L’Etruria

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Dopo il successo al Poliziano, Bastreghi rivela i segreti dei Promessi Sposi

Una compagnia amatoriale di sessanta persone tenuta insieme dalla passione

Dopo il successo al Poliziano, Bastreghi rivela i segreti dei Promessi Sposi

Una carriera di bancario alle spalle, un’istintiva passione per tutte le forme di espressione artistica e di spettacolo, una singolare capacità di interpretare con ironia e disincanto ogni aspetto della vita. Come tutti i grandi artisti, dopo la grande fatica Mario Bastreghi, finalmente, si rilassa; ma nemmeno dopo il successo della terza rappresentazione dei “suoi” Promessi Sposi riesce a prendersi troppo sul serio.

D’altra parte non basta il coraggio per trasformare il capolavoro di Alessandro Manzoni in una commedia musicale, utilizzando “canzonette” per portare avanti la complessa vicenda, e sapendo di poter fare affidamento su un gruppo di appassionati pronti a tutto ma nessuno dei quali calca il palcoscenico da professionista. No, ci vuole anche un po’ di incoscienza che fa appunto il paio con la leggerezza.

“Siamo tutti molto soddisfatti dell’eccezionale gradimento che ha incontrato la replica al Teatro Poliziano” dice Bastreghi, che dello spettacolo è autore e regista. “Ci siamo sentiti gratificati dall’enorme numero degli spettatori (siamo andati vicini al tutto esaurito) tanto che abbiamo potuto elargire alla Fondazione Niccolò Galli un  contributo molto superiore a quello già devoluto con lo spettacolo del 2015 al Teatro dei Concordi di Acquaviva”.

Come è nata l’idea del musical?

“L’idea di mettere in scena un “musical” è nata da un intreccio di eventi: uno spettacolo musicale  dedicato alle Aie (contrade) del paese al quale parteciparono nel Gennaio 2012 molti giovani e meno giovani compaesani che si cimentarono in una specie di “Corrida canora”, a cui seguì la prima edizione della Via Crucis Vivente per le strade del paese. L’abbinamento dei due eventi fece scattare l’idea di mettere insieme le abilità canore con i bellissimi costumi della Via Crucis: nacque cosi “E poi…il diluvio” ispirato alla Bibbia ed in particolare alla Genesi. Poi questo evento è diventato un appuntamento annuale giunto oggi alla quarta esperienza, dopo Mosè ed Ulisse. Credo che con “I promessi sposi” siamo riusciti a raggiungere una dimensione molto più elevata, merito senza dubbio della crescita canora ed interpretativa di tutti i partecipanti”.

I Promessi Sposi è stata forse la rappresentazione più completa.

“Si, quest’ultima rappresentazione è stata forse la più difficile delle quattro, sia per la complessità dell’opera sia perché, poco tempo prima del debutto,  abbiamo dovuto sostituire ben quattro elementi tra i quali Massimo e Cristiana Tosi, vere colonne degli spettacoli precedenti, impossibilitati a partecipare per motivi di lavoro (ma che comunque ci sono stati vicini durante le prove). Da non sottovalutare poi quanto sia problematico prima assemblare e poi tenere unito e coordinare un numero di partecipanti straordinario, oltre 60 tra cantanti, balletti, personaggi vari e addetti all’organizzazione. Tutti questi motivi hanno fatto slittare la prima dello spettacolo da Dicembre a Gennaio.

Però la soddisfazione per quello che abbiamo realizzato fa dimenticare tutte le difficoltà che abbiamo incontrato,  quei momenti di sconforto che erano arrivati a farci mettere in  discussione  anche l’opportunità di proseguire”.

Come nasce un musical?

“Nei mesi da gennaio a maggio lavoro alla ricerca delle canzoni e successivamente alla rielaborazione dei testi, avendo già in mente anche chi dovrebbe interpretare i vari personaggi. Poi passo alla sceneggiatura, cercando di sintetizzare le varie scene, che poi si completeranno e si personalizzeranno con la capacità interpretativa dei vari personaggi.

Segue poi la parte scenografica, che è di competenza di Gianni e Luca Culicchi, che insieme ad Anna Monciotti, responsabile dei costumi, sono le colonne della organizzazione, che rientra nelle attività dell’associazione Il Fierale. Andrea Bordini si occupa delle video proiezioni e dei filmati che vengono poi proiettati nello schermo, e che ci aiutano nel creare l’ambiente alle varie situazioni sceniche.

E’ una grossa macchina organizzativa, un gruppo che si sta sempre più consolidando, e che mi auguro possa implementarsi continuamente”.

Per il futuro?

“Vediamo ... Comunque ho già in mente un idea. Ora devo verificarne la fattibilità, soprattutto per quel che riguarda i costumi, che sono forse l’aspetto più complicato dell’organizzazione, ma in questo ci vengono sempre in aiuto gli amici della Compagnia del Bruscello di Montepulciano, che non finiremo mai di ringraziare per la loro collaborazione, così come il Comune e la Banca di Credito Cooperativo di Montepulciano che ci garantiscono sempre  patrocinio e contributi”.

Foto di Gianni Gelvi