclesiastica. Una personalità che ha fatto parte della storia della nostra Cortona. Egli fu uomo mite retto corretto e di buon cuore. Questa definizione riassume bene la figura di Mons. Giovannetti, un buon pastore che lascia alla chiesa e alla città di Cortona una forte eredità spirituale e di forte amicizia.
Conoscevo Mons. Luciano praticamente da sempre, in casa mia fin da piccolo ho sempre sentito parare di lui dove sia i miei nonni che i miei genitori decantavano la bella figura di vescovo che era. Appena andato in pensione da vescovo di Fiesole, mi ricordo che ci trovammo alla festa di santa Margherita e con il permesso dell’allora parroco don Giancarlo Rapaccini lo invitai a celebrare alla festa di san Marco il successivo 25 aprile, e da quell’occasione, che lui accolse con molto entusiasmo, abbiamo intensificato il nostro rapporto, quindi fino a 2 anni fa tutti i venerdì santi i 25 aprile e i 26 dicembre era a casa mia, prima celebrando la messa nella chiesa di san Marco e poi cena tutti insieme, la mia famiglia i sacerdoti cortonesi e a volte anche amici da altre diocesi. Mi ricordo che sempre quando veniva per celebrare messa metteva la croce pettorale che gli aveva regalato mons. Giuseppe Franciolini, il quale gli fece promettere che un giorno quando sarebbe tornato alla casa del padre questa croce tornasse alla città di Cortona. Ovviamente spero che presto possiamo avere questa croce, segno della presenza di due grandi vescovi che hanno amato tanto la città di Cortona e il suo territorio. Personalmente mons. Luciano era un amico con il quale potevo parlare liberamente di tutto, della situazione della chiesa, chiarimenti su questioni teologiche, personali, pareri su come poter aiutare anche alcune persone in difficoltà ecc. tutto molto liberamente e mi ricordo che il vescovo ascoltava molto attentamente e alla fine dava il responso, sempre con quel modo pastorale, tutto legato alla figura di dell’insegnamento di Cristo o dei santi e se doveva aggiungere qualcosa di personale lo diceva chiaramente. Oggi purtroppo figure di questa levatura spirituale ed intellettuale se ne trovano sempre meno. Quando andavo a rendergli visita la prima domanda era sempre: “cosa fai di bello? E cosa fate a Cortona?” domande legate, che erano ormai di routine e che sua ecc.za desiderava fare per sentire le novità. Posso dire che uno dei suoi dispiacere era che la diocesi di Cortona fosse stata soppressa e che ormai anche il suo clero di cui era molto fiorente è ormai ridotto ai minimi termini e difatti chiedeva preghiere perché il Signore potesse di nuovo rendere feconda di vocazioni la nostra terra, che fino agli anni 50 Cortona era denominata “il piccolo Vaticano” per la sua profonda presenza di clero e consacrati/e, non mancava mai un rimando alla figura del suo amico mons. Franciolini del quale aveva una profonda venerazione, la cosa sorprendente è che si ricordava nei minimi dettagli tutti i colloqui e gli eventi che aveva avuto con mons. Franciolini e non solo anche con i preti e laici della diocesi, una memoria di ferro come si suol dire. Le cose da raccontare ne avrei molte in quanto in 15 anni di stretta amicizia di eventi ne sono successi molti. In conclusione posso dire di essere stato sempre molto interessato e colpito dalla vicenda della nascita della sua vocazione, il 29 giugno 1944 dove l’allora Luciano di 10 anni servendo la messa della festa di SS apostoli Pietro e Paolo a Civitella in Valdichiana ha rischiato di essere ucciso per mano dei tedeschi, il quale mi diceva che nonostante fossero passati tanti anni da quel tragico evento, ancora di notte si svegliava avendo incubi di quella mattina, ricordo che gli chiesi diverse volte di raccontarmi quella vicenda in quanto anch’io potessi testimoniare nel tempo questi tristi eventi successi nella storia del 900. In quel 29 giugno allo stesso tempo la tragedia e la grazia di Dio scossero mons. Luciano che si sentì chiamato al ministero sacerdotale. Penso che non sia un caso che mons. Luciano sia morto lo stesso giorno in cui ha sentito la chiamata all’altare e credo fermamente che così Dio ci abbia dato un segno tangibile della Sua presenza nel nostro amato pastore che sicuramente dal purgatorio o dal paradiso ci guarda, prega ed intercede per noi. Con tanto affetto e gratitudine a Dio per avercelo donato.
Andrea Rossi