Sono molto colpita dall’articolo apparso su L’Etruria nel numero del 15 novembre: “Tornare a Itaca”, dove è riportato il discorso tenuto da Flavio Barbaro, al congresso dei Giovani Democratici di Cortona, quando lo stesso Barbaro è stato eletto segretario comunale.
“Tornare ad Itaca” significa “cercare di tornare a casa, come Ulisse, scontrandosi con un mondo duro e difficile, insieme ai suoi compagni”. Il poeta neo-greco Kavafis, vissuto tra ‘800 e ‘900, ispirandosi all’Odissea omerica, nella sua “Itaca” chiarisce: “Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di essa mai ti saresti messo in cammino”.
Dunque è la meta che genera il viaggio, che fa nascere il desiderio di tornare a casa, alle origini; è la nostalgia, “il desiderio del ritorno”, che spesso muove l’azione. La nostalgia, però, nel discorso di Barbaro, non appare come un ripiegamento sentimentale fine a sé stesso, ma si prefigura come un ritorno alle origini, agli ideali fondativi della Sinistra, per riprendere lo slancio verso un effettivo cambiamento.
Mi è venuto in mente un altro grande poeta neo - greco, Kazantzakis, anche lui vissuto tra ‘800 e ‘900, che nella sua “Odissea”, prendendo spunto da alcune suggestioni del finale dell’Odissea omerica, dove si accenna ad una nuova partenza dell’eroe per un altro viaggio, senza ritorno, questa volta, riprende da dove il poema omerico si era fermato e fa ripartire Ulisse, spinto da varie motivazioni, non solo dal desiderio di conoscenza, che già Dante aveva rappresentato, ma anche da situazioni contingenti di pericolo e di salvaguardia di sé stesso e della sopravvivenza propria e dei compagni. Il secondo viaggio, dopo tante avventure, si conclude in Antartide, dove Ulisse termina la sua vita nella nave, divenuta la sua bara, anche qui con chiaro riferimento a Dante.
Ulisse è l’uomo tanto piccolo, eppure tanto grande, che dedica la vita alla “comprensione”, con la mente e col cuore, del mondo e dell’umanità. Alcuni giorni fa da un potentissimo telescopio è stata fotografata una stella lontanissima al di là della nostra Galassia. Anche questo ci dà la misura di quanto grande possa essere l’uomo e come tutto questo possa riposizionare l’uomo stesso nell’Universo. La Terra è tanto piccola, un puntino nell’Universo; eppure potrebbe essere sufficiente per ognuno di noi. La pace, la libertà, la giustizia sociale, la solidarietà sono oggi parole logorate dall’uso, svuotate del loro significato: se ne sono appropriate, senza vergogna, tanti che vi nascondono interessi personali. Per un cambiamento reale si potrebbe partire da questo e dalla difesa della nostra Costituzione: cioè dalla consapevolezza della grandezza e unicità di ogni uomo; dalla necessità del rispetto che si deve ad ogni essere umano e alla sua dignità, che risiede soprattutto nel diritto al lavoro e nei diritti di cittadinanza; dall’imperativo morale di soccorrere chiunque si trovi in difficoltà.
Ai Giovani Democratici grazie per il sogno riproposto di un mondo più giusto. Grazie per aver reintrodotto parole come “Socialismo” e “Comunismo” e il termine più umano di tutti: “compagno”, colui con cui si divide il pane.
In fondo tutta la Storia è percorsa da idee che volano in alto e da uomini che arrancano dietro di loro per poterle afferrare e quando non vi riescono (e mai ci sono riusciti), si accontentano di realizzare pallide imitazioni. Chi potrebbe chiamare con assoluta convinzione “democrazia” quella che alcuni, troppi, Stati sbandierano come tale?
Stati “democratici” che compiono stermìni di intere popolazioni nell’indifferenza di tanti; Stati che hanno praticato il colonialismo, la tratta delle popolazioni indigene, le discriminazioni razziali e che tuttora, in altre forme, continuano ad esercitarli.
Allo stesso modo chi può chiamare “Stato Socialista” quello che si è imposto nel secolo scorso, negando la libertà di espressione, perseguitando dissidenti e oppositori e attuando la stessa politica capitalista dell’Occidente? Tuttavia non è necessario e neanche utile negare il passato, ma dal passato trarre insegnamenti, perché non si ripetano gli stessi errori. Da qui bisogna ripartire, dall’essenziale: difendere i valori della libertà; costruire la pace contro l’uso della forza e la proliferazione delle armi; definire contro il capitalismo sfrenato cosa produrre e cosa consumare; inventare un nuovo modello di sviluppo contro le diseguaglianze, la povertà e l’ignoranza; salvaguardare il pianeta Terra, “casa nostra” e di tutti gli esseri viventi che la abitano. Un programma da far tremare le vene e i polsi.
Ritornare a Itaca per poi riprendere un nuovo viaggio con maggiore esperienza e consapevolezza. E ripartire da Ulisse, per i Giovani Democratici, significa riprendere del passato i principi fondativi per realizzare il cambiamento. “Nostalgia del futuro”: il convegno sulla figura di Enrico Berlinguer a 40 anni dalla morte recava proprio questo titolo, per riproporre a tutti il sentimento che spinge a fare di più e meglio e arrivare ad un obiettivo che si ritiene indispensabile per sentire di aver vissuto in modo pieno anche l’impegno politico, cui ognuno di noi è chiamato.
Fiorella Casucci