Si racconta che, quando negli anni Trenta del Millenovecento l’ultimo santo vescovo di quella che allora era la Diocesi di Cortona, Giuseppe Franciolini, fu inviato nelle nostre terre, il Papa l’abbia incoraggiato con queste parole: “ Eccellenza, lei è giovane, ma deve stare sereno, perché le ho assegnato la cura di un gran bel giardino di Dio: Cortona”.
La foto che qui pubblichiamo a richiamo visivo di quell’affermazione è degli anni Cinquanta dello stesso Novecento, ma conferma le parole pronunciate da Papa Pio XI , ormai quasi un secolo fa.
Una cinquantina di preti secolari, un seminario pieno di giovani, cinque o sei ordini religioso-monastici maschili fiorenti, quattro o cinque ordini religioso-monastici femminili altrettanto fiorenti, un Capitolo di Canonici, composto di circa dodici membri ed economicamente con attività di primario spessore, la guida culturale della nostra città attraverso le scuole di Palazzo Vagnotti, delle Contesse e delle Celle: sono i tratti salienti di una fotografia giornalistica essenziale, che qui si richiamano non tanto per un arrogante, saccente amarcord cortonese nei confronti dell’allora altra Diocesi di Arezzo, che versava in condizioni peggiori della nostra, ma soltanto per dare voce e visibilità ad una verità storica, che oggi in molti sussurrano nelle sedi non ufficiali della nostra Chiesa cortonese e che alcuni degli ultimi sacerdoti sopravvissuti all’ultimo trentennio di gloria cristiana cortonese, quello dei decenni 1930-1960, vanno orgogliosamente richiamando in pubblico e spesso anche dagli altari delle loro malmesse chiesette, quasi come voce romantica, clamante nel deserto del neopaganesimo, che ha invaso e conquistato anche le nostre amate, avìte terre cristiane.
Sulla carta oggi tutto dipende da Arezzo o meglio da una sparuta cerchia magica, che sembra non far bene neanche nell’importante tempio di San Donato, come alcuni aretini doc sostengono.
Insomma, oggi crisi cristiana grande non solo a Cortona, ma anche ad Arezzo. Su Cortona poi non solo crisi spirituale, ma anche materiale. Alcuni sacerdoti mi hanno raccontato di una vera e propria alienazione dei patrimoni economici di quella che fu l’antica diocesi di Cortona.
Io non so, e non m’interessa sapere, quanto ci sia di vero in ciò, ma se ci si guarda in giro non c’è da stare allegri. Possedimenti ecclesiastici fatiscenti o venduti per puro uso commerciale sono sotto gli occhi di tutti. Sul piano religioso posso raccontare che, avendo fatto da un anno a questa parte alla domenica un pellegrinaggio nelle chiese delle nostre antiche parrocchie di campagna e montagna, molte sono chiuse o vi si celebra la Santa messa solo una volta al mese. In quelle in cui il sacerdote va tutte le domeniche, a parte la giornata dell’annuale festa patronale, i fedeli si contano in una mano.
Circa una quindicina d’anni fa feci un simile viaggio, illustrando per i lettori de L’Etruria i profili, le biografie degli ultimi sacerdoti cortonesi. Da allora oltre il settanta per cento ci ha lasciato per precederci nella Casa di Dio.
Oggi i pochi anziani rimasti ( ed i giovani venuti dalle antiche terre missionarie) meriterebbero una medaglia al valore per la loro testimonianza pastorale, per gli sforzi profusi nel tener viva nelle loro meravigliose oasi naturali la voce di Dio, la fede dei padri.
Anche in città, nella cerchia delle antiche mura, dove oggi accorrono masse di turisti innamorati della nostra città-museo, le cose sembrano grame dal punto di vista religioso.
Se si escludono infatti le vette di spiritualità e vita cristiana dei pochi,eccezionali cenacoli conventuali, le parrocchie languono e ingrigiscono, quasi annerendosi come i bei palazzi in pietra serena attaccati dallo smog e dalle piogge acide.
Anche un invisibile smog e una devastante pioggia acida sembra aver attaccato in questi ultimi anni, se corrisponde al vero quanto scritto da Piero Borrello su questo giornale appena due mesi orsono, i simboli stessi della presenza sociale dell’antica Chiesa cortonese. Cioè i palazzi della Cortona cristiana: la Curia e il Vescovado che verrebbero dati in affitto per attività di mera impresa economica e materiale.
Davvero un bello schiaffo alla Cortona cristiana e alla sua cultura religiosa ultrasecolare.
Noi dell’Etruria non abbiamo elementi, fatti oggettivi per esprimere alcunché al riguardo.
Ad onor di cronaca però sento il dovere di riportare alla riflessione generale degli ultimi cortonesi quanto mi ha detto fermandomi in Rugapiana, un nostro stimato concittadino, impegnato attivamente nella testimonianza della nostra “civitas cristiana”.
“Sono sconcertato –mi diceva circa un mese fa quel concittadino- dalla notizia circolata sull’affitto del nostro Palazzo vescovile. Devi scriverlo sull’Etruria. Dicendo anche che ormai sono trascorsi molti anni dall’inizio del progetto di un museo di arte sacra nel nostro episcopio di Cortona, progetto avviato dall’allora vescovo Mons. Gualtiero Bassetti, ora Cardinale a Perugia. Con le vendite dei poderi da parte del capitolo della cattedrale, una parte dei soldi ricavati è servita per restaurare il bellissimo vescovado in modo da poter essere adibito a museo. Il tutto è stato completato ed è venuto fuori un restauro degno di nota con molti affreschi del XVI sec. riportati alla luce. Se non si può più utilizzare per la guida pastorale di Cortona e delle sue terre, almeno che diventi un museo cristiano di memoria attiva, cioè un nuovo luogo di spiritualità cristiana che onori le nostre tradizioni , la nostra cultura, la nostra fede. Questo ipotetico museo, oltre ad ospitare numerose opere d’arte di cui si gloria la città di Cortona, sicuramente potrebbe dare lavoro a molti giovani e fare da richiamo ai numerosi turisti che in tutto il corso dell’anno affollano Cortona. Negli ultimi tempi purtroppo sono state messe in giro molte voci di un ipotetico affitto dell’episcopio ad un’importante società d’affari e tutto questo in modo da poter far entrare più soldi nelle casse della diocesi aretina o, come sostiene qualcuno, in tasche personali. Sentendo il parere dei cittadini cortonesi –concludeva quel concittadino- , il loro desiderio sarebbe quello di poter riammirare l’episcopio così com’è oggi, magari ornato di qualche bella opera in più al suo interno. Ascoltando sempre pareri di cittadini cortonesi, tutti sostengono che se ci fosse stato più amore per Cortona, di sicuro un antico palazzo vescovile dovrebbe essere valorizzato solo a livello artistico, culturale, facendolo divenire, in attesa di tempi nuovi, un archivio, uno scrigno prezioso dei tesori cristiani della nostra fede. Comunque, io spero che chi deve prendere l’ultima decisione ci rifletta sopra e decida con saggezza storica, civile e cristiana.”
Caro amico cortonese, come promesso io ne ho scritto sul nostro giornale, riportando, da modesto cronista, tra virgolette quanto mi hai detto. Se fosse vero quanto mi hai detto, non rimane altro che rimetterci nelle mani di nostro Signore Gesù e della sua mamma, la Madonnina degli Angioli, il cui santuario sta per essere chiuso per tetto rotto, nonostante gli affanni e la dedizione dell’ultimo prete di campagna, il giovanotto novantaduenne Don Ferruccio Lucarini.
Ivo Camerini